Diritti umani a senso unico non valgono anche per le vittime del terrorismo ?
Testata: Il Manifesto Data: 08 maggio 2007 Pagina: 8 Autore: Fausto Della Porta Titolo: ««Israele tortura e sevizia» La denuncia di Betselem»
Il MANIFESTO non poteva certo lasciarsi scappare l'occasione di annunciare, atutta pagina e con un richiamo in prima che "Israele tortura e sevizia", secondo "La denuncia di Betselem" . Per il quotidiano comunista, è evidente, non ci sono dubbi sulla veridicità della denuncia e sulla falsità della smentita. I casi trattati nei rapporti della o.n.g. (73) sono sicuramente "indicativi" di una prasse abituale. Le pratiche descritte (che vanno dalla privazione del sonno alla costrizione a mantenere posizioni dolorose fino alle "percosse") sono sicuramente torture, senza nessuna distinzione, per esempio, con le scariche elettriche o la costrizione fino alla rottura della colonna vertebrale (praticata in Siria sui dissidenti). La parola terrorismo nel testo è sostituita da eufemismi come "lotta armata" e "intifada". Il fatto poi che in alcuni dei casi analizzati dalle Ong, secondo il ministero della Giustizia israeliano, gli interrogatori abbiano permesso di sventare attentati e salvare delle vite non ha nessuna importanza. Che lo si ricordi appare anzi quasi come un ammissione di colpevolezza, come anche"una sentenza dell'Alta Corte israeliana, che esonora membri della sicurezza interna da ogni accusa nel caso in cui credano che le persone che stanno interrogando abbiano informazioni relative e un attacco terroristico in preparazione" definita addirittura "via libera alla tortura di stato". In realtà esiste una sentenza dell'Alta corte che proibisce la tortura, ma prima di giungere ad essa, è ovvio che possono esserci diversi gradi di energia e durezza negli interrogatori. Non ci è dato sapere quale soluzione proponga il quotidiano comunista nel caso di attentati imminenti. Aspettare che abbiano luogo ? Conversare amabilmente con chi potrebbe avere informazioni utili a sventarli ? Il disinteresse per queste questione rivela il grado di sincerità dell'ostentata preoccupazione per i diritti umani del quotidiano comunista. A interessare veramente, è ovvio, è la lotta mediatica contro Israele.
Ecco il testo:
Maltrattamenti, umiliazioni, torture negli interrogatori dei palestinesi arrestati nei Territori occupati da parte degli agenti dello Shin Bet, i servizi segreti interni israeliani. L'accusa, violentissima e circostanziata, è arrivata come un siluro sul governo da due note organizzazioni umanitarie israeliane, Betselem e Ha-Moked. Betselem (l'Organizzazione per la tutela dei diritti umani nei Territori occupati) e Ha-Moked (il Centro per la protezione dell'individuo) in un rapporto reso pubblico domenica riferiscono le testimonianze di 73 palestinesi sospettati di partecipare ad attività armate e sottoposti a interrogatorio da parte degli agenti dello Shin Bet fra il luglio del 2005 e il marzo del 2006. Percosse, ingiurie, umiliazioni, privazioni fisiche di vario genere, imposizione di posizioni dolorose. Secondo le due organizzazioni sono questi alcuni dei «mezzi» usati dagli agenti dei servizi segreti interni per piegare la resistenza degli interrogati accusati di essere attivisti o fiancheggiatori della intifada. Il rapporto afferma che questo materiale ha un carattere almeno «indicativo» sul carattere degli interrogatori. Il rapporto cita fra l'altro, a quanto sottolinea l'edizione elettronica di Haaretz, la privazione di sonno per oltre 24 ore (in 15 casi su 73), «percosse invisibili» che non lasciano tracce (17 casi), l'obbligo di rimanere nella «posizione del rospo» (3 casi), o nella posizione della banana (5 casi). «Queste pratiche sono chiaramente classificate come torture dalla legge internazionale» sottolinea il rapporto, che critica anche la «collusione» con il sistema giudiziario israeliano. Secondo le due organizzazioni dal 2001 sono state presentate 500 denunce per maltrattamenti contro lo Shin Bet ma in nessun caso è stata aperta un'inchiesta criminale. Le denunce vengono sottoposte all'esame, per verificarne l'attendibilità, dello stesso Shin Bet. Betselem e di Ha-Moked chiedono che la Knesset, il parlamento israeliano, approvi una legge che vieti «torture e sevizie» in modo tale da non lasciare agli agenti dello Shin Bet alcun margine di discrezione e neghi ogni ogni possibile impunità ai responsabili di violenze. Viene anche chiesto che ogni accusa di tortura o di maltrattamento sia investigata da una agenzia israeliana indipendente. Il ministero della giustizia ha subito respinto le accuse, affermando che il rapporto si basa su testimonianze anonime, cosa che ha impedito la verifica delle accuse di maltrattamenti. Il rapporto di Betselem edi Ha-Moked «pecca di imprecisioni ed è tendenzioso» secondo il ministero. Quanto alle testimonianze relative al luglio 2005, il ministero ricorda che proprio il 12 luglio 2005 avvenne a Natanya (a nord di Tel Aviv) un attentato che provocò l'uccisione di cinque israeliani e il ferimento di decine di altri. Nelle indagini successive a quell'azione furono sventati altri attentati, precisa il ministero. Le indagini dello Shin Bet, assicura, si svolgono inoltre nell'ambito della legge e sotto la supervisione continua di una apposita commissione interministeriale, di una sotto-commissione parlamentare, del ministero della giustizia e del Controllore di stato. Le due organizzazioni denunciano peraltro una sentenza dell'Alta Corte israeliana, che esonora membri della sicurezza interna da ogni accusa nel caso in cui credano che le persone che stanno interrogando abbiano informazioni relative e un attacco terroristico in preparazione. Una sorta di via libera alla tortura di stato.
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