L'America non volle la pace con l'Iran ? Alix Van Buren dà credito ad ipotesi senza fondamento
Testata: La Repubblica Data: 01 maggio 2007 Pagina: 27 Autore: Alix Van Buren Titolo: «Quelle occasioni sprecate per una pace con Teheran»
L'Iran proposeagli Stati Uniti un accordo che avrebbe portato la pace e la normalizzazione dei rapporti, ma gli americani rifiutarono. Lo sostiene in un articolo pubblicato da REPUBBLICA del 1 maggio 2007 Alix Van Buren, basandosi su un articolo dell'editorialista anti-Bush del New York Times Nicholas Kristof. Van Buren prende per buona senza discussioni la ricostruzione di Kristoffbasata su "documenti segreti"e soprattutto sulla convinzione che di Teheran ci si potesse fidare. Ma se un regime che sostiene il terrorismo e ostenta disprezzo per le regole della comunità internazionale chiede la sospensione delle sanzioni, l'accesso al nucleare civile e l'esclusione dalla lista degli stati canaglia offrendo in cambio, come precisava Maurizio Molinari nella sua cronaca pubblicata dalla STAMPA il 30 aprile l' "impegno" a "stabilizzare l’Iraq" (ponendo fine ad operazioni di sostegno al terrorismo che per loro natura sono clandestine e non dichiarate pubblicamente), a interrompere il sostegno ai gruppi palestinesi «di opposizione» "(dunque non ad ogni gruppo terroristico palestinese),a "fare pressione per ottenere da Hamas la fine degl"favorire la trasformazione di Hezbollah in un partito politico" (se l'Iran cessasse di rifornire di armi e denaro Hezbollah la srruttura militare di questa organizzazione, senza l'intervento di altri sostenitori, diverebbe presto un ricordo del passato: perché Teheran non impegnava in questo senso ?) il sospetto che stia mentendo, che voglia ottenere vantaggi senza dare nulla in cambio è non solo legittimo, ma doveroso. Va anche precisato che nella ricostruzione di Kristof gli ambasciatori americani Ryan Crocker e Zalmay Khalizad si incontrarono a Ginevra con l'ambasciatore iraniano all'Onu. In ogni caso, dunque, non vi fu affatto, come risulterebbe dall'articolo di Van Buren, una proposta iraniana che i falchi dell'amministrazione Bush rifiutarono di esaminare. Per Kristof la proposta venne discussa ed evidentemente giudicata insoddisfacente. Le motivazioni, come abbiamo visto, non sembrano mancare anche accettando la versione della proposta iraniana riferita da Kristof.
Aggiungiamo che sostenere, come fa Van Buren, che la crisi dei riformisti iraniani iniziò con l'inclusione del paese nell'Asse del male è assolutamente falso, dato che le speranze di un rinnovamento del regime dall'interno erano definitivamente state stroncate nel 1999, con la violenta repressione delle proteste studentesche.
Ecco l'articolo:
Nel fragore dei tamburi di guerra, preludio di un possibile raid sopra Teheran per azzerarne gli esperimenti nucleari, s´alza un coro dissonante. Lo dirige Nicholas Kristof, editorialista del New York Times. Convinto assertore di un dialogo con l´Iran come sbocco all´impasse in cui s´incancreniscono i rapporti fra i due Paesi, Kristof intende smascherare il «vergognoso fallimento» della diplomazia statunitense. Per farlo, sciorina nel suo blog i documenti segreti del Grand Bargain, il Grande Accordo proposto dagli emissari iraniani fra il 2001 e il 2002 e "ucciso" prima che potesse decollare dai falchi dell´Amministrazione Bush. È un documento davvero sorprendente, dice Kristof, poiché vi sono contenute proposte per risolvere l´intera scaletta delle dispute: le preoccupazioni di Washington circa le armi nucleari, il terrorismo e l´Iraq. «C´erano reali speranze di pace - scrive il commentatore -; ora c´è un vero pericolo di guerra». In rete si sfoglia il dossier virtuale della missed opportunity, l´occasione mancata. Compaiono le missive - spedite, faxate o consegnate a funzionari del Dipartimento di Stato dai diplomatici di Teheran - con il dettaglio di una proposta d´accordo. Si legge il memorandum "per una collaborazione Usa-Iran contro Saddam Hussein" compilato nell´ottobre 2002, con l´esordio promettente: «Saddam Hussein, proprio come Al Qaeda e i Taliban in Afghanistan, è il nemico giurato sia dell´Iran sia degli Stati Uniti». Eppure fra i due Paesi, lamentano gli estensori, manca una comunicazione adeguata a proseguire nella collaborazione già sperimentata in Afghanistan. Il testo s´avventura fino a suggerire una "normalizzazione dei rapporti". In particolare una bozza porge alla Casa Bianca la chiave per la soluzione di alcuni nodi gordiani: garantisce «piena trasparenza» e altre misure per rassicurare gli Usa sull´uso civile del nucleare. S´impegna a porre fine al «sostegno materiale ai gruppi d´opposizione palestinesi»; a premere su Hamas affinché «si astenga da azioni violente contro i civili israeliani»; a promuovere la transizione di Hezbollah verso «un´organizzazione politica all´interno del Libano» e infine ad appoggiare l´iniziativa di pace saudita con la formula dei due Stati per appianare il conflitto israelo-palestinese. In cambio Teheran pretendeva altrettanto: «reciproco rispetto», fine delle sanzioni, accesso alle tecnologie nucleari civili e, in più, l´eliminazione di Teheran dall´"asse del male". Proprio l´inclusione dell´Iran nella sulfurea lista dei Paesi avversari di Washington aveva spiazzato i riformisti di Teheran, piombata nel bel mezzo della "fruttuosa cooperazione" fra i due Paesi sull´Afghanistan. Andò a finire come tutti sanno. A un incontro fissato a Ginevra per l´avvio dei colloqui, l´ambasciatore iraniano all´Onu Javad Zarif attese invano: gli americani non si presentarono. Peccato, tira le somme Kristof: «Al vomere della pace s´è preferita la spada».
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