Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

 
Angelo Pezzana
Israele/Analisi
<< torna all'indice della rubrica
Tenebre e modernità 40 anni dopo 23/05/2007
Nella guerra della scorsa estate con Hezbollah, la Siria è stato uno dei protagonisti, anche se un po’ sotto traccia, come si conviene ad uno Stato che è sì canaglia, ma che è anche consapevole delle proprie capacità di attacco. In modo defilato ha fatto da tramite tra Iran e Hezbollah, armi, consiglieri di Ahmadinejad, istruttori militari per i terroristi di Nasrallah, la via di Damasco era (è) luogo di passaggio per dare man forte contro Israele. Nè va dimenticato che, dalla nascita dello Stato ebraico, la Siria non ha mai fatto mancare la sua presenza tra gli Stati che hanno cercato di distruggere la democrazia israeliana. Nel ’67, dopo la sconfitta nella guerra dei sei giorni, ha perso la sovranità sulle alture del Golan. Poca cosa, se si conosce la zona. Niente profughi, perchè quelle colline, di fatto semi disabitate, servivano soltanto per bombardare i kibbutzim nelle valli sottostanti, per mantenere basi militari che, tra un cannoneggiamento e l’altro, scendevano in Galilea per portare morte e distruzione. Ricordiamo ancora con orrore l’uccisione degli scolari di Maalot. Dicevamo che basta aver visto anche una sola volta quelle colline, per rendersi conto che quei territori non potranno mai più essere restituiti alla sovranità siriana. Damasco non è Berna, purtroppo Israele  ha i vicini che ha ed è con questi che deve fare i conti. E’ quindi inutile che l’argomento ritorni sul tavolo delle trattive nella forma di “ terra in cambio di pace “. Se la Siria non  avesse sempre avuto la pessima abitudine di attaccare Israele, il Golan sarebbe ancora entro i suoi confini. Israele non ha mai, ripetiamo mai, iniziato alcuna guerra di conquista. Ha dovuto invece sempre difendersi con l’obbligo di vincere, pena la scomparsa dalla carta geografica. Certo, visto l’atteggiamento pregiudizialmente ostile delle istituzioni internazionali verso Israele,  Assad padre prima, e Assad figlio dopo,hanno avuto buon gioco nel giocare il ruolo della vittima. Nell’immaginario della pubblica opinione, dopo decenni di immagini di soldati “con la stella di Davide”, super armati davanti ad un vecchio palestinese che si regge a mala pena appoggiato ad un bastone, o la madre palestinese con il bimbo in braccio, sempre ripresa nello stile da madonna addolorata, spacciare lo Stato ebraico per cinico, violento e brutale è stato un gioco da ragazzi. Israele è forte, gli arabi sono deboli, quindi la ragione è di questi ultimi. A nessuno Stato al mondo viene chiesto di comportarsi nel modo in cui lo si fa con Israele. Chiedere la restituzione “ tout court” del Golan, dimenticando l’uso che la Siria faceva di quelle colline, è una condanna a morte per Israele. Eppure è quello che avviene, con qualche variazione, non meno pericolosa. Israele, lo sappiamo e ne andiamo anche fieri, èun paese pieno di persone di buona volontà, che pur di arrivare alla pace, sarebbero disposte a fare qualunque sacrificio. L’ultimo, così come si apprende da colloqui riservati (ma non troppo) multilaterali  usciti sulla stampa israeliana, prevede il ritorno del Golan alla Siria, ma  trasformato in un parco nazionale siriano, accessibile agli israeliani che potrebbero entrarvi senza alcun visto speciale, il tutto sotto l’amministrazione siriana senza però nessuna presenza militare  o di polizia da parte di Damasco. Fra gli estensori del progetto vi sono anche esperti israeliani. Chissà, l’idea potrebbe anche funzionare, una specie di Gardaland, sul territorio di uno Stato la cui specializzazione non è l’accoglienza benevola di turisti israeliani, al contrario, finora li ha espulsi, minacciati, ammazzati in guerra. Da lupo Assad diventa agnello ? Tutto può essere, ma prima lo dimostri. Chiuda i covi dei terroristi di Hamas a Damasco, la smetta di finanziare Hezbollah, rompa l’alleanza il pazzo di Teheran, riconosca l’indipendenza del Libano e la finisca di intromettersi nella sua politica interna eliminando fisicamente quanti la richiedono, insomma, per essere credibile in una seria trattativa di pace, di strada ne ha da fare.

Fino a quel momento Israele eserciti la sua autorità, conquistata con il sangue dei suoi soldati, morti per difendere una terra che il mondo musulmano dovrebbe solo prendere ad esempio per uscire dalle tenebre e raggiungere, non è mai troppo tardi, la modernità.

da Karnenu del maggio 2007


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui