Gli ebrei, la sinistra e la destra Riccardo Pacifici risponde a Gad Lerner
Testata: La Repubblica Data: 11 maggio 2007 Pagina: 24 Autore: Riccardo Pacifici Titolo: «Noi ebrei e i partiti»
Dalla REPUBBLICA del 11 maggio 2007, un articolo di Riccardo Pacifici, portavoce :della comunità ebraica romana
Caro direttore, sono dispiaciuto che Lerner abbia voluto attribuire "etichette politiche", in questo caso di destra, alle attuali dirigenze dell´ebraismo italiano. Mi auguro che Lerner non pensi che se uno non è di sinistra come lui allora sia automaticamente di destra. La mia storia così come quella di altri leader dell´ebraismo italiano, testimoniano una militanza fuori dalle logiche degli schieramenti e con una puntualità di interventi verso l´esterno assolutamente bipartisan. Non per fare appelli al voto per questo o quel partito ma esprimere disagi, apprezzamenti, rivendicazioni e perché no "pagelle" e soprattutto per esprimere i valori delle Comunità che rappresentiamo. Sono certo che Lerner non abbia visto le agenzie di tre giorni fa, in risposta all´on. Franco Grillini, dove si chiarivano i due piani della discussione, quello religioso e quello politico rivendicando di aver fatto battaglie infinite per i diritti civili, anche con le comunità omosessuali, vittime insieme agli ebrei della ferocia nazista. Questo a testimonianza di non aver alcun pregiudizio al riguardo. L´articolo del Rabbino Capo – a cui va il mio totale sostegno – scritto nella piena autonomia del suo Magistero, voleva sollevare un dibattito sulla famiglia in seno all´ebraismo italiano, denunciando ciò che vecchie dirigenze non avevano fatto negli ultimi 30 anni per fermare il calo demografico, che in alcuni casi vede prestigiose e antiche Comunità ebraiche in Italia scomparire per mancanza di protagonisti. L´appello del Rabbino Capo è teso a rispondere alla preoccupazione di Lerner: l´incapacità degli ebrei in Italia di prendere una qualunque posizione ed essere propositivi nel dibattito della società in cui viviamo. L´aspirazione alla laicità delle nostre Istituzioni non può trasformarsi in un atteggiamento laicista o peggio ancora di integralismo laico con il quale si vuole impedire a coloro che esprimono valori religiosi di poter proporre il proprio modello di vita. Il dramma, caro Lerner, è che nel nostro Paese si è laici ad intermittenza e si cita il Papa solo quando ci fa comodo, magari per dire che la guerra al terrorismo andrebbe fatta con i mazzi di fiori e non purtroppo al costo di vite umane, così come furono costretti a fare i nostri padri per cacciare il nazifascismo dall´Europa. L´ebraismo italiano negli ultimi 30 anni si è trasformato ed è cresciuto culturalmente. Oggi si è ebrei per consapevolezza e non solo per tradizione o rispetto dei propri genitori. L´antifascismo senza se e senza ma è, e continua a essere nel mio Dna ma non deve essere una religione e sono stanco di avere pacche sulle spalle da chi vuole piangere gli ebrei morti nella Shoah per poi subire coltellate alla schiena da chi vede gli ebrei vivi (gli israeliani) come degli assassini assetati di sangue. Il mondo cambia e le priorità delle battaglie pure. Difendere la nostra identità europea significa che abbiamo il dovere di continuare ad impegnarci a riaffermare il valore dell´accoglienza e del dialogo. Ma questo non ci esime dal denunciare il rischio che corrono l´Europa e l´Italia di avere come interlocutori dei propri governi coloro che predicano l´odio ed il terrorismo, che pensano sia giusto farsi saltare in un autobus a Gerusalemme a Londra o a Madrid o pensano che la donna debba essere sottomessa. L´Europa ha pagato a caro prezzo le conquiste di libertà e oggi potrà difendersi soltanto avendo a mente i propri valori, certamente laici ed illuministi, ma anche con le proprie radici giudaiche e cristiane.
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