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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Repubblica Rassegna Stampa
14.05.2007 Allarme antisemitismo in Russia
dopo l'omicidio di un giovane ebreo

Testata: La Repubblica
Data: 14 maggio 2007
Pagina: 21
Autore: Leonardo Coen
Titolo: «Giovane ebreo ucciso a Pietroburgo è allarme antisemitismo in Russia»
Da La REPUBBLICA del 14 maggio 2007

MOSCA - Si chiamava Dmitri Nikulinskij. Studente della facoltà di biologia dell´università di Pietroburgo. Ma anche insegnante presso un liceo privato ebraico. Dmitri, infatti, apparteneva alla comunità israelita dell´antica capitale zarista. Sabato mattina, sua madre ha scoperto il cadavere del figlio nell´androne del palazzo in cui abitavano. Pugnalato a morte: dodici coltellate gli hanno inferto, al volto e al collo. L´assassino o gli assassini non gli hanno rubato nulla: soldi e documenti erano ancora addosso alla vittima.
Proprio questo particolare ha indotto i rappresentanti della comunità ebraica locale a ipotizzare l´omicidio di Dmitri come un delitto a fondo razzista, ultimo drammatico episodio di un revival dell´antisemitismo che negli ultimi tempi sta diventando sempre più tracotante, un fenomeno che riguarda un po´ tutta la federazione russa, anche perché le autorità tendono a negare che dietro questi episodi di violenza contro gli ebrei ci siano motivazioni di carattere razzista, preferendo addossare la colpa a teppisti o a criminali di piccolo cabotaggio. Così, confidando in una certa impunità, gruppi xenofobi e neonazisti hanno intensificato la loro attività: giusto otto giorni fa è scoppiato un ordigno artigianale in una sinagoga di Saratov, per fortuna senza causare vittime perché è esploso di notte. Ma già allora, il Congresso delle organizzazioni religiose ebraiche russe aveva espresso la propria inquietudine, chiedendo al governo di intervenire e di rafforzare la protezione dei siti religiosi.
La morte di Dmitri Nikulinskij, insomma, era in un certo qual modo annunciata. Da troppo tempo l´inerzia di polizia e Fsb, i servizi di intelligence, aveva incoraggiato al salto di qualità degli attacchi contro gli ebrei russi: «Chi ha ucciso Dmitri è evidente che non ha agito per hooliganismo, così come continuano a sostenere le autorità per spiegare e giustificare i motivi dei crimini di carattere estremista - ha dichiarato ieri Berl Lazar, il grande rabbino capo di Russia - siamo di fronte a una serie di atti ben definiti, perciò è necessario che le autorità prendano le misure più severe per porre fine all´esistenza delle organizzazioni neofasciste ed estremiste».
Difficile rompere l´omertà politica che garantisce protezioni a questi gruppi: «Aspettiamo di conoscere le ipotesi ufficiali delle forze dell´ordine, però le informazioni di cui disponiamo sinora inducono il forte sospetto che il crimine sia motivato etnicamente», ha aggiunto il rabbino capo Lazar, «l´assassinio di Dmitri ha scioccato la comunità di Pietroburgo». Forse è proprio questo lo scopo, provocare paura tra le minoranze. A lasciarci la pelle sono gli immigrati demonizzati dalla politica restrittiva delle autorità, e capita sempre più spesso che siano ritrovati nelle periferie metropolitane di Mosca, Pietroburgo o altre grandi città russe i cadaveri di lavoratori immigrati finiti con la gola tagliata o giustiziati a rivoltellate. Lunedì scorso è nato un nuovo partito dai connotati decisamente xenofobi e antisemiti, sotto l´ombrello di un ipernazionalismo e di un populismo aggressivo: «Grande Russia». Ispiratori della nuova formazione politica, Dmitri Rogozin, leader di «Rodina» ("patria", a suo tempo messo fuori legge per estremismo) e guarda caso, Andrei Saveliev, capo del Movimento contro l´immigrazione illegale nonché firmatario di una lettera, sottoscritta da 500 persone, che nell´ottobre del 2006 chiedeva alla procura generale la messa a bando delle organizzazioni ebraiche. Oggi la comunità ebrea rappresentanza lo 0,7 per cento della popolazione. Tra il 1987 e il 1991 più di mezzo milione di ebrei sovietici emigrò in Israele, altri 150mila negli Stati Uniti. A Mosca, nel 1970 il 3,6 per cento degli abitanti era di religione ebraica, nel 1989 questa percentuale si era ridotta di quasi la metà, il 2 per cento.


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