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Ansa - L'Unità - Europa - Il Sole 24 Ore - Il Manifesto Rassegna Stampa
01.05.2007 Se i giornalisti ragionano come gli hezbollah
riflessi condizionati e manipolazioni sulla commissione Winograd

Testata:Ansa - L'Unità - Europa - Il Sole 24 Ore - Il Manifesto
Autore: la redazione - Umberto De Giovannangeli - Maurizio Debanne - Ugo Tramballi - Michele Giorgio
Titolo: «RAPPORTO SULLA GUERRA IN LIBANO: "OLMERT RESPONSABILE - Israele: Olmert, guerra senza piano - "Dossier sulla guerra in Libano: il fallimento colpa di Olmert - Errori gravissimi in Libano Ma Olmert rifiuta le dimissioni - Primo ministro a termine - Olmert»

Una parte dei nostrri media ha reagito al rapporto Winograd con riflessi condizionati simili a quelli di Hezbollah.
Se Israele si critica e pone sotto accusa la sua leadership vuol dire che è debole, pensano questi ultimi.
Se Israele si critica vuol dire che è totalmente "marcia", se la conduzione della guerra viene criticata vuol dire che la guerra stessa, pur essendo la risposta a un aggressione,  era sbagliata, pensano i nostri giornalisti.

Un primo esempio è il lancio
ANSA del 30 aprile 2007.
La guerra in Libano non ha soltanto mancato gli ambiziosi obiettivi che si era prefissa (disarmo di Hezbollah, liberazione dei soldati rapiti),ma è stata  "disastrosa".  Ha provocato la morte di 1200 "libanesi", tra i quali non è naturalmente necessario nè opportuno distniguere gli hezbollah (mentre tra civili e militari israeliani si distingue accuratamente).
Ecco il testo:


TEL AVIV - La stampa israeliana prevedeva uno 'tsunami politico' per il premier Ehud Olmert con la pubblicazione delle prime conclusioni della Commissione d'inchiesta Winograd sulla disastrosa guerra in Libano dell'anno scorso: una previsione che si è rivelata esatta. In 171 pagine diffuse su internet questo pomeriggio i cinque membri della Commissione presieduta dal'ex-giudice Eliahu Winograd hanno inchiodato alle proprie responsabilità il capo del governo di Gerusalemme per la gestione della guerra di 34 giorni dell'estate scorsa contro gli Hezbollah, considerata da molti la prima che Israele non ha vinto.

Un conflitto costato la vita a 41 civili ed a 117 militari israeliani, a 1200 libanesi, mentre, per 34 giorni, 4000 missili e razzi Hezbollah sono piovuti sulle popolazioni del nord di Israele rinchiuse nei rifugi sotterranei senza che 'l'esercito più potente del 'Medio Oriente' potesse impedirlo. Per Olmert quindi è iniziata oggi una lotta sul filo del rasoio per la sopravvivenza politica. L'opposizione chiede le sue dimissioni immediate, e elezioni anticipate. Anche in seno al suo partito, Kadima, potrebbe delinearsi una rivolta interna.Intanto si prepara la risposta della piazza. Giovedì sera è prevista la prima grande manifestazione, a Tel Aviv, per chiedere le dimissioni di un premier precipitato ormai a minimi storici di popolarità: il 2% secondo gli ultimi sondaggi. Olmert, già prima della pubblicazione del rapporto, aveva fatto sapere dai suoi collaboratori di non avere la minima intenzione di dimettersi, e di voler resistere a oltranza.

Il segretario del governo Israel Maimon ha ribadito che il premier "non sta considerando la possibilità di dimettersi". Ma le dure critiche - più aspre ancora di quanto previsto - della Commissione Winograd, assieme alle diverse 'affaires' di presunta corruzione che lo inseguono, rendono ora molto incerto il suo futuro politico. Questo nonostante le parole di sostegno giunte dalla Casa Bianca pochi minuti dopo la pubblicazione del rapporto Winograd.

Il presidente Bush considera "essenziale" l'amico e alleato Olmert per gli attuali sforzi verso la pace, ha fatto sapere con tempismo il portavoce Tony Snow. Alle 17, le 16 in Italia, tutte le Tv israeliane, a reti unificate, hanno trasmesso la breve sintesi delle conclusioni della Commissione letta da Eliahu Winograd, riportate in diretta in Libano anche dalla Tv degli Hezbollah, Al Manhar. Un atto d'accusa contro Olmert, ma anche verso il ministro della difesa e leader del Labour Amir Peretz e l'allora capo di stato maggiore Dan Halutz, il solo ad essersi già dimesso. Poco perima Eliahu aveva consegnato il rapporto direttamente a Olmert e Peretz. Le conclusioni del rapporto paiono senza appello.

Sono 171 pagine che pesano come piombo per Olmert, anche se non ne chiedono esplicitamente le dimissioni. Ma non è escluso che la Commissione lo faccia nel rapporto finale, in luglio. "Il modo in cui Israele ha avviato la campagna militare è inaccettabile, non dovrà mai più ripetersi" afferma il documento, la "responsabilità primaria" dei numerosi errori ricade "sul primo ministro, sul ministro della difesa, sul capo di stato maggiore". Olmert però ha "una responsabilità suprema e globale".

Il suo è stato "un fallimento severo". I prossimi giorni si preannunciano decisivi per il futuro del premier. Già questa sera si è rinchiuso con i dirigenti ed i ministri di Kadima. Dal suo stesso partito potrebbe venire la principale minaccia. La stampa israeliana ritiene che il ministro degli esteri Tzipi Livni potrebbe guidare un golpe interno entro l'estate. Più della metà dei 29 deputati di Kadima, secondo Haaretz, sarebbero pronti a una rivoluzione di palazzo nelle prossime settimane "per non affondare con lui".

 I sondaggi danno Kadima in crollo nelle intenzioni di voto. Se si votasse oggi molti dei suoi deputati cambierebbero mestiere, cosi come molti laburisti. Difficile anche la situazione di Peretz, cui nessuno da molte speranze di riuscire a mantenere la guida del Labour alle primarie del 29 maggio, nello scontro con l'ex-premier Ehud Barak.

Peggiore ancora questo trafiletto:

ANSA)-GERUSALEMME, 30 APR- Olmert ha la responsabilita' ministeriale e personale per le decisioni prese in relazione alla guerra contro Hezbollah. Lo ha affermato la commissione Winograd sulla guerra in Libano. Olmert, il ministro della difesa Peretz e il capo di Stato Maggiore Dan Halutz sono i maggiori responsabili della guerra.'Tsahal -le forze armate, e in particolare le forze di terra - non era pronto alla guerra, a diversi livelli'.Cosi' il rapporto della Commissione Winograd.

La commissione Winograd non ha mai attribuito al governo israeliano la reponsabilità di una guerra voluta da Hezbollah

La commissione Winograd ha contestato al governo Olmert di non aver valutato con prudenza l'opzione militare, soppesando anche la possibilità di una risposta diplomatica all'aggressione di Hezbollah, di non aver valutato piani alternativi a quelli del generale Halutz, basati sull'impiego della forza aerea, di aver definito obiettivi irrealistici per la campagna, non invece per "la decisione di andare in guerra".
Umberto De Giovannangeli, sull' UNITA' del 1 maggio 2007 tenta però di attribuire quest'ultimo significato ai risultati dell'indagine.
Ecco l'atrticolo:


IL PREMIER EHUD OLMERT ha la responsabilità ministeriale e personale per le lacune nelle decisioni prese (di andare in guerra contro gli Hezbollah) e nel processo decisionale. Il Premier Ehud Olmert, il ministro della Difesa Amir Peretz e il capo di stato mag-
giore Dan Halutz sono i maggiori responsabili della decisione di andare in guerra contro gli Hezbollah.
Il rapporto preliminare della Commissione Winograd sulla Guerra in Libano è uno dei più pesanti mai pubblicati nella storia di Israele nei confronti di un governo. Nelle sue 171 pagine torna ripetutamente la parola «fallimento». Non figura una richiesta perentoria di dimissioni nei confronti del premier Ehud Olmert e del ministro della Difesa Amir Peretz (mentre il capo di stato maggiore Dan Halutz le ha già rassegnate): ma il testo redatto da Winograd non lascia loro molto spazio di manovra. La Commissione non mette in dubbio che di fronte alla provocazione compiuta dagli Hezbollah libanesi il 12 luglio scorso quando bombardarono la Galilea, rapirono due soldati e ne uccisero altri otto il governo Olmert avesse il diritto di esaminare la possibilità di una reazione armata pesante. Ma si trattava, ricorda, di una decisione grave, che avrebbe potuto (come avvenne) innescare una guerra. Sarebbe stato opportuno studiare la situazione in Libano, soppesare in maniera approfondita la opportunità di abbandonare «la politica più remissiva di fronte alle provocazioni degli Hezbollah» adottata negli anni precedenti dai premier Ehud Barak ed Ariel Sharon, verificare se le retrovie israeliane fossero pronte di fronte ai probabili bombardamenti di razzi libanesi, considerare il fatto che ai vertici di governo c’erano persone relativamente inesperte. La Commissione lamenta anche che non sia stata discussa la possibilità di reagire inizialmente all'attacco degli Hezbollah con mezzi politici, o diplomatici. Invece, nota la Commissione con «sbigottimento», al governo israeliano bastarono nella sera del 12 luglio due ore e mezzo per «intraprendere una operazione militare che deviava in modo significativo dalla politica precedente, tutto ciò in maniera affrettata, senza che fossero stabiliti obiettivi chiari e concordati». I responsabili di governo pensavano che le forze armate fossero pronte al confronto, ma così non era secondo la Commissione. Già nei primi giorni di combattimento esaminati (fra il 12 e il 17 luglio) fu subito uno sfacelo. Il premier non chiese alle forze armate piani alternativi, il ministro della Difesa un ex sindacalista digiuno di questioni militari, entrato in carica appena due mesi prima - non riuscì a colmare le proprie lacune. Comandò una campagna militare che, in sostanza, non comprendeva. Il generale Halutz mancò al suo dovere di illustrare ai vertici politici le implicazioni delle decisioni che via via prendevano: «Eppure - esclama con indignazione la Commissione Winograd - sapeva di avere di fronte persone inesperte». In definitiva, conclude la Commissione, il responsabile principale resta comunque Ehud Olmert. «È lui responsabile del fatto che fu decisa una operazione senza un piano ben definito, senza un tracciato strategico chiaro. È lui il responsabile che gli obiettivi della campagna non furono fissati con chiarezza e prudenza. È lui il responsabile per non aver verificato se l’esercito fosse pronto, nè la situazione nelle retrovie». «Ci fu dunque un grave fallimento nel ricorso alla ponderatezza, alla responsabilità, alla prudenza». Per Olmert parla il segretario del governo, Israel Maimon: nonostante il pesantissimo j’accuse, il premier «non sta considerando la possibilità di dimettersi». «Il primo ministro - aggiunge Maimon - ritiene di essere la persona giusta per correggere i difetti suoi e del governo, così come sono emersi nel rapporto Winograd». In serata, è lo stesso Olmert a ribadire, in una tumultuosa riunione con ministri del suo partito, Kadima, che non intende dimettersi (lo stesso fa Amir Peretz con i ministri laburisti). Ma più della metà dei 29 deputati di Kadima sarebbero pronti a una rivoluzione di palazzo nelle prossime settimane «per non affondare con lui». L’opposizione, di destra e di sinistra, ha convocato per giovedì sera una grande manifestazione in Piazza Rabin, nel cuore di Tel Aviv. per chiedere le dimissioni di un premier precipitato ormai a minimi storici di popolarità: il 2% secondo gli ultimi sondaggi.

EUROPA sintetizza in modo scorretto in un sommario "Sarebbe stato opportuno  reagire a Hezbollah con mezzi politici".
Nella cronaca di Maurizio Debanne si legge che
 
La commissione non mette in dubbio che di fronte alla provocazione compiuta dagli Hezbollah il governo Olmert avesse il diritto di esaminare la possibilità di una reazione armata pesante.

Il rapimento di due soldati e la pioggia di razzi sul nord di Israele non furono una "provocazione", ma un'aggressione.

Ugo Tramballi  sul SOLE 24 ORE avanza, in modo del tutto gratuito, l'ipotesi che Hamas e Hezbollah siano ora "la sola speranza rimasta a Olmert".

se penseranno di approfittarsene, credendo che Israele ora sia più debole, regaleranno a Olmert un'ultima possibilità.

In realtà è sotto gli occhi di tutti che il governo israeliano cerca ora di riguadagnare consenso inseguendo prospettive di pace anche dubbie o irrealistiche (si veda l'assenso al piano saudita), non certo contando su nuove aggressioni terroristiche.
L' alleanza oggettiva tra politici israeliani in cerca di consenso e terrorismo non esiste, è solo un'invenzione utile ad avvalorare lo stereotipo negativo di una classe dirigente israeliana mostruosamente cinica e non interessata alla pace.

Michele Giorgio sul MANIFESTO lamenta che la commissione non ha trattato

le terribili sofferenze inflitte ai civili dell'altra parte, le distruzioni immense a Beirut, a Bint Jbail, Marun Al-Ras, Eita A-Shab e tanti altri villaggi del Libano del sud martellati per oltre un mese da artiglieria e aviazione di Israele.

Esagerazioni a parte (Beirut è stata colpita in modo limitato) si deve notare che di queste distruzioni e sofferenze farebbe bene ad occuparsi una commissione d'inchiesta libanese, che chiarisca come e perché Hezbollah le ha provocate nascondendosi tra i civili per colpire Israele.

 


 


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