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La Stampa Rassegna Stampa
17.05.2007 I "palestinesi che non si amano": una titolazione ridicola
per non scrivere che si uccidono tra loro

Testata: La Stampa
Data: 17 maggio 2007
Pagina: 18
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Ancora violenze tra i palestinesi che non si amano»

Dalla STAMPA  del 17 maggio 2007, una corretta cronaca di Francesca Paci.
Alla quale la redazione ha dato un titolo assurdo e ridicolo: gli scontri violenti tra le fazioni palestinesi diventano soltanto una questione di... mancaza d'amore !
"Ancora violenze tra i palestinesi che non si amano" non è un titolo che possa seriamente essere riferito a violenze sanguinose come quelle di Gaza.

Ecco l'articolo:

«Gaza? Se la prenda pure l’Egitto con tutti i suoi abitanti». Visto da un caffè di al-Merkaz al-Tujeri, la via principale di Ramallah, pubblicità del gestore telefonico Umniah e internet cafè, il caos che dilaga a Gaza è qualcosa da cancellare, una foto della paralisi della società palestinese quasi peggiore di quanto appaia in Israele perché indissolubilmente parte dell’album di famiglia. Un altro mondo, un’altra mentalità, un altro popolo che i palestinesi della Cisgiordania, riconoscono o vogliono riconoscere sempre meno. Mustafà, 55 anni, imprenditore, la Mazda amaranto in doppia fila, sorseggia un caffè corretto. La distanza, nota, non è solo religiosa, il partito islamico di Hamas là e qui il quartier generale di Fatah, integralisti contro laici, moschee e madrase invece di botteghe autorizzate a vendere champagne, Campari, Chianti, perfino vino israeliano, a condizione che alla cassa siedano dei cristiani: «Sono gente di mare, abituata a arrangiarsi con il contrabbando, costretta sotto il giogo egiziano per vent’anni. L’80% di loro non ha mai visto altro che Gaza. Noi, con il passaporto giordano, giravamo il mondo».
La faida tra Hamas e Fatah, i mullah palestinesi e gli eredi di Arafat rappresentati dal presidente Abu Mazen, fratelli coltelli membri dello stesso governo d’unità nazionale, non si limita alle strade di Gaza dove, nello scontro degli ultimi 3 giorni tra miliziani rivali, sono morte 37 persone, la maggior parte di Fatah. È un conflitto più sottile, culturale, una partita per la paternità e la natura del futuro Stato palestinese.
Ieri l’aviazione israeliana ha risposto alla pioggia di razzi Qassam sulla città di Sderot bombardando Rafah: 5 vittime e una trentina di feriti. Ma, per quanto tentato dalla linea dura, il governo Olmert preferirebbe restarne fuori. Da un lato l’intervento israeliano monta la rabbia della popolazione di Gaza, piegata dall’embargo e dalla guerriglia, e avvantaggia il premier Haniyeh, di Hamas, a danno di Abu Mazen. Dall’altro, tra i corridoi della Knesset, pochi piangono il nemico, «che si ammazzino tra loro».
Loro certamente, due milioni di palestinesi di Cisgiordania e un milione e mezzo di Gaza, non si amano. Le considerazioni di Mustafà sono le stesse che ascolti tra gli artigiani di Betlemme, che a Pasqua avevano ricominciato a sperare nei turisti, a Hebron, nel bar spettrale dell’hotel Intercontinental di Gerico, aperto da 3 mesi all’esplosione della seconda Intifada e mai decollato, come il vicino casinò. Per dire la distanza che li separa usano lo stesso paragone: «Siamo diversi come il Nord e il Sud Italia un secolo fa».
I politici mediano, la sostanza non cambia. Saeb Erekat, capo dei negoziatori palestinesi, legge nella deriva di Gaza «l’omicidio della causa palestinese». Adbel Hakim Awad, portavoce di Fatah, accusa direttamente Hamas: «Tutti assassini, vogliono fare di Gaza il nuovo Darfur». Il consigliere politico di Haniyeh, Ahmed Yusef, stempera: «Siamo lo stesso popolo, l’occupazione ci inchioda a una guerra tra poveri». Ma se Israele resta il nemico ufficiale per tutti, c’è almeno un altro fronte aperto. Tre giorni fa i miliziani di Hamas hanno sequestrato una partita di armi americane dirette ai rivali di Fatah all’ingresso di Gaza mentre, pare, non sono riusciti a bloccare 450 combattenti fedeli al presidente Abu Mazen infiltrati dal confine egiziano.
Una terra già piccola per due popoli e due Stati divisa per tre? Mustafà scuote la testa, il futuro è nero. Ma se non volete che s’infuri non domandategli come mai anche in Cisgiordania Hamas abbia vinto la sfida più importante, quella elettorale.
E ieri sera tre uomini armati hanno aperto il fuoco a Gaza contro contro l’abitazione di Haniyeh. Le guardie che stavano sorvegliando l’edificio, situato in un campo profughi a Gaza Beach, hanno immediatamente risposto al fuoco. Nessuno è rimasto ferito e gli assalitori, a quanto sembra, si sono dati alla fuga.

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