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Libero Rassegna Stampa
09.05.2007 L'occasione mancata di Fausto Bertinotti
un editoriale di Iuri Maria Prado

Testata: Libero
Data: 09 maggio 2007
Pagina: 1
Autore: Iuri Maria Prado
Titolo: «Bertinotti va dagli ebrei E si prende sonori schiaffi»

Da LIBERO del 9 maggio 2007:

«Siamo ebrei!», strillò qualche anno fa, a un congresso di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti. Significava, pressappoco, che occorre considerare i diritti degli ebrei come diritti di tutti, e la violazione dei loro diritti come una lesione che pregiudica tutti. Bel discorso. Ma fuori tempo e, come si dice, fuori contesto. Bertinotti infatti non gridava «Siamo ebrei!» dopo gli incendi delle sinagoghe, né dopo le profanazioni dei cimiteri ebraici, né dopo il linciaggio di due soldati israeliani a Ramallah, né dopo i proclami antisemiti di Osama Bin Laden, né dopo i tanti roghi delle bandiere israeliane, qui, nelle nostre città. In nessuna di quelle occasioni Fausto Bertinotti sentiva l'esigenza di gridare «Siamo tutti ebrei!». «Io sono un ebreo!» l'aveva gridato, giusto qualche settimana prima, un giornalista fatto prigioniero in Pakistan. Si chiamava Daniel Pearl, era americano, era ebreo, e doveva confessare questa vergogna mentre lo sgozzavano davanti a una telecamera. E Bertinotti? Non gridò. Non disse nulla. Non era dunque un processo di identificazione e condivisione quello che portava Fausto Bertinotti a quella sceneggiata congressuale: era il timore dell'antisemitismo. Il timore del "proprio" antisemitismo, e va da sé che quando diciamo "proprio" non intendiamo il suo personale, di Fausto Bertinotti, ma quello diffuso e risorgente, specie a sinistra, di cui Bertinotti ha rischiato e ancora rischia di farsi interprete e giustificatore. E il tempo (ormai è passato qualche anno) non deve essergli bastato per imparare proprio nulla se ieri, durante una sua visita in Israele, s'è perfino stupito di non ricevere soltanto applausi. I rappresentanti della comunità ebraica italiana di Gerusalemme, infatti, lo hanno accolto per quel che è: uno di sinistra, e di quella sinistra in particolare che ciurla nel manico, che non risponde, che nega, quando si tratta di ammettere che nel nostro Paese un odioso pregiudizio antiisraeliano, viscidamente screziato d'antisemitismo, è allegramente coltivato in campo "democratico". Anziché replicare, come polverosamente ha fatto, che lui era lì in veste istituzionale, come presidente della Camera («non posso rispondere alla pari...»), avrebbe potuto meditare su una questioncella che evidentemente non sfiora neppure la periferia della sua attenzione civile e democratica: e cioè che Israele è l'unico paese al mondo a rischio di distruzione. E non semplicemente nei sogni sterminatori di qualche pazzo, ma per obiettivo addirittura dichiarato di diversi Stati sovrani, nonché per delizioso programma sterminatore di veri e propri eserci- ti di terroristi. Il tutto, nel quadro di un consenso di fatto nel mondo arabo e islamico davanti al quale le classi dirigenti della sinistra europea, e italiana in particolare, fanno spallucce. O peggio, elevano motivi di giustificazione: primo, la condizione dei palestinesi. Faccenda che ha avuto l'incuria di sollevare proprio Bertinotti, sempre ieri: «sono reduce dall'aver visto i campi profughi e la condizione dei palestinesi nei loro territori», ha dichiarato, «e credo che essi meritino una qualche comprensione». Ne meritano eccome, a patto che la sofferenza dei palestinesi non sia mai, nemmeno lontanamente, presa a causa di giustificazione dello stragismo terrorista, ciò che invece sistematicamente accade. E che continuerà ad accadere sin tanto che la condanna di ogni attentato sarà accompagnata dai "ma" e dai "però" che puntualmente guarniscono i commenti di routine: «No al terrorismo, però la politica di Israele...»; «No al fondamentalismo, ma i territori occupati...». Nell'idea, dunque, per stare a quel vecchio show di Bertinotti, che si possa gridare «Siamo ebrei!» se e fin tanto che Israele fa una politica che ci piace, e con la conseguenza che i diritti degli ebrei di non bisogna rivendicarli e difenderli in ogni caso, ma secondo che Israele acceda o no alle "legittime" richieste dell'estremismo palestinese. Sono queste le ambiguità, le contraffazioni, le ipocrisie denunciate dalla comunità ebraica italiana di Gerusalemme. Fausto Bertinotti avrebbe dovuto farsene carico. Non come presidente della Camera? Come persona civile.

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