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La Stampa Rassegna Stampa
13.05.2007 " Le moschee usate per altri fini ", che novità !
forse l'Europa si sveglia, chissà.

Testata: La Stampa
Data: 13 maggio 2007
Pagina: 1
Autore: Guido Ruotolo
Titolo: «Le moschee usate per altri fini»

Sulla STAMPA di oggi un articolo di Guido Ruotolo dal titolo " Le moschee usate per altri fini", a pag.1-8 Sarà la volta buona che i governi europei aprono gli occhi ? Vista l'esperienza del passato c'è poco da fidarsi. Staremo a vedere.

Ecco l'articolo:

«Le moschee sono luoghi di culto, ma talvolta vengono usate per fini diversi». Al G6 di Venezia il ministro dell’Interno Amato rilancia l’allarme sicurezza e chiede una strategia unitaria per combattere il terrorismo. L’idea suggerita da Amato, da tedeschi e americani, e sposata anche dagli altri partners europei è quella di estendere l’espulsione dai propri territori nazionali anche a quei soggetti segnalati da Paesi alleati perché ritenuti una minaccia per la propria sicurezza. «E’ necessario un bando europeo - conferma il vicepresidente della Commissione Ue, Frattini - per impedire il rientro in altri Paesi di persone espulse per motivi di sicurezza nazionale».La stagione delle renditions americane, dei sequestri di sospetti terroristi almeno sul suolo europeo dovrebbe essere un capitolo chiuso. I «prelievi» dei sospetti, con relativi «trasferimenti» in paesi terzi, hanno creato non pochi problemi negli Stati dove sono avvenuti, perché i governi europei che hanno consentito o non li hanno impediti hanno dovuto prendere atto della censura del Parlamento Europeo.
Ma il problema della sicurezza nazionale messa in discussione dalla minaccia terrorista esiste e va affrontato. Possibilmente con una strategia unitaria. Sollecitata dal nostro ministro dell’Interno, dai tedeschi e dagli americani, la discussione al vertice del G6, che si è concluso ieri a Venezia si è concentrata partendo da questo assunto: «Il terrorismo è una minaccia che seppur diretta a un singolo paese coinvolge tutti i paesi alleati, europei e atlantici. Dunque, proviamo a ragionare su come modificare il quadro normativo di riferimento, che oggi è inadatto a contrastare efficacemente il terrorismo».
Nelle legislazioni di gran parte dei paesi europei è contemplata l'espulsione di sospetti terroristi da parte dei ministri dell'Interno, per motivi di sicurezza nazionale. Anche in Italia, con la legge Pisanu. Prima che entrasse in vigore, infatti, era vietata l'espulsione di soggetti indagati dall'autorità giudiziaria. Ora, chiunque può essere rimpatriato con un provvedimento del ministro dell'Interno, anche senza essere stato condannato o rinviato a giudizio.
L'idea suggerita da Amato, dai tedeschi e dagli americani, e sposata anche dagli inglesi e dagli altri partners europei è quella di estendere l'espulsione dai propri territori nazionali anche a quei cittadini segnalati da paesi alleati, perché ritenuti una minaccia per la propria sicurezza nazionale.
Ufficialmente, a margine della conferenza stampa dei ministri dell'Interno del G6 allargato al ministro dell'Interno americano, Michel Chertoff, il vicepresidente della Commissione Ue, Franco Frattini, ha smentito che si sia parlato di renditions, confermando però che il tema di riflessione è stato quello delle espulsioni nella cornice del rispetto dei diritti umani nei Paesi dove dovrebbero essere rimpatriati gli espulsi.
Nel comunicato finale del vertice di Venezia, si legge: «I ministri ritengono che, in alcuni casi previsti dalla legge, l'espulsione connessa al terrorismo si sia dimostrata uno strumento efficace per gli Stati al fine di proteggere i loro cittadini da stranieri considerati una minaccia per la sicurezza nazionale». Non si nascondono, i ministri europei, la difficoltà a coniugare rispetto dei diritti umani, espulsioni con la sicurezza nazionale, consapevoli di dover «tutelare» nello stesso tempo «la sicurezza nazionale e i diritti umani di coloro che rappresentano una minaccia»: «A tal fine - si legge nel comunicato finale - (i ministri, ndr) hanno concordato di approfondire i diversi meccanismi esistenti, inclusi l'approccio caso per caso, i contatti o le garanzie diplomatiche che potrebbero essere utili in alcune circostanze per promuovere, negli Stati di rimpatrio, comportamenti conformi agli obblighi internazionali in tema di rispetto dei diritti umani».
In conferenza stampa, il ministro dell'Interno inglese, John Reid, ha insistito su questo concetto: «In un mondo così pericoloso, dobbiamo aver ben chiaro che il diritto fondamentale dell'uomo è la sicurezza. Ormai per noi l'alternativa non è più quella di dover scegliere tra libertà e sicurezza. Oggi la sicurezza è libertà». Ma a quale prezzo? «Qualsiasi - è il messaggio di Venezia -, a condizione però che sia contenuto nelle legislazioni nazionali».

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