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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Sami Michael Victoria 07/05/2007

Victoria                                            Sami Michael

 

Traduzione                                     Antonio di Gesù

 

Giuntina                                           Euro 17,00

 

 

A lettura ultimata del bellissimo romanzo di Sami Michael, Victoria, si rimane ancora una volta stupefatti dinanzi alla capacità dello scrittore israeliano, nato a Bagdad 80 anni fa e arrivato in Israele nel 1949 per sfuggire all’oppressivo regime iracheno, di cogliere con straordinaria sensibilità le mille sfaccettature della psicologia femminile, di penetrare nei meandri più nascosti del cuore fino a far emergere i segreti più reconditi, le passioni e i turbamenti che si agitano nell’animo delle vere protagoniste di questo romanzo, le donne: giovani, anziane o addirittura bambine.

 

Anche nel suo libro precedente “Una tromba nello uadi” - recensito in questa Rubrica - Sami Michael delinea, con grande maestria, in un racconto appassionato e drammatico, due figure di donne indimenticabili: Huda la voce narrante e Mary la sorella affascinante e trasgressiva sullo sfondo della città di Haifa e della difficile convivenza fra arabi ed ebrei.

 

 

In quest’ultimo libro, Victoria, considerato da molti critici il suo capolavoro, è Bagdad la città dove è nato a costituire il palcoscenico nel quale le vicende di uomini, donne e bambini si intrecciano al ritmo del vivere quotidiano, mentre il cortile della casa rappresenta lo sfondo di questa stupenda saga familiare che si snoda – a partire dai primi anni del Novecento – fra Bagdad e Israele.

 

Victoria è forse la figura più intensa del romanzo: una donna generosa e tenace, determinata e appassionata ma anch’essa schiava delle prepotenze e dei soprusi degli uomini che le vivono accanto.

 

Simbolo del passaggio da una sessualità degradante per le donne alla gioia di condividere con l’uomo amato una fisicità appassionata, Victoria è circondata da donne deboli e fragili: Miryam, la cugina che “veniva picchiata dal fratello Ezra quando tardava a servirlo”, Chaninah, moglie di Eliyahu, fratello di suo padre Izuri, una donna minuta la cui voce non si sentiva mai nel cortile che “evitava le liti e non reagiva alle malefatte del marito”; donne rispettate come la nonna Mikhal che rappresentava “le fondamenta della casa, aveva visto molte nascite e molte morti e dal suo tappetino dirigeva il ritmo della vita”; bambine violate dalla brutalità dei maschi del cortile come la dolce Clémentine, sua figlia, violentata dalla zio, una bimba “che aveva perso ogni speranza in una società che riteneva sacra la verginità”, Toyah che dall’età di otto anni si trasforma nel trastullo sessuale di Dahud, fratello di Najiah, la madre di Victoria, una donna malvagia picchiata dal marito che riesce solo a maledire il mondo e a sfornare figli; donne voluttuose e appassionate come Flora e Naimah per le quali l’avvenenza fisica è l’unico strumento per accedere alla benevolenza maschile.

 

 

Victoria invece possiede “una specie di autorità fiera” che in parte la protegge dalla cattiveria degli uomini ma non le impedisce di cadere nella ragnatela di un amore difficile e amaro e che mette radici profonde nel suo cuore.

 

Il sentimento per il cugino Rafel rimarrà intatto per 60 anni e guiderà il suo cammino da Bagdad attraverso i campi di transito in Israele fino all’appartamento elegante di Ramat Gan nel quale continuerà a vivere dopo la morte del marito circondata dall’affetto di figli e nipoti.

 

 

Se Izuri, il capo famiglia, Eliyahu, Dahud, Nissan, Yehudah sono uomini ora deboli o superstiziosi ora prepotenti o autoritari, capaci solo di imporre con la forza la loro volontà a donne fragili e sottomesse, Rafael rappresenta “il fresco rinnovarsi delle stagioni.....la sua voce e il suo sguardo sveglio davano l’impressione che qualcosa di straordinario sarebbe successo da un momento all’altro...e la sua presenza faceva vibrare l’aria attorno a sè”.

 

Con i suoi abiti di foggia europea, la parlantina sciolta, il suo amore per i libri segna il punto di passaggio da una comunità chiusa ad una comunità aperta alle influenze della modernità.

 

La guerra, la grave malattia che lo porta in Libano alla ricerca di una cura, la morte delle figlie non piegano la sua volontà; anzi, le difficoltà rafforzano la sua determinazione di voler vivere una vita diversa per garantire ai figli e alla famiglia quei lussi che nell’infanzia gli sono stati negati.

 

Nonostante la sua vita errabonda e la passione che lo infiamma ogni volta che incontra una donna, Victoria rimarrà al suo fianco per tutta la vita e anche quando giungeranno nel campo di transito in Israele e Rafael verrà “mandato con una zappa nelle mani anziane a domare un campo pieno di rovi sotto il sole cocente dell’estate”, Victoria “rimarrà in piedi come il capitano di una nave nella tempesta...”

 

 

Con una prosa ricchissima intrisa di atmosfere orientali e delle sfumature della sua lingua madre, l’arabo, Sami Michael – che dice di sentirsi più ricco perchè possiede due identità – ha dato vita ad una struggente saga familiare definita da un critico “un romanzo arabo scritto in ebraico”.

 

La ricchezza di linguaggi, lo stile elegante, la prosa fluida delineano un affresco corale che attraversa epoche e comunità diverse che collega spazi e tempi lontani, mischiando le tradizioni del passato con la cultura contemporanea, un affresco che trasmette a chi legge la voglia di guardare al di là delle miserie dolorose della realtà.

 

Victoria è un romanzo che si conficca nel cuore con dolcezza e passione, che lascia una scia luminosa dietro di sè: è un libro che non si dimentica.

 

 

Giorgia Greco

 


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