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Il Giornale Rassegna Stampa
25.04.2007 Parole chiare su Gino Strada
da parte di un afghano

Testata: Il Giornale
Data: 25 aprile 2007
Pagina: 6
Autore: Haroun Mir
Titolo: «Aiutarci non significa imporre diktat all’esecutivo di Karzai»
Dal GIORNALE del 25 aprile 2007, un intervento di  Haroun Mir,  politologo afghano e assistente dell’ex ministro della Difesa Ahmad Shah Massud:

Lo scambio di prigionieri attuato dal governo afghano per salvare la vita di un giornalista italiano è stato un errore irreparabile, che crea un precedente per futuri rapimenti da parte dei talebani. Per la verità, in Occidente c’è gente disposta a morire pur di avere cinque minuti di celebrità in uno show tv di prima serata, e Daniele Mastrogiacomo lo ha capito bene. Infatti, è diventato famoso nel giro di una notte, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Ma la sua vita vale di più di quella del suo autista o del suo interprete? Per salvare la propria vita, Mastrogiacomo - eroe mediatico del momento - porta ora il peso morale di aver causato la morte di due poveri afghani, oltre allo scambio di pericolosi talebani, responsabili dell’uccisione di militari afghani, delle forze di coalizione e di civili innocenti. Durante gli ultimi tre decenni di conflitti in Afghanistan, molti rispettabili, onesti giornalisti occidentali hanno affrontato il rischio di riportare le miserie patite dal popolo afghano, spinti dalla loro nobile professione giornalistica. Hanno corso grossi rischi per riportare i fatti che avvenivano nelle zone di guerra dell’Afghanistan, e fra loro vi era un gran numero di valenti giornalisti italiani, che sono da noi considerati grandi amici. L’esempio più significativo ci viene dalla giovane e brava giornalista Maria Grazia Cutuli del Corriere della Sera, che fu assassinata dallo stesso genere di individui che Mastrogiacomo ha contribuito a far liberare. Tutta la storia che si nasconde dietro al rapimento del giornalista italiano e all’ingerenza dell’ospedale di Emergency, finanziato dall’Italia, dovrebbe essere attentamente esaminata. Non poteva il governo afghano disturbare le autorità italiane, chiedendo di investigare sul giornalista per capire come era avvenuto l’incidente del rapimento? Chi organizzò il suo viaggio? E chi gli suggerì di andare a visitare quei luoghi ad alto rischio nella provincia di Helmand? Credo che qualsiasi giornalista, prima di intraprendere un viaggio in una zona pericolosa, debba prepararsi adeguatamente e consultarsi preventivamente con le autorità locali. Perché Mastrogiacomo non prese le necessarie precauzioni pur essendo un giornalista veterano? In realtà, il primo ministro italiano Romano Prodi forzò il governo afgano ad attuare lo scambio, ben sapendo che l’Afghanistan ha bisogno dei soldati italiani e del denaro italiano. Adesso Gino Strada minaccia di chiudere l’ospedale di Emergency in Afghanistan. Vuole così trarre ulteriori vantaggi dalla povertà degli afghani, imponendo la sua volontà sul governo di Kabul. Chiede la chiusura delle indagini sull’assassinio dei due poveri afghani, pretendendo il rilascio dalla prigione del primo sospettato di questo rapimento, Ramatullah Hanefi. Capisco che le convinzioni di sinistra di Gino Strada siano in contrasto con la presenza delle forze Usa e Nato in Afghanistan. Ma Strada deve capire che l’Afghanistan è una democrazia e che il Consiglio nazionale di sicurezza afghano non è un servizio segreto come quello che abbiamo vissuto durante il regime comunista in Afghanistan. Ritengo che in Afghanistan esistano delle organizzazioni di controllo sia locali sia internazionali, sufficienti a seguire il caso giudiziario di Ramatullah Hanefi, dipendente dell’ospedale di Emergency accusato di collusione con i talebani. E, se sarà giudicato colpevole, Hanefi avrà la responsabilità dell’uccisione di due afghani innocenti. Il dottor Strada dovrebbe smetterla di intimorire con le sue minacce le autorità afghane e rispettare invece la volontà del popolo afghano, che vuole un’indagine approfondita sul caso. Per la prima volta in questi ultimi anni, noi afghani possiamo permetterci di dare il giusto valore alla vita di uno dei nostri. Motivo della collera di Strada è solo il fatto che le autorità afghane abbiano messo in discussione la credibilità di uno dei suoi dipendenti. Dato che la grande massa di aiuti stranieri all’Afghanistan è gestita dalle Ong, che cosa succederà se un domani altre Ong richiederanno maggiori benefici dal governo afghano? Noi afghani apprezziamo certamente l’assistenza della comunità internazionale, così importante, ma rifiutiamo le imposizioni dettate da individui come Gino Strada. Siamo certamente una nazione povera,maabbastanza fiera da rifiutare aiuti che siano soggetti a condizioni imposte. *Politologo afghano e assistente dell’ex ministro della Difesa Ahmad Shah Massud

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