Criticare la sinistra sorda alle ragioni di Israele ma difenderne il campione, il ministro degli Esteri Massimo D'Alema.
E' quanto fa Gadi Luzzato Voghera, intervistato da Gabriele Isman sulla REPUBBLICA del 9 maggio a proposito delle critiche a Fausto Bertinotti a Gerusalemme.
Ecco il testo:
ROMA - «Le parole di Anav esprimono un disagio sentito da una buona parte della comunità ebraica italiana, nei confronti di una certa sinistra che, negli ultimi anni, si è espressa in maniera parziale sulla questione arabo-israeliana». Gadi Luzzato Voghera, 44 anni, docente di Storia degli ebrei all´università Cà Foscari di Venezia, ha appena pubblicato il volume "Antisemitismo a sinistra" (edizioni Einaudi).
Professore, a quale sinistra si riferisce?
«La sinistra che deve affrontare i problemi con gli strumenti della politica, abbandonando una certa retorica».
Quali strumenti, ad esempio?
«Favorire il dialogo non fra amici ma tra chi si odia. La sinistra tutta, e lo dico da uomo di sinistra, se vuole il dialogo con Israele, deve accettarlo con l´intera società israeliana. Mi piace che i centri sociali invitino la sinistra radicale israeliana a parlare, ma il confronto tra radicali è sterile. Se si vuole conoscere la realtà israeliana, bisogna parlare anche con chi si becca i missili di Hamas ai confini con Gaza o chi ha dovuto emigrare dai territori restituiti. E qui entra una politica di sinistra intelligente: andare a convincere le due parti a dialogare».
Il governo italiano oggi è di centrosinistra. L´esecutivo Prodi può davvero far qualcosa per la pace?
«Certamente sì. Può fare moltissimo, se mette in campo, e sarebbe la prima volta da anni, una strategia di politica estera pensata e non a puro uso interno per raccogliere consensi in Italia. Mi pare che Massimo D´Alema si muova in questa direzione: lui un´idea ce l´ha, ma dovrebbe evitare a volte di punzecchiare il mondo ebraico italiano che sulla politica israeliana non ha voce. Cosa vuole che gliene importi in Israele di ciò che dicono in Italia? Da quando D´Alema ha mandato il contingente nel sud del Libano, il governo ha guadagnato consistenza nelle politiche mediorientali. Questa è la strada da perseguire».
Per Paola Canarutto del gruppo "Ebrei europei per una pace giusta" se una critica si può muovere a Bertinotti è di non attaccare abbastanza duramente Israele. Per lei terrorismo, fondamentalismo islamico e volontà di spazzare via lo Stato degli ebrei dalla faccia della terra non esistono.
L'unico problema del Medio Oriente è il "nazionalismo" israeliano
Ecco il testo:
La visita del Presidente del Parlamento italiano a Gerusalemme è stata segnata da un virulento quanto immotivato attacco di alcuni esponenti della comunità ebraica italiana, che hanno criticato in Italia la stampa «di sinistra», rea di avere «pregiudizi contro Israele». Evidentemente, costoro vogliono ignorare che i maggiori giornali italiani, a cominciare dal Corriere della Sera e La Stampa, fanno trattare le questioni che riguardano Israele e Palestina da giornalisti molto filoisraeliani. Il partito a cui è legato il quotidiano l'Unità, e l'Unità medesima, hanno tra i massimi dirigenti dei leader di «Sinistra per Israele», che difendono Israele in ogni circostanza.
Vi è in Italia un solo quotidiano italiano di sinistra, non legato ad alcun partito, a dare costantemente un'informazione rigorosa sulla drammatica situazione del popolo palestinese, in Israele e nei Territori Occupati: sulle molte migliaia di case distrutte, sull'economia strozzata, sugli oltre 10.000 prigionieri, fra cui centinaia di minorenni, molti dei quali senza formale incriminazione, spesso torturati. Gli ospiti di Bertinotti hanno sbrigativamente sorvolato su tutti questi fatti accertati, denunciati anche dal quotidiano israeliano Ha'aretz. Hanno sostenuto che i cittadini israeliani arabi-palestinesi godono dei diritti di cui godono gli israeliani ebrei, mentre sono discriminati nella scuola, sul lavoro, l'accesso alla terra e il diritto alla proprietà.
Gli esponenti israelo-italiani, che hanno ricevuto Bertinotti nella sinagoga, lo hanno attaccato approfittando del fatto che, per la qualifica istituzionale, non poteva difendersi liberamente. Ma, da Bertinotti, noi della sinistra ebraica speravamo qualcosa di più: una parola chiara contro il Muro - costruito in gran parte in territorio palestinese -, contro i posti di blocco, che rendono impossibile ai palestinesi spostarsi e raggiungere il luogo di lavoro, contro la confisca di acqua, contro l'uso di scudi umani, contro le torture in carcere, contro la politica di vietare (da 14 anni!) ai palestinesi senza il permesso dell'occupante di raggiungere Gerusalemme Est (territorio occupato!), e quella di rinchiudere (da 14 anni!) gli abitanti di Gaza in una prigione a cielo aperto.
Compito della sinistra è sostenere l'oppresso, non l'oppressore; l'occupato, non l'occupante. La nostra delusione non è solo etica: è anche politica. Se non si distrugge il Muro, se non si abbandonano le colonie (costruite contro la legge internazionale), non può nascere uno stato palestinese economicamente autosufficiente, ma solo un insieme di bantustan senz'acqua, sotto il controllo israeliano. Gli esponenti italo-israeliani ci hanno offeso come ebrei: l'Israele che difendono ha gettato alle ortiche, disonorandola, la nostra tradizione culturale di universalismo e di pace, che ci ha sempre schierati contro il più sanguinario degli idoli, il nazionalismo. Questo ha generato le peggiori aberrazioni, di cui purtroppo Israele è ora un esempio.
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