FAMIGLIA CRISTIANA, domenica 27 maggio 2007, pubblica a pagina 18 nella rubrica “Sette giorni come vanno le cose” un breve articolo di Carlo Remeny intitolato “Gaza in fiamme, tutti contro Hamas”.
A corredo dell’articolo due immagini che non smentiscono la linea antisraeliana del settimanale cattolico: la prima è l’ennesima fotografia di un carro armato israeliano, la seconda riproduce “l’esplosione a Gaza di un edificio di Hamas bombardato”.
Viene da chiedersi se nella redazione di Famiglia Cristiana siano perennemente sprovvisti di fotografie che riprendono, ad esempio, la distruzione delle case o delle scuole di Sderot colpite ininterrottamente dai missili Qassam, oppure la disperazione delle madri che, sapendo i figli per le strade, non sanno se, prima dell’allarme che preannuncia l’arrivo dell’ennesimo missile, i loro ragazzi riusciranno a mettersi in salvo.
L’articolo pur evidenziando la lotta fra le opposte fazioni palestinesi non rinuncia a sottolineare che ulteriori morti sono stati provocati da “bombardamenti israeliani contro presunti obiettivi, sempre di Hamas”.
Ancora. E’vero - come scrive il giornalista - che la pace si può farla unicamente con i nemici, ma per negoziare con qualsivoglia interlocutore esiste una condizione imprescindibile: il riconoscimento dell’esistenza dell’altro.
Difficile per Israele concludere la pace con chi aspira solo a distruggerlo!!
Ecco il testo:
“ Che nella striscia di Gaza si muoia quotidianamente a causa della violenza, non è una novità. Ma quello a cui si assiste negli ultimi giorni è qualcosa di inedito. Iniziato dal solito agguato teso da miliziani di una parte contro rivali di un altro gruppo, la situazione è degenerata in una sorta di offensiva a tutto campo per mettere fuori gioco una delle due grandi fazioni politiche palestinesi, Hamas. Feroci battaglie tra armati di al Fatah fedeli al presidente Abu Mazen da una parte e forze di sicurezza create nell’ambito del ministero degli Interni palestinese indicate come milizia di Hamas dall’altra hanno provocato più di quaranta morti. Bombardamenti israeliani contro presunti obiettivi, sempre di Hamas, ne hanno aggiunti una dozzina. Centinaia di miliziani legati ad Abu Mazen e addestrati in Egitto hanno avuto il nullaosta da Israele di rientrare a Gaza proprio adesso.
I media israeliani non nascondono che si tratta di una battaglia comune contro una corrente della società palestinese che, sebbene abbia stravinto democraticamente le elezioni legislative, non è gradita né a Israele né all’Occidente e nemmeno ad Abu Mazen. Ma la sfida è insidiosa perché, come la storia insegna, la pace si può farla unicamente con i nemici, altrimenti rischia di essere solo una tregua.
Per inviare la propria opinione a Famiglia Cristiana, cliccare sulla e-mail sottostante.