Il velo anticristiano l'analisi di Carlo Panella su un proclama di Moqtada Sadr
Testata: Il Foglio Data: 01 giugno 2007 Pagina: 3 Autore: Carlo Panella Titolo: «Temete il velo anticristiano, l’orrido contagio tra Sadr e i salafiti»
Dal FOGLIO del 1 giugno 2007:
Anche le cristiane in Iraq devono portare il velo, in caso contrario, mostrano in pubblico di essere adultere “che sfidano Allah e il suo Profeta e ignorano la vera religione”. Le misure da prendere contro costoro, sono che il padre o il marito “ordinino, loro in modo cortese, di astenersi da ciò che è proibito. Se rifiutano, allora siano guidate ed educate così da esserne convinte. Se non convinte, allora devono essere segregate in casa e non esposte a contatti proibiti con uomini”. Così si legge in una lettera siglata “Esercito del Mahdi”, la milizia di Moqtada al Sadr, resa nota dall’agenzia siriana Aina e pubblicata in Italia dalla Sir, l’agenzia di stampa del Sinodo dei vescovi, che inserisce questo episodio al lungo elenco delle vessazioni subite negli ultimi anni dai cristiani in Iraq. La lettera infatti, termina avvisando minacciosamente che “sono stati creati dei comitati speciali per seguire la vicenda”. E’ interessante notare che questa lettera, che ha ovviamente destato un certo allarme sui media internazionali, è stata duramente sconfessata dallo sheikh Abu Zahra, portavoce dell’Ufficio “del martire al Sadr” che sostiene di non avere mai emanato un’ordinanza del genere. Il “martire al Sadr”, padre di Moqtada al Sadr era un grande ayatollah iracheno ucciso da Saddam Hussein, le cui parole erano state citate espressamente nella lettera della “Milizia del Mahdi” per motivare questa imposizione: “La vergine Maria, era forse senza velo, così che alle donne cristiane sia concessa la stessa cosa?”. Non per la prima volta, dunque, il mondo dell’estremismo sciita che ruota attorno a Moqtada al Sadr mostra di essere clamorosamente diviso al suo interno e fuori controllo, anche dal punto di vista teologico, oltre che politico. La lettera, e ancora più la smentita, sono molto allarmanti – ben al di là della questione del velo – perché indicano che ormai nelle file dell’islamismo fondamentalista si sta verificando un contagio reciproco tra estremismi sciiti e sunniti che si appropriano del peggio delle rispettive pratiche e visioni della società e dell’uomo. Il primo, terribile contagio, si è consolidato nei decenni scorsi, quando la “teologia della morte” formulata e praticata da Khomeini, che mette al centro l’obbligo per ogni fedele di cercare la shahada, il martirio, è stata fatta propria dagli estremisti sunniti di Hamas e di al Qaida. Mai, nell’islam vi era stata questa concezione, mai il “martirio” era stato esaltato come obbligo di fede di ogni singolo musulmano e nell’islam storico il martire era considerato al pari di come viene considerato in tutte le religioni: un eccezione, di grande valore morale, ma solo un’eccezzione. Khomeini, invece, l’ha trasportata nella quotidianità di tutti i musulmani, ne ha fatto l’asse portante della sua iniziativa politica, ha impostato il suo jihad sul martirio e decine di migliaia di “martiri”, bambini e donne incluse sono stati sacrificati in una incredibile leva di massa all’insegna del culto della morte. Il martirio khomeinista si è trasformato da un atto eroico di violenza subita in straordinaria arma di aggressione stragista, innanzitutto contro i civili, i “falsi musulmani” che costituiscono il 90 per cento delle vittime degli “shahid”, spesso massacrati all’interno delle moschee. Oggi verifichiamo che si è consolidato un contagio inverso: nel mondo sciita mai si è considerato obbligatorio, pena sanzioni, il velo per le cristiane o le ebree (come ricorda giustamente lo sheikh Abu Zahra), ovviamente sottratte all’obbligo di rispettare i precetti della sharia. Ma l’estremismo fondamentalista dei wahabiti-salafiti (cui si rifanno i talebani e la galassia di al Qaida) si basa invece su una concezione ferocemente avversa al cristianesimo (per non parlare dell’ebraismo) espressamente elaborata dal teologo di riferimento del fondamentalismo sunnita, Ibn Taymmiyya, tanto che in Arabia Saudita l’obbligo del velo è universale e il culto cristiano è considerato un delitto penale. Ora, la irachena “Milizia del Mahdi”, pur essendo composta da sciiti, fa propria la visione anticristiana degli estremisti sunniti, non si limita all’imposizione del velo – pena la segregazione nelle case e chissà quali violenze in pubblico – ma da anni si esercita nella distruzione delle chiese, nel rapimento dei sacerdoti e ha ottenuto – come denuncia l’agenzia dei vescovi – la fuga dall’Iraq di buona parte degli ottocentomila cristiani che vi vivevano in pace dai tempi di san Paolo.
Per inviare la propria opinione alla redazione del Foglio, cliccare sul link sottostante lettere@ilfoglio.it