«Ho riflettuto su due modi di essere: sull'essere gay e sull'essere ebrea. Hanno un sacco di cose in comune. Intanto non lo scegli, e questa è la prima cosa. Se lo sei, lo sei e non c’è niente che tu possa fare per cambiarlo». Dalla sottomissione delle donne nella Baghdad ebraica alla Disobbedienza di Naomi Aldermann, nata a Londra nel 1974, cresciuta in una comunità ortodossa. Il suo romanzo, pubblicato da Nottetempo (trad. di Mario Baiocchi, pp. 373, e18), è una storia forte, di identità. Di sentimenti repressi oppure scoperti, ma sempre in modo traumatico. Ronit, la voce narrante dalla vita spregiudicata, torna fra le esitanti braccia della comunità ortodossa in cui è nata e cresciuta, per la morte del padre, il rabbino nonché illustre guida spirituale. E' respinta e turbata da quel mondo ma anche da Esti, la moglie del cugino.