Da LIBERO di mercoledì 16 maggio 2007:Il film di Mel Gibson "Apocalypto" si chiude con l'immagine di una caravella con la croce rossa sulle vele bianche. Abbiamo assistito per due ore al brutale massacro di una civiltà pre-colombiana. Il protagonista è scampato per miracolo alla morte violenta. Quale significato assegnare alla caravella in lontananza? Ci sono due possibilità. La prima: arrivano uomini espressione di un mondo che distruggerà, violenterà, ruberà riducendo le popolazioni indigene in schiavitù e avviandole all'estinzione. Seconda possibilità: arrivano uomini espressione di una tecnologia e una cultura superiori che attenuano la brutalità di una civiltà primitiva, dedita alla schiavitù, ai sacrifici umani e prigioniera della superstizione. L'arrivo di Cristoforo Colombo nelle Americhe cosa rappresentò? Per lo scrittore latinoamericano Alejo Carpentier, Colombo è un ladro e un assassino; per lo scrittore francese Paul Claudel Colombo è un santo, ispirato nella navigazione dalla voce di Dio. Edward W. Said nel suo ultimo saggio (uscito postumo) prova a rispondere alla domanda, attualizzandola, e facendo ricorso alla letteratura e al ruolo dell'umanesimo nelle università e nella società americana. Contro il canone occidentale
Il libro si intitola "Umanesimo e critica democratica" (il Saggiatore, pag. 175, euro 16) e raccoglie una serie di lezioni, successivamente rielaborate, tenute alla Columbia University, dove lungamente Said ha insegnato, e a Oxford. Senza troppo divagare Said dichiara subito il tema centrale delle sue riflessioni: la preoccupazione per l'umanesimo in America, disintegratosi per colpa della politica neo-conservatrice. L'11 settembre per Said è lo spartiacque che ha determinato in America la vittoria del paradigma dello scontro di civiltà evocato da Samuel Huntington. Said cerca, partendo dalla politica, di smontare tale assunto, spostando il discorso sul piano della letteratura, della teoria della letteratura e della filologia. L'equivalente di Huntington nell'accademia delle lettere Said lo trova in alcuni studiosi quali Allan Bloom , e soprattutto il più celebre Harold Bloom, l'inventore della definizione della «scuola del risentimento». Said è un classico esponente della «scuola del risentimento», venuta alla ribalta, negli ultimi venti anni nelle università americane, grazie al dilagare della moda dei "cultural studies". E difatti Said è molto "risentito" nei confronti di Bloom, definendo la sua teoria del "canone occidentale" un atto di estetismo estremo e snobistico. Harold Bloom rintraccia nella cultura occidentale una linea rossa che l'attraversa, dalle Sacre Scritture sino a Samuel Beckett, passando soprattutto per Dante e Shakespeare, modellatori del "canone". Naturalmente la "cultura del piagnisteo" alla quale appartiene Said vede nella fissazio ne del "canone occidentale" un atto di insopportabile superbia. Una pratica conservatrice e reazionaria tesa a ridurre ed emarginare le marginalità, le differenze, le pratiche sovversive, le culture, le religioni, le sessualità alternative. «Bisognerebbe prendere le distanze - scrive Said - da questo genere di superficialità così come si prendono le distanze dalle tesi di Samuel Huntington sullo scontro di civiltà; entrambe producono lo tesso bellicoso rigetto, en trambe fraintendono radicalmente quello che rende interessanti le culture e le civiltà: non la loro essenza o purezza, ma le loro mescolanze e diversità, quanto in esse va controcorrente e il modo in cui intraprendono un impegnativo dialogo con altre civiltà. Sia Bloom che Huntington perdono completamente di vista quella che è stata una caratteristica di tutte le culture: la presenza al loro interno di un forte filone anti-autoritario. È buffo che simili fautori del dispotismo abbiano dimenticato che molte delle figure che oggi fanno parte del canone, ieri erano dei ribelli». Said si batte decisamente contro l'eurocentrismo, a suo avviso oggi non più accettabile, a vantaggio della multi-culturalità. Ai reazionari "canonisti" della letteratura (insieme ovviamente a quelli della politica) Said preferisce altre impostazione di studi. Ne cita un paio. «Nuovi storici dell'Umanesimo classico del primo Rinascimento (David Wallace per esempio) ci rammenta - hanno per lo meno iniziato ad esaminare le circostanze per cui figure chiave come quelle di Petrarca e di Boccaccio hanno potuto elogiare ciò che è "umano" pur senza mai sentire il bisogno di opporsi alla tratta degli schiavi che aveva luogo nel Mediterraneo. Dopo decenni di celebrazioni dei "padri fondatori" americani e di altre eroiche figure nazionali si comincia a prestare attenzione alla loro equivoca relazione con la schiavitù, con l'eliminazione dei nativi americani e con lo sfruttamento delle donne e delle popolazioni che non possedevano terre». Siamo così tornati da dove eravamo partiti. L'immagine della caravella nel film di Mel Gibson. Non ci sono dubbi che Said avrebbe letto l'immagine come l'arrivo di una civiltà falsamente superiore, e avrebbe ricordato la forzata e cruenta "occidentalizzazione" (o eurocentrizzazione) delle Americhe. In Oriente bocche cucite
Che morale trarre dalla lettura di questo libro? Said è stato sicuramente un bravo insegnante. La sua nascita a Gerusalemme e l'aver vissuto al Cairo non gli hanno impedito di insegnare in una delle più prestigiose università americane, e del mondo. Lì ha parlato, scritto e pubblicato liberamente. Si è servito della filosofia di Vico, senza capirci nulla (meno male che ha avvicinato Gramsci solo un po', altrimenti sarebbero stati dolori). Se tutte le civiltà fossero uguali, si contaminassero, si arricchissero una nell'altra, come ne è convinto Said, avremmo raggiunto il Paradiso Terreste, e finalmente in terra. Se ciò fosse vero, ci dovrebbe essere un Said occidentale, che nelle università islamiche esalta lo spirito delle crociate, interpreta apologeticamente il Vangelo di Giovanni, sottolinea il pensiero naturalmente cattolico di Dante e di Vico. E liberamente parla, insegna, scrive, pubblica e muore con serenità, come è successo a Said nel 2003. Magari fa anche della filologia, come raccomanda Said nelle sue lezioni, su il dialogo di Manuele Paleologo. Ma non c'è nessun Said. Said può vivere solo in Occidente, crocevia di culture, discipline, dottrine e ideologie anche molto differenti. Il mondo è complesso. Purtroppo molto più complesso di quello che pensano e dicono i tanti Said dall'alto del pulpito delle loro cattedre, o scrivono nelle belle edizioni rilegate dei loro libri.
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