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Sandro Viola, commentando il libro di Allam "Viva Israele", sembra confendere in senso calcistico-nazionalistico la parola "viva", como se volesse dire "su tutti", in senso fazioso-sportivo appunto.
Viola dice di preferire "con Israele", ignorando o facendo finta di ignorare l'ovvietà che per essere "con" qualcuno, persona o paese, e indispensabile che costui "viva", nel senso più concreto, biologico e drammatico della parola.
Questo secondo me è il vero e semplice significato del titolo scelto da Allam per il suo libro.
Luciano Tanto
Salta (Argentina) L’articolo-recensione di Sandro Viola sul libro di Magdi Allam “Viva Israele” è un esempio dell’atteggiamento di certa stampa di sinistra che ha contribuito, con le sue approssimazioni e pregiudizi, ad esacerbare gli animi nei confronti di Israele e, di riflesso, degli ebrei verso i quali l’antisemitismo di origine religiosa è rimasto latente e, talvolta, mascherato dall’antisionismo, quasi che quest’ultimo fosse legittimo. Il problema è che per chi ha letto, nel corso degli ultimi decenni, solo articoli come quelli di Viola su Israele non può non ritenere Israele come l’unica causa di oppressione ed arretratezza del popolo palestinese costretto a vivere nei campi profughi dall’occupazione israeliana. Il fatto che gli Stati arabi rifiutarono la spartizione in due Stati (israeliano e palestinese) di ciò che restava della Palestina dopo la creazione del Regno di Giordania ad opera della Gran Bretagna, che gli stessi stati abbiano mantenuto i Palestinesi nei campi profughi come strumento di pressione politica più sull’Occidente che su Israele, che il terrorismo palestinese sia rivolto verso i civili israeliani già prima dell’occupazione di Cisgiordania e Gaza nel ’67, che i testi scolastici palestinesi “trasudino” odio verso gli ebrei prima ancora che verso Israele, che i “Protocolli dei Saggi anziani di Sion” abbiano ampia diffusione nel mondo arabo e musulmano in genere (oltre che tra gruppi neonazisti), sono alcuni tra i tanti elementi generalmente ignorati da giornalisti ed esponenti politici di sinistra che professano una “equivicinanza” che ha poco a che fare con l’equidistanza e l’obiettività. Il caso della cosiddetta “strage di Jenin” nel 2002 è esemplare: molti giornali e telegiornali diffusero la notizia (di fonte palestinese) che a Jenin l’esercito israeliano avesse ucciso centinaia di Palestinesi, ma si guardarono bene, alcune settimane dopo, dal dire che l’apposita commissione istituita dall’ONU (che certo non è filo israeliana) per far luce sull’episodio e Human Rights Watch avevano accertato che le vittime effettive erano state quelle dichiarate da Israele (circa 20 soldati israeliani, 30 miliziani palestinesi, 20 civili palestinesi). E cosa dire dei soldati ONU e dei civili usati come scudi umani da Hezbollah in Libano? Sandro Viola, dopo aver letto il libro di Magdi Allam dovrebbe leggere il testo di Gadi Luzzatto Voghera “Antisemitismo a sinistra” ma forse per lui sarebbe veramente troppo leggere tutte queste voci “fuori dal coro”.
Daniele Coppin |
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