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Il Manifesto Rassegna Stampa
27.05.2007 Una leccata mai vista al regime siriano sul quotidiano comunista
Michele Giorgio supera Vattimo e Minà

Testata: Il Manifesto
Data: 27 maggio 2007
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «La Siria alle urne per riconfermare il giovane Bashar Assad»

Ridicolo e patetico l'articolo di Michele Giorgio sulle "elezioni "n Siria sul MANIFESTO di oggi, 27/05/2007 a pag.8. Compreso il titolo " La Siria alle urne per riconfermare il giovane  Bashar Assad". E' domenica, qualche salutare risata non può fare che bene, in questo il quotidiano comunista non ha rivali. Pubblichiamo anche l'articolo, un pezzo che dovrebbe essere letto e commentato a scuola, per far capire quali tipi di regimi piacciono ai trinariciuti della compagna Rossanda. Dopo aver riso su quel felice paese che riconfermerà l'amato dittatore, due righe di commento al MANIFESTO si possono mandare. Cliccare sulla e-mail sottostante.

La Siria avvolta nei colori nazionali rosso, bianco e nero, rinnoverà oggi, con un referendum, il mandato al presidente Bashar Assad. I ritratti del «rais» siriano dominano lungo le strade della capitale Damasco e gli attivisti del partito al potere, Baath, per giorni hanno girato in lungo e largo il paese per sollecitare gli elettori a votare a favore di un nuovo settennato per il 41enne Assad, che nell'estate del 2000 prese il posto del defunto padre Hafez, il «Leone di Damasco» architetto della politica mediorientale, rimasto al potere per ben 32 anni. Sulla riconferma di Bashar Assad non ci sono dubbi. La percentuale dei «sì» potrebbe addirittura superare il 97,29% di sette anni fa. Maggioranza bulgare e pressioni del regime a parte, è innegabile il sostegno che una buona fetta di siriani danno al presidente, il quale, entrato nelle stanze del potere tra lo scetticismo generale, ha poi messo in mostra doti da leader. Medico oculista di formazione, Bashar Assad era destinato a rimanere fuori dalla politica. La morte in un incidente d'auto del fratello Basel nel 1994, successore «naturale» del padre Hafez, lo costrinse ad accettare una vita che gli interessava poco. Divenne colonnello e gli vennero affidati i dossier libanese e della questione curda, preludio alla sua investitura alla guida dello stato. Morto il padre venne nominato comandante in capo delle forze armate, segretario del partito Baath e infine l'11 luglio 2000 eletto presidente, a soli 34 anni. La sua ascesa al potere suscitò molte speranze tra i riformisti siriani che colsero nelsuo discorso di investitura una volontà di cambiamento. Si parlò di «Primavera di Damasco» in riferimento al fermento generato dalla sua elezione. Ma durò poco. Messo nell'angolo dai vertici del Baath, il giovane presidente fece marcia indietro, conscio che l'insistere sulla strada delle riforme avrebbe messo fine al suo potere.Da allora,allora, sul modello cinese, ha preferito dare priorità alle riforme economiche rispetto a quelle politiche, ottenendo peraltro risultati interessanti, soprattutto dopo nomina a vice-premier e ministro della pianificazione economica del modernizzatore Abdallah Dardari. Tuttavia è in diplomazia che Bashar Assad ha mostrato inaspettate capacità di sopravvivenza nonché di manovratore. Nel 2003, dopo l'invasione angloamericana dell'Iraq, nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulle possibilità del suo regime di cui i neocons Usa volevano l'abbattimento immediato. Non solo, ma il presidente siriano dovuto anche affrontare la durissima crisi libanese, esplosa con l'assassinio dell'ex premier Rafiq Hariri il 14 febbraio 2005 attribuito da molti ai servizi segreti siriani (Damasco nega). Invece il rais vinto tre scommesse: il fallimento della politica americana Iraq; il mantenimento dell'appoggio siriano ad Hezbollah; il sostegno ad Hamas. Gli Usa sono stati costretti a riconoscere che senza la collaborazione di Damasco non si può garantire stabilità all'Iraq. Il recente arrivo a Damasco della speaker della Camera Rappresentanti Usa, la signora Nancy Pelosi, e i successivi colloqui a Sharm el Sheikh tra il Segretario di stato Condoleezza Rice e il ministro degli esteri Walid Moallem, hanno rafforzato il ruolo Assad nella regione con grande disappunto per tutti quei leader arabi che con piacere avrebbero visto la fine del regime baathista. Appoggiando Hezbollah, la Siria può ancora influire sulla scena politica libanese mentre dando sostegno ad Hamas, Assadmesso in chiaro che nessuna soluzione per i territori occupati palestinesi è possibile senza consultare Damasco. Non sono frutto del caso peraltro i contatti che di recente l'Unione europea ha ristabilito con la Siria dove tra qualche giorno arriverà il ministro degli esteri Massimo D'Alema. Due sfide attendono Assad. Il presidentesiriano nel suo secondo mandato chiamato a riaprire la trattativa sul Golan occupato - ferma dal 2000 - nonostante l'ostruzionismo di Tel Aviv e deve procedere con le riforme democratiche, ormai non sono più rinviabili perché in futuro non potrà più, comeaccade ora, spegnere il dissenso con la repressione.


redazione@ilmanifesto.it

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