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La Stampa Rassegna Stampa
17.05.2007 Una forza di interposizione a Gaza: la pericolosa idea di Massimo D'Alema
che non vuole capire le vere motivazioni degli scontri tra Fatah e Hamas

Testata: La Stampa
Data: 17 maggio 2007
Pagina: 18
Autore: Emanuele Novazio
Titolo: «D’Alema: “Una forza di pace a Gaza, se l’Anp lo vuole”»
Da La STAMPA del 17 maggio 2007:

In Libano, mentre continua l’assedio degli Hezbollah al governo di Seniora e a Israele, è noto che Nasrallah è già pronto con nuove armi iraniane, passate dal confine siriano, alla prossima guerra. L’Unifil è stata una delusione. E resterà indimenticabile l’immagine di D’Alema il 14 agosto a braccetto con gli Hezbollah in un corteo che ispeziona le rovine della guerra nel quartiere di Beirut che più che Libano è da tempo Nasrallahland.
Per Israele, è stato un continuo rimprovero: ricordiamo solo la condanna per l’uso eccessivo della violenza durante la guerra in Libano in cui gli Hezbollah attaccavano con i missili i civili di Haifa e di Kiriat Shmone e si facevano scudo dei loro civili (mai una parola italiana su questo pur cruciale tema che vanifica la convenzione di Ginevra); e l’affermazione irrazionale per cui la strage di Beit Hanoun (a Gaza, un edifico in cui per errore furono uccisi dei cittadini fra cui otto bambini) è non un caso, ma il «frutto di una politica, di una scelta sbagliata... c’è chi di fronte a questa scelta parla di un errore! Come un errore!», disse D’Alema. Il ministro degli Esteri italiano crede nel suo retaggio ideale: seguita a pensare che gli Usa abbiano posto una sorta di veto sulla politica mediorientale; che sia per l’Irak che per le altre questioni dell’Islam questo vada contrastato; ed ha anche la convinzione, ormai obsoleta, che Israele resti il motore, alimentato dagli Usa dei conflitti del Medio Oriente; e che il terrorismo, come ha detto più volte, non vada visto «in maniera semplificata». Sull’Iran siamo ambigui, su Hamas possibilisti, sull’Afghanistan perplessi e dubitosi, sull’Irak ci piace considerarlo un sintomo delle insufficienze di Bush, non diamo segno di sostenere in maniera consistente i dissidenti che vengono condannati, torturati, uccisi. La nostra lodevole battaglia contro la pena di morte dovrebbe tenerne più conto.
In poche parole, D’Alema non ha un messaggio morale chiaro, non consegna alla gente nessuna arma concettuale perché insegnino ai propri figli a difendere la nostra vita e la nostra cultura,non spinge il mondo islamico a prendere responsabilità, non insegna a lottare contro il terrorismo per amore della libertà.

Ben risponde al nostro ministro degli Esteri Carlo Panella, con questo articolo, eloquentemente intitolato "E' appurato: D'Alema non capisce nulla del Medio Oriente"

Il nostro ministro degli esteri ha oggi fatto una dichiarazione che ha del pazzesco: ''Se l'Autorità nazionale palestinese chiedesse l'invio di una forza di pace internazionale nella Striscia di Gaza, sarebbe una richiesta da prendere in considerazione''. Chi pronuncia queste parole dimostra di non avere la più pallida idea delle ragioni per cui gli uomini di Abu Mazen e quelli di Haniyeh oggi si sparano con tanta ferocia. Dimostra, di conseguenza, di essere pronto a rischiare la vita di soldati italiani e europei per separare due contendenti in un conflitto di cui non ha minimamente compreso le dinamiche. E' infati lampante che D'Alema fa questa dichiarazione demenziale in un momento in cui si trova in affanno di analisi. Non può infatti in nessuna maniera addossare a Israele nessuna reposnsabilità delle stragi reciproche di al Fatah e Hamas, come ha sempre fatto in cuor suo e pubblicamente. Nel giorno stesso in cui palestinesi hanno ripreso ad ammazzare palestinesi, infatti, Euhud Olmert ha ufficialmente iniziato le trattative sul ''piano saudita'' con l'emissario della Lega Araba, re Abdullah II di Giordania, un inizio di portata storica, da quando la Lega Araba mobilitò i suoi eserciti per distruggere Israele nel 1948.
D'Alema, dunque, non capisce perché Hamas spari ad al Fatah, non vuole capirlo, perché se lo facesse, tutta la sua visione del Medio Oriente crollerebbe miseramente e scoprirebbe che non c'entrano nulla le ''colpe di Israele'', che quanto avviene non è una reazione a responsabilità israelo-americane, ma il prodotto di un'ideologia paranazista -quella di Hamas- aggravata da fortissime valenze religiose e apocalittiche. Si inventa allora un'impossibile richiesta dell'Anp (il governo di Hamas e quello di al Fatah dovrebbero ovviamente mettersi d'accordo per avanzarla, tra una strage e l'altra)e un'impossibile ruolo di separazione dei contendenti in una Gaza in cui Hamas continua a tenere sotto sequestro non solo il caporale israeliano Shalit, ma anche uno sfortunato giornalista della Bbc, prigioniero di uno dei principali clan legati ad Hamas della Striscia.
Mandare oggi militari italiani o di altre nazionalità a Gaza servirebbe con tutta evidenza solo a trasformarli in ostaggi e vittime di ritorsioni, non altro.
Hamas spara ad al Fatah, infatti, esattamente per la stessa ragione per cui lancia razzi su Sderot e per cui iniziò gli attentati suicidi nel 1994: sabotare ogni accordo di pace, incluso quello saudita della Lega Araba. Il tutto dentro una logica jihadista e fanatica di cui D'Alema non riesce neanche -con la sua limitata cultura politica- a intuire gli orrori.
Una ennesima figuraccia del governo Prodi davanti al mondo.

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