sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.05.2007 I nuovi Chamberlain esistono eccome
e la minaccia della distruzione di Israele è reale: Sergio Romano se ne convinca

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 maggio 2007
Pagina: 43
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Israele e i suoi nemici: attenzione ai confronti sbagliati»
Riportiamo di seguito la lettera inviata da un lettore a Sergio Romano e la risposta dell'ex ambasciatore, pubblicate dal CORRIERE della SERA del 15 maggio 2007: 

Le sue considerazioni sul possibile ingresso di Israele nella Nato ricordano le riflessioni di Neville Chamberlain durante la crisi dei sudeti, allorché osservò come, pur dichiarandosi solidale con una piccola nazione (la Cecoslovacchia) alle prese con un potente vicino (il Terzo Reich di Adolf Hitler), ritenesse che fosse da escludere qualsiasi sostegno militare al governo di Praga da parte delle democrazie occidentali in caso di aggressione nazista, in quanto una tale azione avrebbe offeso la suscettibilità dell'imbianchino austriaco. A distanza di quasi 70 anni, lei sostiene l'identico ragionamento, quando afferma: «Possiamo essere amici di Israele e simpatizzare con la sua difficile situazione, ma non sino al punto di stringere con il suo governo un'alleanza politico-militare»; come la prenderebbero infatti Ahmadinejad, Assad junior e gli altri antisemiti islamici?
Alla stessa maniera di ciò che avvenne nel 1938, questa non è una posizione politica; è una resa vera e propria ai dittatori criminali a spese di una piccola nazione civile, punto e basta. E come allora, abbandonare il principio della sicurezza collettiva contro gli estremisti guerrafondai porterà danno non solo a Israele ma all'intero mondo civile.
Luigi Prato
Sassari
Caro Prato, credo che lei abbia alquanto semplificato la posizione di Neville Chamberlain alla vigilia della Seconda guerra mondiale e gli abbia attribuito motivazioni molto diverse da quelle che ispirarono la sua diplomazia. Il Premier britannico temeva che il nuovo ordine politico creato dal Trattato di Versailles avesse eccessivamente punito la Germania ed era probabilmente convinto che lo Stato cecoslovacco fosse una creazione artificiale ed effimera. Commise l'errore di credere che Hitler avesse ambizioni territoriali limitate e fosse un revisionista razionale. Ma i suoi dubbi sulla Cecoslovacchia, sia detto per inciso, furono confermati dalla separazione consensuale fra cechi e slovacchi dopo la fine della Guerra fredda. Il punto centrale della sua lettera, tuttavia, è un altro. Lei sostiene che Israele è oggi nella situazione in cui furono la Cecoslovacchia del 1938 e la Polonia del 1939. E ritiene che lo Stato ebraico sia minacciato da una volontà annientatrice simile a quella di Hitler. Dovremmo quindi difendere Israele anche e soprattutto per non ripetere l'errore in cui caddero gli «appeasers», come si chiamavano i concilianti pacifisti del 1938. Mi sono tornati alla mente, leggendo la sua lettera, altri casi in cui il precedente del 1938 è stato invocato per giustificare una politica più muscolosa. Accadde poco più di cinquant'anni fa quando il capo del governo francese sostenne che il presidente egiziano Nasser era un novello Hitler, animato da un disegno panarabo simile a quello che il fondatore del Terzo Reich aveva cercato di realizzare in Europa. Più che dalla nazionalizzazione della Società di gestione del Canale di Suez, annunciata da Nasser nel giugno del 1956, Guy Mollet era preoccupato e irritato dal sostegno che il leader egiziano assicurava agli algerini del Fronte nazionale di liberazione nazionale nella loro lotta contro la Francia. Il paragone con Hitler gli fornì la giustificazione morale di cui aveva bisogno per intraprendere un'azione militare, d'accordo con la Gran Bretagna e Israele, che venne duramente contrastata dagli Stati Uniti e fu per le due maggiori potenze europee una esperienza umiliante. Nasser aveva molti difetti, ma non era l'incarnazione medio-orientale di Hitler. E l'insurrezione algerina, piaccia o no, era un movimento di liberazione nazionale con cui la Francia, otto anni dopo, dovette venire a patti. Un altro confronto storico sbagliato fu quello che ispirò la decisione americana di intervenire militarmente in Vietnam. I presidenti degli Stati Uniti erano convinti che i vietcong e il governo di Hanoi fossero la pattuglia avanzata di una grande orda comunista, decisa a sommergere l'intera Asia sudorientale. Credettero di dovere fronteggiare un disegno imperiale simile a quello di Hitler e misero in campo, per stroncarlo, cinquecentomila uomini. Ci vollero parecchi anni perché Washington si accorgesse che non vi era, dietro il Vietnam, il fronte compatto del comunismo mondiale e che la loro guerra era stata, sin dall'inizio, un clamoroso errore. E' evidente, caro Prato, che io e lei abbiamo sulla questione palestinese idee e posizioni diverse. Possiamo certamente discutere e confrontare le nostre opinioni. Ma credo che dovremmo farlo senza ricorrere al metodo dei confronti storici tra situazioni diverse.
 
Alcune osservazioni sulla risposta di Romano:  Nasser, semplicemente, non ebbe la  possibilità  di essere un nuovo Hitler.
Nel 67 l'Egitto voleva distruggere Israele e sterminarne gli abitanti, Tsahal glielo impedì.
Oggi Ahmadinejad proclama apertamente che vuole cancellare Israele dalla carta geografica. Possiamo illuderci volontariamente che sia un "revisionista razionale", come Chamberlain fece con Hitler, oppure possiamo prestar fede alle sue parole, come con il dittatore tedesco fece Winston Churchill.
L'analogia storica è perfettamente pertinente.

 
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT