Alla disinformazione non si rinuncia sul sito web del quotidiano
Testata: La Repubblica Data: 22 maggio 2007 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Razzo da Gaza, uccisa israeliana»
Nel dare atto a Repubblica.it di aver dato tempestivamente e con la giusta visibilità la notizia dell’uccisione di una donna israeliana a Sderot, non si può sorvolare sulle immancabili scorrettezze. Nel sottotitolo, infatti, si legge “per la prima volta negli ultimi 6 mesi perde la vita un cittadino israeliano”, quasi a suggerire che, nonostante tutto, i razzi non sono così letali. La notizia, invece, è che centinaia di missili sono caduti, che diversi sono stati i feriti, che ingenti sono i danni materiali e che la vita nella cittadina israeliana è ormai insostenibile. Proseguendo, si arriva a leggere quanto segue: “Un raid dell'esercito di Olmert fa cinque vittime”. Un’espressione inaccettabile e che già a suo tempo Repubblica.it usò con Sharon (“le truppe di Sharon”), consona ai paramilitari di un signore della guerra o un capo terrorista e non all’esercito di uno stato sovrano e democratico. Ennesima dimostrazione che Israele è spesso soggetto a un trattamento, inaccettabile e discriminatorio, riservato a nessun altro paese. Mai Repubblica si sognerebbe di scrivere “esercito di Prodi” o “esercito di Napolitano” per riferirsi ai soldati italiani. Né questo è mai avvenuto con i soldati di altri paesi! Oltre a questo va aggiunto che Repubblica dimentica di dire che “l’esercito di Olmert” ha colpito quelli che per bocca di un esponente della Jihad islamica sono stati definiti uomini di un gruppo per la produzione di razzi Qassam (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3402877,00.html) . E anche nell’articolo si parla “di presunti militanti”! Insomma, a Repubblica la disinformazione proprio non vogliono farsela mancare.
Ancora un attacco rivendicato da Hamas su Sderot: per la prima volta negli ultimi 6 mesi perde la vita un cittadino israeliano. Un raid dell'esercito di Olmert fa cinque vittime. Un'altra giornata di violenze a nord di Beirut rubrica.lettere@repubblica.it