martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.05.2007 Le radici della catastrofe nazista
le indagò lo storico George Mosse

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 maggio 2007
Pagina: 53
Autore: Dino Messina
Titolo: «Il rivoluzionario Mosse l'ebreo che capì il nazismo. Perché le sue idee fecero scandalo»
Dal CORRIERE della SERA del 4 maggio 2007

L a sera del 31 marzo 1933 un quindicenne, rampollo di una famiglia ebrea dell'alta borghesia tedesca, riuscì a passare il confine con la Svizzera pochi minuti prima della mezzanotte, quando sarebbe scattato per tutti gli ebrei l'obbligo di uno speciale lasciapassare. Gli altri famigliari erano al sicuro in territorio elvetico, solo il ragazzino era stato costretto a rischiare grosso da una professoressa del collegio in cui studiava che l'aveva costretto a finire tutti i compiti assegnati per punizione.
Con quest'aneddoto comincia il libro che Emilio Gentile, tra i maggiori storici italiani, ha dedicato a uno dei suoi maestri, George Mosse, dal titolo Il fascino del persecutore. George L. Mosse e la catastrofe dell'uomo moderno,
appena uscito da Carocci (pagine 224, e
18,50). L'autore dichiara troppo modestamente di non aver voluto scrivere una biografia dello storico che ha impresso una svolta rivoluzionaria agli studi sul nazismo e il fascismo, in parallelo con le ricerche condotte in Italia da Renzo De Felice (l'altro maestro di Gentile), ma soltanto ricostruire le tappe di una innovativa interpretazione. Una visione talmente rivoluzionaria, osserva Gentile, che se Mosse non fosse stato ebreo e omosessuale, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, i due decenni in cui scrisse i suoi libri principali, Le origini culturali del Terzo Reich (1964) e La nazionalizzazione delle masse (1975), avrebbe rischiato il linciaggio e l'accusa di «revisionismo» da parte degli ambienti culturali più conservatori, forse peggio e più di quanto capitò in Italia a De Felice. Il pioniere Mosse, che intese gli studi su nazismo e fascismo anche come la ricerca socratica di chi vuol capire le radici della catastrofe in cui precipitò l'umanità, per talento e anticonformismo infranse una serie di tabù e aprì nuove strade di ricerca. Innanzitutto, spiega bene Gentile, egli non diede mai credito alla semplificazione marxista del fascismo e del nazismo come reazione capitalistica. Si trattava invece di movimenti rivoluzionari. Con tale definizione spiazzava non soltanto il fronte di sinistra ma anche chi a destra, come Ernst Nolte, andava costruendo la teoria del nazismo e del fascismo quale reazione al bolscevismo. Nulla di più campato in aria secondo Mosse: il nazifascismo non era né una parentesi nella storia europea, nè un semplice prodotto degli sconvolgimenti causati dalla Grande Guerra, ma un precipitato di movimenti, culture, pregiudizi come si erano andati accumulando nel secolo borghese per antonomasia, l'Ottocento. Così il 30 gennaio 1933, quando Adolf Hitler andò al potere, non fu una casualità della storia. E non lo era stato neppure il 28 ottobre 1922. Tutt'altro. Le istanze rappresentate in Germania dal nazionalsocialismo e in Italia dal fascismo avrebbero comunque, secondo Mosse, trovato un'espressione.
Per sostenere la sua tesi sul radicamento del nazifascismo nella storia europea l'autore della
Nazionalizzazione delle masse utilizzò non solo la storia delle idee e delle ideologie (dal nazionalismo al razzismo), scandalizzando molti colleghi per la considerazione di opere minori che tuttavia esprimevano la mentalità corrente, ma rielaborò anche in chiave storica l'antropologia culturale di Claude Lévi-Strauss. Ancora di più diede scandalo quando passò a considerare la liturgia della politica fascista, dando risalto a quell'«estetica della politica» che per primo aveva sottolineato Walter Benjamin, anche se Mosse non volle mai riconoscere questo debito intellettuale.
Tra le grandi personalità del Novecento con cui lo studioso si confrontò e da cui prese le distanze, Hannah Arendt: anche se condivideva in parte la sua analisi sugli orrori dell'Olocausto e sulla «banalità del male», Mosse dissentiva dall'autrice delle Origini del totalitarismo
perché riteneva che sotto la categoria di totalitarismo non soltanto si perdessero le differenze tra fascismo e comunismo, ma anche quelle fra i diversi tipi di fascismo. Mosse, che del nazismo era stato una vittima, tra i primi ebbe il coraggio di dire che i movimenti di Hitler e Mussolini non andavano soltanto condannati, ma capiti, così come bisognava spiegare l'attrazione da essi esercitata «sulle masse moderne in crisi aspiranti alla totalità, ad una casa bene arredata, dove trovare stabilità e sicurezza in un mondo in rapida trasformazione».

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT