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Rassegna Stampa
07.05.2007 Propaganda per delegittimare Israele
scrivere al sito che la ospita

Testata:
Autore: Sonja Karkar
Titolo: «I fantasmi di Deir Yassin»
Segnaliamo un articolo,  presente nel sito Uruknet  al seguente URL: http://www.uruknet.de/?s1=1&p=s6384&s2=05, il titolo è: I fantasmi di Deir Yassin, Alle radici della "leggittimità" di Israele.
Per contattare la redazione di Uruknet si può scrivere a: site@uruknet.info, ecco cosa dicono riguardo i messaggi che ricevono:
Dato il gran numero di messaggi che riceviamo ogni giorno, non vi assicuriamo una risposta. In ogni caso, la redazione legge tutte le e-mail e il vostro contributo sarà apprezzato.

Ecco l'articolo:

La vernice di "legittimitа" che si è data Israele non puт nascondere il marciume che danneggia il nucleo della sua esistenza - il suo peccato originale di spoliazione violenta e la sua attuale politica colonialistica di apartheid. E senza il riconoscimento di, e il risarcimento per, le atrocitа commesse contro i palestinesi, i fantasmi di Deir Yassin e di altri posti in Palestina continueranno a profilarsi minacciosamente in ogni discorso di pace.

Israele ha giocato a lungo sulle sue eroiche origini per sollecitare il supporto alle sue meno eroiche imprese odierne. Il problema и che quelle eroiche origini sono sempre state una storia inventata. La nascita di Israele nel sangue e le sue azioni successive furono crimini contro l’umanitа che continuano ancora oggi. La vernice di "legittimitа" che si и data Israele non puт nascondere il marciume che danneggia il nucleo della sua esistenza - il suo peccato originale di spoliazione violenta e la sua attuale politica colonialistica di apartheid. E senza il riconoscimento di, e il risarcimento per, le atrocitа commesse contro i palestinesi, i fantasmi di Deir Yassin e di altri posti in Palestina continueranno a profilarsi minacciosamente in ogni discorso di pace.

Era il 9 aprile 1948 quando una banda di terroristi ebrei entrт nel quieto villaggio rurale di Deir Yassin alla periferia di Gerusalemme con il chiaro scopo di distruggerlo. Vivevano 750 persone in quel villaggio, per la maggior parte spaccapietre. Le loro case erano state costruite con materiale calcareo, con porte e finestre ad arco e quelle case stavano lа da secoli. Gli abitanti sapevano che erano giа state compiute altri stragi all’inizio di quell’anno in altri villaggi e quindi avevano aderito ad un patto di non aggressione con l’Hagana, un altro gruppo di terroristi.

Ma questo patto era privo di valore: Deir Yassin era giа destinata ad essere distrutta e per evitare questa responsabilitа l’Hagana chiamт in aiuto due gruppi terroristici, l’Irgun e la Stern Gang per eseguire il piano. I capi sionisti nel marzo di quell’anno avevano concepito una strategia militare che chiamarono Piano Dalet o Piano D, il cui esplicito scopo era di sgomberare dai palestinesi tutte le cittа e i villaggi per consentire la nascita di uno stato ebraico. La prima operazione nota come Nachshon era destinata ad evacuare i paesi rurali lungo la strada fra Gerusalemme e Tel Aviv, occupando, espellendo e/o uccidendone gli abitanti – e Deir Yassin si trovava all’interno di quel piano. Benchй non sia stata la strage piщ grande compiuta in quell’anno, Dein Yassin rappresentт un punto di svolta per la pubblicitа che gli fu data, intesa a diffondere un’atmosfera di terrore in tutto il paese, sollecitando la pulizia etnica che seguм. Prima di questo piano erano giа stati distrutti circa 30 villaggi ma, una volta conclusa, l’Operazione Nachshon costituм la traccia per le successive campagne sioniste che finirono col distruggere 531 villaggi e 11 centri urbani circostanti. In quel solo anno il gruppo sionista (che fu poi comunemente noto come Esercito della Difesa Israeliana) commise 33 stragi documentate, con qualche storico che fa arrivare questa cifra a un centinaio. I palestinesi che non furono uccisi, fuggirono o furono espulsi con la forza. E chi avendone la possibilitа non sarebbe fuggito, vedendo o sentendo le atrocitа che erano state commesse? Donne violentate, uomini torturati, bambini costretti a guardare, senza rispetto per l’etа o per il sesso, a nessuno fu risparmiata la morte, e i loro corpi mutilati riempirono i pozzi o restarono abbandonati in mucchi informi di corpi straziati.

Almeno un centinaio di abitanti di Deir Yassin subirono questa sorte, anche se il numero dato in un primo tempo era piщ alto – 254 morti – probabilmente gonfiato dai sionisti stessi per terrorizzare i palestinesi di ogni parte. Senza considerare quanti morirono, l’uccisione di uomini inermi, di donne e bambini erano ricorrenti, cosм non c’и da stupirsi che i palestinesi scappassero quando sentivano che bande di terroristi sionisti erano nelle vicinanze dei lori paesi e villaggi. Il cibo rimaneva ancora caldo sulle tavole, i vestiti appesi negli armadi, e i giocattoli, le fotografie e i documenti venivano abbandonati nella fretta della fuga. Ma i 750.000 profughi palestinesi che neanche chiusero la porta della loro casa dietro di sй, pensavano tutti di ritornare.

Oggi nell’ironia piщ amara e deplorevole, il museo israeliano che commemora l’olocausto ebraico, lo Yad Vashem si trova sulla cima di una collina che sovrasta il cimitero di Deir Yassin, mentre le costruzioni di pietra di quello che era il villaggio palestinese sono utilizzate da un istituto israeliano per le malattie mentali. C’и da stupirsi che i fantasmi di Deir Yassin perseguitino ancora la memoria collettiva dei palestinesi e di coloro che sanno che Deir Yassin и stato il catalizzatore del piano per la creazione di uno stato di Israele solo per gli ebrei?

Nel frattempo i milioni di espropriati nei campi di Gaza, nella West Bank, nella Giordania e nel Libano aspettano di ritornare e/o di ricevere un risarcimento per le loro incalcolabili perdite e nessuno ha l’autoritа di barattare i loro diritti umani per accondiscendenza ad uno stato razzista nato dall’espropriazione e dalla disgrazia palestinese. Accettare qualcosa di meno senza il loro consenso significherebbe tradire i 60 anni di lotta palestinese per il riconoscimento e l’auto-determinazione in opposizione all’apartheid israeliana.

Lo storicio revisionista israeliano Benny Morris è giunto, si potrebbe dire suo malgrado, alla conclusione che non esistette mai un piano deliberato della dirigenza sionista per cacciare i palestinesi.
D'altro canto, nessuno è mai riuscito a smentire il ruolo del pressante appelli rivolti dai leader arabi , nell'illusione di una vittoria imminente,  alla popolazione palestinese, affinché abbandonasse le sue case nell'originare il problema dei profughi palestinesi.
In nessun caso, comunque,  ai profughi di un conflitto è stato garantito ciò che si chiede per i palestinesi: il "diritto al ritorno" nello Stato nemico in seguito a una sconfitta bellica. Non ai profughi delle guerre greco-turche, non a quelli delle guerre indo-pakistane, non ai tedeschi cacciati dall Cecoslovacchia, nè tantomeno ai profughi ebrei delle guerre arabo-israeliane.

Infine, riprendiamo dal saggio "Grandi Bugie, demolire i miti della propaganda antisraeliana", pubblicato da Informazione Corretta, il passaggio relativo alla verità storica su Deir Yassin:

 
. Deir Yassin. Gli eventi che ebbero luogo a Deir Yassin sono ancora oggi oggetto di roventi dispute. Ma, da parte sua, la leadership araba oggi ammette che le bugie create dagli arabi circa il fittizio “massacro” furono preparate sia per svergognare gli eserciti arabi e spingerli a lottare contro gli ebrei, sia per spaventare i civili arabi, incoraggiandoli a fuggire [v. PBS, Cinquant’anni di guerra – Israele e gli arabi (DVD 1993)]. Il villaggio era situato vicino a Gerusalemme, a cavallo della strada che porta a Tel Aviv. La parte ebraica di Gerusalemme era sotto assedio, e la sua unica ancora di salvataggio era questa strada di collegamento con Tel Aviv. Un contingente di truppe dell’Iraq era entrato a Deir Yassin il 13 marzo 1948. Le fonti riferiscono che fu chiesto loro di andare via. Non lo fecero, poiché i loro corpi, con ancora le armi in pugno, erano numerosi fra i morti dopo la battaglia. Era ovvio che gli iracheni stavano tentando di tagliare quella strada e, così facendo, di porre fine alla Gerusalemme ebraica. Perciò il 9 aprile 1948, un contingente dell’Irgun (un gruppo para- militare) penetrò nel villaggio. Questa operazione era completamente legittima dal punto di vista delle regole di ingaggio, poiché la presenza degli iracheni rendeva il villaggio un obiettivo militare legittimo. Il loro scopo, quello di prendere il villaggio e cacciare gli iracheni, era chiaro fin dal principio, poiché essi entrarono a bordo di una jeep e dagli altoparlanti chiesero alla popolazione civile di lasciare il villaggio. Sfortunatamente questa jeep scivolò in una fossa, così alcuni abitanti del villaggio non poterono sentire la comunicazione; comunque, molti lo fecero e fuggirono di fronte all’arrivo dell’Irgun al villaggio. Piuttosto che circondare il villaggio e prevenirne la fuga degli abitanti, l’Irgun lasciò molte vie di fuga libere per consentire loro di fuggire, e centinaia di civili le utilizzarono. Ma gli iracheni si travestirono da donne – è facile nascondere armi sotto le vesti fluenti del burqa – e si nascosero fra le donne e i bambini del villaggio. Così, quando i combattenti dell’Irgun entrarono, incontrarono il fuoco delle “donne!” La reazione dei combattenti dell’Irgun causò anche la morte di donne innocenti, ma a causa del fatto che gli iracheni si vestirono come donne e se ne fecero scudo. Dopo aver subito la perdita di oltre il 40% delle sue forze, l’Irgun decise di catturare o uccidere gli iracheni. Dopo poco le forze arabe si arresero e si dichiararono prigionieri ma dal gruppo, ancora vestiti da donne, alcuni iracheni aprirono il fuoco con le armi che tenevano nascoste sotto le vesti. I combattenti dell’Irgun furono sorpresi, i più furono uccisi, ed altri aprirono il fuoco sul gruppo. Gli iracheni che si erano arresi davvero finirono uccisi insieme a quelli che avevano solamente finto di arrendersi ed avevano aperto poi il fuoco. All’arrivo dell’Haganah furono ritrovati i corpi delle donne e di altri civili e questo causò l’accusa imprecisa di assassinio e massacro nei confronti dell’Irgun. Ma la Croce Rossa, chiamata per assistere i feriti ed i civili, non trovò prove di un massacro indiscriminato. Infatti, anche una fra le più recenti collazioni di prove (del luglio 1999) redatta da studenti arabi dell’Università Beir-Zayyit di Ramallah, affermano che non vi fu massacro, ma piuttosto un conflitto militare in cui civili furono uccisi dal fuoco incrociato. Secondo i calcoli della Beir-Zayyit il totale dei morti arabi, incluso i soldati iracheni, fu di 107 caduti. Quindi, da dove è venuta l’idea del massacro? Le stesse fonti arabe che confessano di aver ordinato ai civili arabi di fuggire, riconoscono anche che i portavoce arabi esagerarono cinicamente le perdite della battaglia di Deir Yassin, inventando storie di violenze di gruppo, brutalità nei riguardi di donne incinte, uccisione di bambini non ancora nati strappati dal ventre delle loro madri da ebrei assetati di sangue, omicidi di massa e cadaveri gettati in una cava lì vicino. Le stesse fonti arabe ammettono che lo scopo di queste bugie fu ancora quello di svergognare le nazioni arabe e farle entrare nel conflitto con maggiore alacrità, così che gli ebrei fossero distrutti dalla superiorità numerica degli invasori arabi. Il piano fallì. Come risultato di questa propaganda, i civili arabi furono colti dal panico, e fuggirono a decine di migliaia. Ciò fu confermato dal documentario della PBS del 1993, intitolato Cinquanta anni di Guerra, in cui furono intervistati i superstiti di Deir Yassin. Questi testimoniarono che loro stessi avevano implorato il Dott. Hussein Khalidi, direttore di Voce della Palestina (la stazione radio palestinese a Gerusalemme Est) di eliminare quelle bugie e quei racconti di atrocità che mai erano accadute. Egli rispose loro: «Noi dobbiamo capitalizzare questa grande opportunità! » La fuga degli arabi del resto era cominciata molti mesi prima di Deir Yassin. Quindi Deir Yassin non rileva per quel centinaio di migliaia di arabi che fuggirono prima del 9 aprile 1948. Inoltre, mentre la propaganda araba corrente asserisce che quello di Deir Yassin era uno dei molti esempi di massacri e stragi ebraiche, non vi è alcun altro esempio documentato di alcuno di tali comportamenti da parte degli ebrei. In definitiva, non fu quello che accadde a Deir Yassin a provocare l’esodo di decine di migliaia di arabi; furono invece le bugie inventate dall’Alto Comando arabo e sostenute dal Dott. Hussein Khalidi della “Voce della Palestina”, canale radio di notizie, a provocare il panico. Non si può certo biasimare Israele per questo. Inoltre, abbiamo al riguardo informazioni da una fonte famosa, ovvero lo stesso Yasser Arafat (cito dalla sua biografia autorizzata, di Alan Hart, Arafat: Terrorista o Creatore di Pace) che sostiene che le bugie di Deir Yassin furono sparse «come un drappo rosso di fronte ad un toro» anche dagli egiziani. Poi, dopo averli terrorizzati con queste storie, gli egiziani presero a disarmare gli arabi dell’area e a raggrupparli in campi di detenzione in Gaza (gli attuali campi profughi di Gaza). Perché gli egiziani fecero questo? Secondo Arafat, per tenere gli arabi fuori dall’area perché gli egiziani volevano mano libera per gestire la loro guerra. L’Egitto aveva ogni intenzione di conquistare il Negev e parte meridionale del piano litoraneo. E non volevano interferenze dagli arabi locali. Deir Yassin non fu un massacro; non accadde mai nulla di neppure vagamente simile a ciò di cui furono accusati gli ebrei. Noi non sappiamo quanti arabi fuggirono come risultato della propaganda araba su Deir Yassin. Qualche centinaio di migliaia sono una buona stima. La maggior parte di loro finirono nei campi di detenzione egiziani in Gaza.

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