Ho letto con profonda commozione il discorso tenuto da Magdi Allam, e da voi riportato su Informazione Corretta del 7 maggio, in occasione del conferimento del premio conferitogli dal Mass Media Award dell'American Jewish Committee a Washington. Commozione tanto più grande se confrontato all'intervista a Repubblica, dello stesso giorno, di Fausto Bertinotti, a proposito di democrazia e altre amenità. Se Magdi Allam ha sottolineato, con lucidità e coraggio, come il destino del mondo libero e democratico sia intimamente legato alla sopravvivenza dello Stato di israele, che non va barattato con facili e ipocriti appelli al compromesso, Bertinotti ha chiaramente dimostrato, e questo a pochi giorni dalle celebrazioni del 25 aprile, come si possano manipolare quei valori della Resistenza al nazifascismo di cui egli sembra, a ogni cerimonia, considerarsi l'unico detentore. Perché, affermando che "La democrazia e' in grado anche di deporre chi compie degli atti contro di essa. Questo accade se la democrazia ha una vitalita' e una forza. Se ci fosse un Hitler la democrazia deve essere in grado di sconfiggerlo con le armi della democrazia. E se non si riesci una prima volta, ci riprovi", dimentica quanti milioni di morti è costato sconfiggere Hitler e il regime di terrore da lui fondato, dove non c'era certo spazio per un dibattito libero e democratico. Mi chiedo qual consigli democratici il Nostro abbia dato agli esponenti di Hetzbollah per convincerli democraticamente a rinunciare al loro progetto di distruzione di Israele e a liberare i due poveri soldati. Non era proprio lui, nei giorni del rapimento del giornalista di Repubblica, ad affermare che la vita vale più di tutto? Forse non quella di due afgani, sgozzati dai loro rapitori o di due israeliani, scomparsi nel nulla. Cecilia Nizza