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La Stampa Rassegna Stampa
30.05.2007 Uri Bar-Lev, lo "sceriffo" di Sderot
un reportage di Francesca Paci dalla città bersagliata dai kassam

Testata: La Stampa
Data: 30 maggio 2007
Pagina: 17
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Nella cittadina bersagliata è il Rudy Giuliani del Neghev»
Dalla STAMPA del 30 maggio 2007

Sarà perchè l'ha tirata fuori di peso dall'automobile mentre, sotto shock, guardava imbambolata da dietro i finestrini l'arrivo di un razzo Qassam a pochi isolati dalla sua abitazione, ma Mira Kalkov lo vorrebbe sindaco: «Qui, in questi giorni, il comandante Bar-Lev è più di un agente, è lo Stato». A Sderot, la cittadina nel deserto del Negev a pochi chilometri dalle linee nemiche, i razzi lanciati dalla Striscia di Gaza hanno ucciso due persone in dieci giorni. Il comandante Uri Bar-Lev, lo sceriffo, come lo chiamano da queste parti, è un eroe popolare, il Rudolph Giuliani israeliano con la kippà al posto dell'elmetto simbolo del sindaco di New York all'indomani dell'11 settembre. L'uomo che già tutti ricordano d'aver avuto accanto per qualche minuto mentre evacuavano un palazzo, accompagnavano la moglie ferita in ospedale, liberavano il cane dalle macerie d'una abitazione colpita. Sono passate due settimane dall'inizio della nuova crisi di Sderot, ma sotto le bombe il tempo assume le dimensioni dell'epica.
Lui, testa rasata, corporatura minuta, camicia azzurra con le mostrine, un poliziotto più che un militare, finge d'ignorare la gloria, «è il mio dovere». Rudolph Giuliani? «Magari. Un capo deve dare l'esempio». Quarantotto anni, quattro figli di cui due nell'esercito e gli altri a Latrun con la mamma, Uri Bar-Lev è responsabile della sicurezza del sud del Paese, nel 2005 ha coordinato la polizia nel disimpegno da Gaza e pensava che fosse finita lì. La politica non lo interessa, giura, ma poi chissà.
«Per dieci anni mi sono occupato di prevenzione del terrorismo oggi mi occupo di rispondere al terrorismo», osserva seduto nell'ufficio al centro della città dove da due settimane ha trasferito il suo quartier generale fino a quel momento ad Ashodot. Di colpo s'interrompe, la voce è coperta dal sibilio di un razzi, il telefono squilla, ci sono due feriti. Esce.
Ogni giorno ha lo stesso ritmo. I lanci iniziano prima delle sette e vanno avanti fino a mezzanotte, poi ci sono gli allarmi notturni, le sirene, la staffetta nei rifugi antiaerei in cui gli abitanti si sono abituati a dormire.
«Vivendo qui ho capito l'amarezza di questa gente, è comprensibile che a volte abbiano bisogno di scaricare lo stress», continua Bar-Lev. Molti dei 23 mila abitanti hanno lasciato la città e si sono trasferiti nella tendopoli allestita al parco Hayarkon di Tel Aviv dal miliardario di origine russa Gaydemak, lo stesso che ha promesso 30 milioni di dollari per costruire rifugi antimissile in tutti gli edifici di Sderot.
Il comandante Bar-Lev li assiste, chiude un occhio quando protestano davanti al municipio per essere ascoltati dalla Knesset, e loro, gli israeliani che si sentono di serie B, quelli che chiedono invano l'intervento dell'esercito a Gaza come risposta forte ai Qassam, lo rispettano, lo chiamano per nome, l'avvertono quando compare in tv, poche interviste e molte inquadrature sul campo con la kippà e la camicia sudata.
Sderot oggi è la metafora del Paese, disilluso, nervoso, disorientato dal rapporto Winograd sulla gestione dell'ultima guerra del Libano che ha minato la credibilità una classe politica già debole, percepita come assente. La presenza è una virtù. Lo Stato non c'è, lamenta Shalom K., il proprietario del bar dove lo sceriffo consuma il suo milkshake, «i politici giocano la carta diplomatica sulla pelle di Sderot, Uri no». Uri ricambia: «Dovessero cadere mille razzi resterei, Sderot è casa mia».
Non è solo, il morale degli 81 agenti di polizia in servizio è alto: «Si sono mobilitati da tutto il sud del Paese, ho appena ricevuto un gruppo di volontari da Eilat». Il suo piccolo esercito. Ma ora non c'è tempo: la sirena suona ancora a Sderot, ci sono sette secondi per correre ai ripari e il comandante Bar-Levi deve controllare che le strade siano deserte.

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