Magdi Allam premiato a Washington dall'American Jewish Committee Ecco il testo del suo intervento
Testata: Informazione Corretta Data: 06 maggio 2007 Pagina: 1 Autore: Magdi Allam Titolo: «Magdi Allam premiato a Washington»
Magdi Allam è stato premiato il 4 maggio 2007 a Washington dall'American Jewish Committee. Riprendiamo il suo intervento, ricordando ai nostri lettori che a metà maggio uscira il suo nuovo libro dal titolo " Viva Israele", pubblicato da Mondadori.
Cari amici, ieri venerdì 4 maggio, per me è stata una giornata particolare. Al Capital Hilton Hotel di Washington sono stato insignito del Mass Media Award conferitomi dall’American Jewish Commitee. Il premio consistente in un piccolo obelisco in vetro su cui è stata incisa la seguente menzione: American Jewish Committee Mass Media Award Presented to Magdi Allam
For your courage and unflinching dedication to upholding the truth. You are a noble exemplar of the truest principle of journalism. Even in the face of adversity and at a great personal price, you continue to use your pen as a sword for truth. Washington DC, May 2007
Chi di voi fosse interessato a vedere il filmato della cerimonia della premiazione, a cui è seguito un dibattito dal titolo “Vincere la guerra delle idee”, a cui hanno preso parte Ayaan Hirsi Ali, ex deputato del Parlamento olandese e attualmente ricercatrice presso l’American Enterprise Institute (condannata a morte dai terroristi islamici che il 2 novembre 2005 sgozzarono Theo van Gogh nel centro di Amsterdam), Alvin Rosenfeld, direttore dell’Istituto delle arti e della cultura ebraica dell’Indiana University, Gil Troy, docente di Storia alla McGill University, e Irwin Cotler, ex ministro della Giustizia e deputato al Parlamento del Canada, può farlo collegandosi all’indirizzo www.visualwebcaster.com/event.asp?id=39476.
Prima di raccontarvi le mie sensazioni e valutazioni, vi presento la traduzione in italiano del mio discorso pronunciato in inglese:
Caro Presidente dell’American Jewish Committee E. Robert Goodkind, Caro Direttore generale dell’American Jewish Committee David A. Harris e Signora Giulietta Harris, Caro Ambasciatore d’Italia Giovanni Castellaneta, Cari amici,
sono onorato dell’invito a partecipare a questa riunione speciale dell’American Jewish Committee. Vi ringrazio di cuore per avermi conferito il Mass Media Award, tributato in passato a prestigiosi esponenti del mondo dell’informazione. Sono grato a David Harris, che condivide le mie idee, per aver suggerito e sostenuto la mia candidatura. Grazie anche a Emanuele Ottolenghi, direttore dell’AJC Transatlantic Institute, a Lisa Billig Palmieri, rappresentante in Italia dell’AJC, e a Shalumit Bahat, assistente del Direttore generale dell’AJC, per tutto ciò che hanno fatto per permettere la mia presenza qui tra voi.
Lo considero un gesto di amicizia e di solidarietà che mi incoraggerà a andare sempre più in avanti e sempre più con maggiore determinazione per affermare la verità, per scegliere il bene e realizzare l’interesse degli uomini di buona volontà che credono nella sacralità della vita e nella libertà di tutti. Sono convinto che oggi la sfida principale che siamo chiamati a fronteggiare è la nostra capacità di rappresentare correttamente la realtà, liberandoci dalla mistificazione della realtà che alimenta il pregiudizio e la menzogna. Basti considerare che non solo la maggioranza degli arabi e dei musulmani, ma anche circa un terzo dell’opinione pubblica occidentale sono convinti che la tragedia dell’11 settembre 2001 sia stata un complotto della Cia e del Mossad. Viviamo in un’era in cui la realtà manifesta viene negata per affermare un’ideologia che mistifica i fatti. Ebbene se non siamo capaci di distinguere il vero dal falso, non sapremo scegliere tra il bene e il male e in definitiva non potremo decidere l’azione che realizza l’interesse comune anziché danneggiarci. (continua) Magdi Allam
Magdi Allam 2007-05-05 17:54
Il mio discorso al Mass Media Award dell'American Jewish Committee a Washington - 2
Il 15 maggio in Italia verrà pubblicato il mio nuovo libro “Viva Israele”, il cui sottotitolo è “Dall’ideologia della morte alla civiltà della vita: la mia storia”. E’ un libro autobiografico in cui testimonio come dopo aver condiviso l’odio contro Israele nell’Egitto di Nasser negli anni Cinquanta e Sessanta, ho potuto constatare come quest’odio abbia successivamente coinvolto tutti gli ebrei, poi i cristiani, poi i musulmani liberali e laici, infine i musulmani che non si sottomettono all’arbitrio degli estremisti islamici. L’odio contro Israele è all’origine dell’ideologia della violenza e della morte che sta dilaniando il mondo intero. Ed è quindi sulla base della mia esperienza che ho maturato la convinzione che per salvaguardare il diritto alla vita di tutti, sia necessario sradicare la radice del male che è proprio l’odio contro Israele. Ed è così che il diritto di Israele all’esistenza emerge come il fulcro della sacralità della vita di tutti, come il discrimine tra la civiltà e le barbarie. “Viva Israele” è quindi un inno alla vita di tutti. Sostenere e difendere il diritto di Israele all’esistenza coincide con il sostenere e difendere il diritto alla vita di tutti.
Cari amici vi confesso che sono molto preoccupato. La conflittualità accesa tra il presidente e il Congresso degli Stati Uniti proprio sul tema cruciale della guerra al terrorismo, la fragilità del governo israeliano dopo la guerra in Libano, in aggiunta all'isolamento in cui versa un papa coraggioso, Benedetto XVI, che ha avuto il coraggio di denunciare la violenza che viene perpetrata nell'islam nel nome di Allah, sta indebolendo il fronte di prima linea nella guerra comune contro il terrorismo e le barbarie, mentre sta consolidando il fronte dei nemici della comune civiltà della vita e della libertà. In questo contesto l'orientamento dell'amministrazione americana e del governo britannico, teso a favorire l'ascesa al potere dei Fratelli Musulmani sulla sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, elevandoli a loro interlocutori privilegiati all'interno dell'Occidente stesso dove hanno conquistato il controllo di gran parte delle moschee, suona come una resa al nemico. Perché i Fratelli Musulmani condividono lo stesso obiettivo strategico dei terroristi di Al Qaeda, ovvero l'affermazione del Califfato islamico ovunque nel mondo, ma utilizzano una tattica più astuta che contempla il rispetto formale delle regole della democrazia quando è funzionale alla conquista del potere. Non dobbiamo farci ingannare da questo apparente rispetto per le regole democratiche. Il loro fine ultimo è la sconfitta della democrazia.
Così facendo l’Occidente si sta scavando la fossa da solo. Se si consente la crescita nei paesi arabi e islamici di una identità forte, aggressiva e espansionistica, mentre all’interno dell’Occidente cresce un’identità debole a causa del fallimento dei modelli di convivenza, quali il multiculturalismo e l’assimilazionismo. L’Occidente, di fatto, sta favorendo il proprio giustiziere avviandosi al suicidio. Eppure proprio gli Stati Uniti e la Gran Bretagna dovrebbero sapere più di altri che anche il nazismo e il fascismo arrivarono al potere nel rispetto delle regole formali della democrazia. Settanta anni dopo sembra che ce lo siamo scordati. E sconcerta il fatto che oggi proprio gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, le due nazioni che promossero la guerra vittoriosa contro il nazismo e il fascismo, s'illudano di poter isolare e sconfiggere Bin Laden alleandosi con i nuovi nazisti e i nuovi fascisti islamici. Sarebbe il caso che Bush e Blair riascoltassero la descrizione fatta da Winston Churchill di chi immaginava di poter essere conciliante con Hitler: "La persona conciliante è uno che nutre il coccodrillo nella speranza che questo lo mangi per ultimo".
(continua)
Magdi Allam 2007-05-05 17:55
Il mio discorso al Mass Media Award dell'American Jewish Committee a Washington - 3
Cari amici, dobbiamo comprendere che c’è una guerra in atto tra il terrorismo islamico globalizzato, che nega il nostro diritto alla vita e alla libertà, e noi. Da un lato troviamo i burattinai e i burattini del terrorismo, Al Qaeda, l’Iran degli ayatollah, la Siria di Assad, Hamas e i Talebani, mentre dall’altra troviamo gli obiettivi consapevoli o meno del terrorismo. Coloro che immaginano di potere evitare di prendere posizione, di essere o equidistanti o equivicini – per usare un’espressione coniata di recente dalla diplomazia italiana – tra giustizieri e vittime, e mettere Ahmadinejad e Olmert sullo stesso livello di Bin Laden e Bush, sono degli irresponsabili relativisti morali che legittimano i giustizieri e mettono a repentaglio la comune civiltà della vita e della libertà. Sfortunatamente ci sono molti irresponsabili nei paesi arabi e islamici, in Cina, in Russia così come in Occidente.
La battaglia che ci attende è essenzialmente una battaglia di idee, per una corretta informazione, per la moralizzazione della società e della politica, per l'assunzione di un'azione responsabile ed efficace che salvi e faccia trionfare una comune civiltà dell'uomo.
Il messaggio che vogliamo diffondere e consolidare nel mondo è che il valore della vita o vale per tutti o non vale per nessuno. Dobbiamo dire che il terrorismo non è mai giustificabile e non è mai legittimo, che il terrorismo è sempre di natura aggressiva e non reattiva. Dobbiamo dire che non si possono mettere sullo stesso piano il terrorismo che massacra perché rinnega il diritto alla vita degli altri, e le vittime del terrorismo che usano la forza delle armi per difendere il loro diritto alla vita. E’ tempo che la comunità internazionale consideri il terrorismo islamico globalizzato un crimine contro l’umanità. E’ tempo che le nazioni civili del mondo considerino un crimine contro l’umanità la negazione del diritto di Israele all’esistenza, l’istigazione a distruggere Israele, la condanna degli ebrei come miscredenti o nemici di Dio.
Cari amici, dobbiamo prendere atto che c’è una guerra in atto scatenata dal terrorismo islamico globalizzato che rifiuta il nostro diritto alla vita e alla libertà. Non è più tempo di compromessi sul valore della vita, non si deve mercanteggiare sul diritto all’esistenza di Israele. Soltanto accreditando il diritto all’esistenza di Israele, noi affermeremo il diritto alla vita di tutti noi. Ecco perché, cari amici, oggi Israele costituisce il discrimine tra la civiltà e le barbarie, tra la cultura della vita e la cultura della morte, tra il bene e il male.
Grazie alla vostra amicizia e solidarietà continuerò ad andare avanti nella mia missione per il trionfo della verità, del bene, della sacralità della vita, della dignità della persona, della libertà di tutti. A tutti voi i miei più sinceri auguri di successo e di ogni bene. Grazie.
Grazie alla vita ho scoperto l’umanità l’umanità che mi ha regalato il dono dell’amore
Grazie all’amore ho scoperto la verità la verità che mi ha regalato il bene della libertà
Grazie alla libertà ho scoperto Israele Israele che mi ha regalato la fede nella sacralità della vita
Grazie alla sacralità della vita ho scoperto la civiltà dei valori la civiltà dei valori che mi ha regalato la fiducia in un mondo di pace
Grazie alla vita, Viva la vita! Grazie all’amore, Viva l’amore! Grazie alla libertà, Viva la libertà! Grazie a Israele, Viva Israele!
Cari amici, tornerò su questa giornata per raccontarvi il seguito. A presto con i miei migliori auguri di vita e libertà,