Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Abbellite le parole pronunciate da Bertinotti in Israele nella cronaca di Gianna Fregonara
Testata: Corriere della Sera Data: 08 maggio 2007 Pagina: 13 Autore: Gianna Fregonara Titolo: «Bertinotti cauto sul Muro: ma con la pace deve cadere»
Chiederà all'Europa di finanziare il governo palestinese controllato dai terroristi di Hamas. Equipara la barriera difensiva, che serve a salvare vite umane, al muro di Berlino, che serviva a salvare un sistema fallimentare dalla fuga di chi lo subiva. Pensa di dover riequlibrare la richiesta, rivolta ad Hamas, di riconoscere Israelechiedendo anche a Israele di riconoscere Hamas. Dimenticando che è Hamas che vuole distruggere Israele. Che da parte sua si limita a constatare di non poter trattare con il gruppo fondamentalista. Quale Stato, infatti, tratterebbe sul proprio annientamento ? A quale compromesso si potrebbe giungere, in merito ?
La visita in Israele di Fausto Bertinotti non sembra proprio essersi svolta all'insegna di un cambio di rotta della politica medorentale della sinistra italiana, né si può sostenere che le parole del presidente della Camera abbiano manifestato una reale comprensione delle ragioni di Israele.
Ma è di questo che cerca di convincerci Gianna Fregonara in una cronaca, pubblicata dal CORRIERE della SERA che cerca di edulcorare la realtà.
Ecco il testo:
GERUSALEMME (Israele) — Fausto Bertinotti promette che perorerà la causa palestinese presso l'Unione europea per chiedere lo sblocco dei finanziamenti. Lo fa a Ramallah inaugurando l'associazione Italia-Palestina patrocinata dall'ex rappresentante dell'Anp a Roma, Nemer Hammad. Ma per la prima volta aggiunge anche lui una richiesta esplicita agli esponenti palestinesi: che Hamas riconosca Israele e il suo diritto a esistere. Dopo una giornata di incontri a Ramallah e Betlemme con personalità palestinesi, il presidente della Camera lancia il suo allarme sulla crisi mediorientale, ma suggerisce anche ai suoi interlocutori un piano in tre punti: sblocco dei beni palestinesi perché «la povertà può essere un nemico più insidioso»; accettazione della proposta americana per la riduzione del conflitto e reciproco riconoscimento tra Israele e governo palestinese, come pregiudiziale del percorso di pace: «Hamas deve riconoscere Israele, e il governo israeliano deve ammettere che i rappresentanti di Hamas sono stati eletti democraticamente e che il governo di unità nazionale palestinese è rappresentativo». È la prima volta che il presidente della Camera, che solo un mese fa rifiutò l'invito di far partecipare un esponente di Rifondazione a una visita in Israele perché è il Paese che «costruisce muri», mostra una specie di equidistanza rispetto alle ragioni delle due parti nella contesa mediorientale, arriva a porre la pregiudiziale della «democrazia» dei due Stati ed è così esplicito nel dare anche al riconoscimento preventivo di Israele da parte di Hamas il valore di garanzia che l'accordo di pace possa essere vero e duraturo: «È necessario che Olmert e Abu Mazen trovino la forza di dare l'avvio al processo di pace, il tempo non è molto. Se il problema è che ci deve essere la contemporaneità degli atti distensivi tra le due parti, le soluzioni tecniche per farlo si trovano», perché — aggiunge parlando a un gruppo di esponenti politici palestinesi — «il reciproco riconoscimento è l'anticipazione della possibilità per i due popoli di vivere vicini in due Stati, rispettandosi nella democrazia». Persino a proposito del muro, che ieri ha varcato più volte nell'andirivieni con i territori, Fausto Bertinotti non chiede gesti unilaterali al governo di Tel Aviv: «Il mondo ha bisogno di ponti su cui incontrarsi e non di muri che impediscono di vedersi — spiega parlando all'uscita della Chiesa della Natività —. Ma non mi permetto di entrare nelle questioni interne. Dico solo che mi auguro che come il mondo gioì per la caduta del Muro di Berlino possa gioire per l'abbattimento di questo muro, che deve avvenire nell'ambito del processo di pace». Non si tratta di una svolta filo- israeliana di Bertinotti, che oggi incontrerà a Gerusalemme il ministro degli Esteri Tzipi Livni e la presidente del Parlamento Dalia Itzik, ma certamente il presidente della Camera ha finora cercato in questa sua visita in Medio Oriente di rappresentarsi il più imparziale possibile. Domani terrà un discorso al Palestinian legislative Council, il Parlamento palestinese. È il primo presidente europeo a farlo ed è un'occasione molto attesa dalle autorità locali e così significativa che sarà trasmesso in diretta persino da Al Jazeera. Bertinotti perorerà la causa della pace: «È fondamentale — La provocazione di due street artist: facce buffe sul muro, che ha suscitato polemiche internazionali e che divide la Cisgiordania da Israele ha spiegato ieri — che la comunità internazionale si impegni per lo sblocco dei finanziamenti per consentire alle autorità palestinesi di poter affrontare i gravi problemi sociali e combattere la povertà». Anche se Hamas resta sulla lista nera del terrorismo? Per Bertinotti è una questione di democrazia, secondo lo schema che anche estremisti e terroristi è meglio integrarli che emarginarli: «La presenza di ministri di Hamas è elemento di garanzia perché li chiama alla responsabilità. Che senso avrebbe fare un accordo di pace con un governo che non rappresenta il Paese?».
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