Il piano per lo sterminio degli ebrei era pronto fin dal 1941 contro il negazionismo le prove della pianificazione nazista della "soluzione finale"
Testata: Avvenire Data: 16 maggio 2007 Pagina: 27 Autore: Marco Roncalli Titolo: «Soluzione finale: ecco le prove»
Da AVVENIRE del 16 maggio 2007:
Il 20 gennaio 1942 in una palazzina alla periferia di Berlino, organizzato da Reinhard Heydrich - capo della polizia del Reich e del servizio informativo delle SS - si svolgeva un incontro riservato ad una quindicina di gerarchi nazisti. Scopo del raduno era quello di coinvolgere i pochi funzionari ancor recalcitranti nella «soluzione finale della questione ebraica»: questa la verità, benché il resoconto fattone da Adolf Eichmann avesse provato a nasconderla dietro un generico progetto di deportazione. Per molti manuali di storia, a questo appuntamento - noto come la conferenza di Wannsee - si deve far datare la mostruosa decisione per la «soluzione finale della questione ebraica» che sta all'origine della Shoah. Ma perché allora a questo incontro di vertice (dove c'era anche il capo della Gestapo Heinrich Müller e mancava solo un delegato di Goebbels) fu presieduto da Heydrich e non dal suo superiore, Heinrich Himmler, o dallo stesso Hitler? Perché non ci sono minime tracce scritte di questi macabri ordini del Führer? E ancora: le decisioni assunte dai vari Himmler, Göring o Heydrich, risalivano sempre e direttamente a Hitler? Come consideravano le sue deleghe i vertici del nazismo dal momento che la «libertà di movimento» in vista dei nefasti traguardi da raggiungere era un dato di fatto anche nella cosiddetta «politica antisemita», generando rivalità tra le strutture del regime dove primeggiavano le SS e l'RSHA, il famigerato Reichssicherheitshauptamt? Prova a rispondere anche a queste domande, pur concentrandosi tutto sul calendario più terrificante della storia del secolo ventesimo - a partire dalla "profezia" di Hitler del 30 gennaio 1939 sull'«annientamento della razza ebrea in Europa», sino, appunto, a Wannsee e poco oltre - un nuovo libro dello storico del nazismo Edouard Housson: Endlösung. Soluzione finale (Edizioni San Paolo, pagine 160, euro 14). L'opera, "assaggio" di una biografia di Heydrich in preparazione (che ripor terà anche i precisi riferimenti archivistici assenti in questa edizione di carattere più divulgativo), distingue analizzandoli due temi solo in parte separabili cronologicamente. Innanzitutto il progetto elaborato dai nazisti, specie da Heydrich, sulla «soluzione finale» tra il gennaio e l'ottobre del 1941. Poi l'avvio progressivo del genocidio degli ebrei sovietici durante l'estate del 1941, che nei fatti si sovrappone a quello diretto e sistematico degli ebrei d'Europa. Beninteso dopo aver dato conto con ricchezza di dettagli dei fallimenti delle ipotesi di una «riserva ebraica» nella Polonia occupata, o delle deportazioni ora in Madagascar ora in territori dell'Est. Attingendo parecchio ai lavori di Florent Brayard e Philippe Burrin, mettendo a confronto le altre tesi di storici «intenzionalisti» (per i quali il genocidio era già previsto fin dall'inizio) con quelle della scuola «funzionalista» (per i quali furono gli eventi a spingere verso la soluzione finale), l'autore dimostra che l'intenzione di scatenare lo sterminio era presente ben prima della conferenza di Wannsee: saldamente radicata nelle ben datate ossessioni hitleriane, rapidamente maturata in episodi non solo circoscritti, perfezionata a tavolino dagli aiutanti alla regia di questa trama demoniaca (in primis Himmler et Heydrich). Un viaggio nel tempo a segnare le tappe verso l'approdo del «male assoluto», annunciato sì a Wannsee, ma deciso già - per l'autore - nella prima quindicina del novembre 1941. Data che, a coronamento di una lotta accanita, in quel momento vinta dalle SS e dal ministero del terrore, l'RSHA, segnò secondo Housson non la decisione dell'Olocausto, ma già il passaggio alla sua immediata fase operativa. E a suffragio della sua tesi l'autore si sofferma su un passaggio del discorso di Hitler al Löwenbräukeller di Monaco l'8 novembre 1941. Dopo aver ricordato ai veterani del partito il «ruolo degli ebrei» nello scoppio della guerra, il loro «star dietro le quinte» sia del gove rno britannico e dell'Urss, aggiunse: «Nella mia vita sono stato tante volte profeta, sempre c'è stato chi mi ha deriso, ma ho avuto ragione. Voglio esserlo ancora una volta: mai il novembre 1918 si ripeterà in Germania! Assolutamente non può ripetersi. Si può immaginare tutto, ma non che la Germania possa capitolare». Commenta Housson che tuttavia questa volta «il contenuto della profezia era diverso o almeno formulato in modo diverso». Non ci sarebbe stata alcuna sconfitta «perché gli ebrei sarebbero stati sterminati, e, senza di loro, non si sarebbe potuto verificare nessun tumulto né rivoluzione per obbligare il Reich a capitolare». Lo sterminio degli ebrei, agli occhi di Hitler, avrebbe garantito che la Germania non sarebbe mai stata vinta da una coalizione mondiale.
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