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Informazione Corretta Rassegna Stampa
26.05.2007 Nel Medio Oriente si rimescolano le carte: l’Europa ne prenderà atto?
L'analisi di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 26 maggio 2007
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Nel Medio Oriente si rimescolano le carte: l’Europa ne prenderà atto?»

 

La situazione politico-militare del Medio Oriente è divenuta ancor più complessa nell’ultimo mese a causa di un intreccio inestricabile di  influenze ed interferenze che a prima vista paiono slegate e talvolta anche contrapposte; forse, però, sullo sfondo si comincia ad intravederne come origine la presa d’atto di alcuni cambiamenti che porteranno l’Europa ad un diverso approccio nei confronti del tentativo di alcune nazioni di dominare quello scacchiere. Tutti sono certi che l’elezione di Sarkozy rimescolerà le carte della politica estera europea in tempi molto rapidi; ma non è da sottovalutare l’effetto di un ripensamento molto sofferto ed altrettanto profondamente convinto di un leader storico della sinistra estrema come Fausto Bertinotti , che coraggiosamente ha già trasmesso ad alcuni protagonisti dell’estremismo arabo un messaggio che contraddice la linea politica tradizionale del suo partito e che non mancherà di aiutare l’Europa a ritrovare sé stessa  per opporsi con decisione al radicalismo anti-israeliano (più ancora che filo-palestinese!) che è divenuto in alcuni stati europei particolarmente virulento.

 

Un tentativo di analizzare alcuni aspetti di quanto avviene potrà aiutarci a capire meglio anche l’insieme di questo magmatico mondo della violenza e della sopraffazione che attanaglia la vita delle decine di milioni di innocenti abitanti della regione. Per motivi legati all’attualità possiamo iniziare dal Libano.

 

La creazione di un commando legato ad Al Qaeda e basato – tanto per cambiare in mezzo ai civili – nel cuore del campo profughi palestinese Nahr al Bared ha una genesi quanto mai illuminante. La Siria , che aveva finanziato la strategia della violenza di alcuni movimenti palestinesi, ha scoperto con disappunto che il comandante che essa stessa aveva nominato, Mussa al Alama, noto anche con il nome di Abu Khaled, aveva tradito ed aveva reclutato circa 300 “miliziani” dei campi profughi di Damasco  per legarsi ad Al Qaeda. Il 21 dicembre dello scorso anno i servizi segreti siriani lo hanno arrestato con l’accusa di aver dirottato per fini personali i finanziamenti siriani destinati alla rivolta palestinese di Gaza e della Cisgiordania; il suo gruppo infatti mandava i “miliziani” addestrati a Damasco in Libano anziché in Palestina, insieme ad altri sauditi, yemeniti e sudanesi che avevano già combattuto in Iraq. Qui essi avevano assunto il nome di Fatah-al-Islam e, munitisi di barbe in stile talebano, avevano proclamato che loro scopo era di sottomettere alla sharia tutta la regione dopo aver ucciso tutti gli ebrei e crociati.

 

Come Abu Khaled anche l’altro capo del gruppo, Shaker al-Abssi, è un personaggio noto per aver servito molti padroni; tra  l’altro questi era un vecchio combattente di Al Qaeda, coinvolto già nel 2002 nell’uccisione del capo dell’USAID ad Amman, incarcerato in Siria dal 2002 al 2005.

 

Il primo ministro libanese, messo sotto scacco contemporaneamente da Hezbollah che lo assedia e minaccia, da alcuni dei principali leaders politici libanesi legati alla Siria, da una Siria che non vuole farsi processare da un tribunale internazionale per l’omicidio del suo predecessore, da un Iran che riarma massicciamente i suoi fedelissimi, abbandonato dall’ONU che si limita ad “osservare”, ha deciso di passare al contrattacco. Lo ha fatto con un esercito che gli è a tutt’oggi fedele, con il sostegno – per ora solo morale, cioè insignificante – dell’occidente e con un sostegno più pragmatico ed efficace degli Stati Uniti che da alcuni giorni gli forniscono armi sofisticate che lo rafforzeranno nei confronti dei suoi nemici. L’ultima notizia in ordine cronologico registra che anche gli Emirati Arabi hanno deciso di rifornire il primo ministro libanese con armi e munizioni: è un ulteriore segnale della sempre più acuta preoccupazione dei governi arabi per il convergere di molti pericoli (Iran, Hezbollah, Hamas, Al Qaeda).

 

In Iraq i fronti della violenza più radicale, sunnita e sciita, sembrano in difficoltà. Il gruppo jihadista sunnita Thawrat al-Ishrin, che non si era unito alla formazione dello Stato Islamico dell’Iraq legata ad Al Qaeda, lo scorso 9 marzo si è spaccato in due fazioni (Faylaq al-Jihad al-Islami e Faylaq al-Fath al-Islami) ; queste due fazioni hanno sottoscritto un complesso accordo che prevede l’attribuzione dei diritti d’uso del motto, della bandiera e del sito web con la relativa password. Inoltre hanno suddiviso le loro competenze territoriali identificando le città irachene nelle quali ognuna delle fazioni avrà campo libero. Nel frattempo il rientro di Moqtada al Sadr dall’Iran pone diversi ed inquietanti interrogativi.

 

Fortunatamente le voci autorevoli che dal mondo arabo si alzano contro il terrorismo sono meno rare. Lo scorso 11 maggio Al-Arabiya ha trasmesso una lunga intervista con il docente di diritto islamico all’Università del Qatar, Abd al-Hamid al-Ansari, nel corso della quale egli ha tra l’altro affermato che “ Ciò che succede in Algeria, in Marocco ed in Iraq non può essere definito jihad. Un giovane nel pieno della vita si mette una cintura esplosiva e si fa saltare in aria in mezzo a gente innocente, e voi chiamate questo jihad e martirio?...Tu vai in una moschea, ascolti il sermone del venerdì e torni a casa che sei un fascio di nervi, ti senti ostile nei confronti della civilizzazione e della società, perché i sermoni mettono a fuoco gli aspetti negativi della società... Chiunque abbia autorizzato operazioni suicide contro civili israeliani...lo ha fatto per ragioni politiche ed ideologiche...tutto ciò non ha nulla a che vedere con la religione...”. E parlando della presenza americana in Iraq ha soggiunto: “Quando puoi chiamare (questa presenza) occupazione? Quando va contro la volontà del popolo. Se 10 milioni di iracheni hanno eletto l’attuale governo questo è un governo legittimo, che tu lo sostenga o no. Questo governo legittimo ha invitato gli americani e rinnova questo invito ogni anno...l’Iraq ha bisogno della presenza americana per la sua stabilità e difesa più di quanto noi paesi del Golfo abbiamo bisogno delle basi americane per proteggere i nostri interessi”.

 

Concludiamo questa panoramica gettando uno sguardo su quello che dell’Autorità Palestinese normalmente non ci viene descritto nei nostri giornali.

 

Lo scorso 13 aprile il presidente del consiglio legislativo palestinese, Sheikh Ahmad Bahr di Hamas, ha affermato in un suo sermone trasmesso dalla televisione sudanese: “ Voi sarete vittoriosi sulla faccia di questo pianeta. Voi siete i padroni del mondo sulla faccia di questo pianeta. Sì, il Corano afferma che voi sarete vittoriosi, ma solamente se sarete credenti. Secondo la volontà di Allah voi sarete vittoriosi, mentre l’America ed Israele saranno annientati, così vuole Allah...Oh Allah, uccidili tutti fino all’ultimo !...La donna palestinese dà l’addio al figlio e gli dice: Figlio, vai e non essere un codardo. Vai e combatti contro gli ebrei. Lui accetta il suo addio a compie un’azione di martirio...”.

 

Lo stesso personaggio, nell’agosto del 2006, aveva proclamato dalla televisione di stato palestinese che “il loro (degli ebrei) falso Talmud, la loro falsa Torah, ed i Protocolli dei Savi Anziani di Sion li incitano ad assassinare bambini, donne e uomini, e loro vogliono realizzare ( quanto chiedono  questi loro libri) nella terra di Palestina e nel Libano”.

 

Un concetto analogo è stato espresso lo scorso 12 aprile da Yussuf al-Sharafi, esponente di rilievo di Hamas: “La fede (degli ebrei) è basata sull’assassinio: io uccido, dunque sono...Israele si basa solo sul sangue e sull’assassinio per poter esistere, e sparirà, secondo la volontà di Allah, per mezzo del sangue e grazie ai martiri...”.

 

Pochi giorni dopo  ha fatto loro eco Kan’an Ubayd sul giornale di Hamas Al-Risalah (23 aprile): “...lo sterminio degli ebrei è un bene per gli abitanti del mondo intero...”.

(Le informazioni sono tratte da Debka, MEMRI e PMW)


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