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La Repubblica - L'Unità - Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
25.04.2007 Se Prodi diventa un grande amico di Israele
e trattare con Hamas una prova di "realismo": cronache e analisi scorrette

Testata:La Repubblica - L'Unità - Il Sole 24 Ore
Autore: Vincenzo Nigro - Umberto De Giovannangeli - Ugo Tramballi
Titolo: «Hamas: "La tregua è finita" ma da Roma Abu Mazen frena - Prodi e Abu Mazen condannano la rottura della tregua di Hamas - Indipendenza di Israele - Il realismo dell'Italia: dialogare con tutti»
Hamas annuncia la "rottura" della tregua, ma Abu Mazen, che non è mai riuscito, e sostanzialmente nemmeno a provato, a bloccare le aggressioni contro Israele, "rassicura" che gli ennesimi lanci di razzi kassam sarebbero un' "eccezione".
Vincenzo Nigro su La REPUBBLICA e Umberto de Giovannangeli sull'UNITA' prendono sul serio le poco credibili dichiarazioni del presidente palestinese, volte a minimizzare l'aggressione a Israele.  Dichiarazioni che Abu Mazen formula nello stesso  momento in cui chiede il riavvio dei finanziamenti all'Anp e trova un più che diponibile interlocutore in Romano Prodi.

Il quale al ricevimento romano per il 59esimo anniversario dell'indipendenza di Israele ha pronunciato un discorso sbilanciato e fazioso, attribuendo di fatto a Israele l'onere di porre le condizioni per la pace in Medio Oriente.

Vincenzo Nigro, per evitare di affrontare il tema, costruisce un articolo incentrato sull'assenza di Berlusconi dal ricevimento, sul passaggio del discorso del premier italiano che riguardava i leader dell'opposizione e che è stato cancellato.

Polvere alzata per nascondere la linea di indifferenza alle ragioni di Israele assunta dalla politica estera italiana.

Ecco l'articolo:

ROMA - A Roma una giornata mediorientale. Mentre in Palestina la fazione militare di Hamas rompe la tregua e lancia missili Qassam contro Israele, il presidente Abu Mazen in Italia incontra Prodi, il ministro degli Esteri Massimo D´Alema e papa Ratzinger. Il tutto nel giorno della festa nazionale israeliana, il 59° dalla fondazione dello Stato ebraico, una festa funestata dalle nuove violenze ma ricordata all´Excelsior da un ricevimento a cui la politica italiana ha partecipato in maniera bipartisan. Con un solo assente di rilievo, Silvio Berlusconi, che sino all´ultimo aveva fatto sperare gli israeliani nella sua presenza.
I razzi della Brigate Ezzedin Al Qassam in verità non avevano mai cessato di volare contro Israele, anche durante la "tregua": ma la novità di ieri è che Hamas-militare dichiara ufficialmente chiusa la sospensione dei combattimenti. Sia Romano Prodi che Massimo D´Alema nei loro incontri con Abu Mazen hanno ripetuto con forza la loro preoccupazione per i nuovi attacchi ad Israele, ma il presidente palestinese li ha rassicurati: «La rottura della tregua di oggi è un´eccezione che non durerà, e che è la risposta ad un attacco israeliano che ha ucciso nove palestinesi». L´Italia di Romano Prodi e Massimo D´Alema gli crede, spera davvero che le milizie e la violenza in Palestina possano ancora essere fermati. Nel suo discorso alle 13 nei saloni dell´Excelsior Prodi evita di citare gli attacchi di Hamas, di condannarli, tanto che alla fine, di fronte a un applauso abbastanza freddino chiederà «ma cosa c´è che non andava bene? Hamas? Ne parlerò dopo». E infatti il premier condanna la violanzione della tregua più tardi, durante la conferenza stampa con Abu Mazen.
Nel discorso Prodi ripete che lui è a favore di uno Stato palestinese accanto a uno Stato israeliano «che sia uno Stato ebraico», ovvero che non venga stravolto da un ritorno massiccio dei profughi palestinesi del ‘48. Prodi insiste nell´offrire amicizia sincera a Israele: «I leader israeliani mi dicono sempre che sulla sua sicurezza Israele può contare solo su se stesso, io ribatto che Israele invece ha molti amici, ma che la sua vera sicurezza nascerà quando nascerà uno Stato anche palestinese».
Dopo Prodi, l´ambasciatore israeliano Gideon Meir passa la parola al leader di An, Gianfranco Fini che di fatto rappresenta l´opposizione vista l´assenza di Silvio Berlusconi (impegnato sin dal mattino a seguire il duro impegno del Milan in Champions League). Prodi addirittura è costretto a cambiare il testo del suo discorso: nell´originale era scritto che «l´impegno dell´Italia a sostegno del diritto di Israele a vivere in pace e sicurezza è testimoniato anche dal fatto che il leader del maggior partito di opposizione è qui con me a celebrare con gli stessi sentimenti questa ricorrenza». Accanto a lui c´era Fini, e Prodi ha preferito tagliare il riferimento dal suo discorso.

Di seguito, l'articolo di De Giovannangeli dall' UNITA', su l'incontro con Abu Mazen .

«NON NASCONDO la mia preoccupazione per la rottura della tregua da parte di Hamas, rottura che condanno fermamente e che spero sia un episodio temporaneo: non è possibile parlare di pace se vi sono missili e bombe che rompono la tregua». Sospeso tra
violenza e speranza. Tra guerra e pace. È il Medio Oriente. Le notizie che giungono da Gaza segnano l’incontro a Palazzo Chigi tra Romano Prodi e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen). Il premier auspica che la rottura della tregua da parte del braccio armato di Hamas rimanga «un episodio isolato»: «Facciamo finire la violenza - esorta il presidente del Consiglio - altrimenti è assolutamente inutile parlare di processo di pace». Prodi non si è voluto sbilanciare di chi sia la responsabilità tra le parti: «Non mettiamoci a fare il processo su chi ha iniziato prima e chi ha reagito», taglia corto il premier.

Con questa frase, Romano Prodi non ha "tagliato corto". Ha rifiutato di ammettere che l'aggressione terroristica contro Israele non è mai cessata.

L’Italia continua a puntare sul dialogo. Che passa anche per un sostegno attivo alla leadership di Abu Mazen. «Ho assicurato al presidente Au Mazen una politica italiana molto forte perché da parte della Commissione europea si riprenda l’aiuto finanziario ai palestinesi», annuncia il presidente del Consiglio nella conferenza stampa congiunta con il raìs palestinese. «L’Italia farà la sua parte continuando l’antico rapporto di aiuto con la Palestina», assicura il Professore. La scelta del dialogo, la ricerca del compromesso. Un impegno che accomuna i due leader. «Non abbiamo altra scelta che quella della pace» e «abbiamo concordato la tregua perché non possiamo negoziare sotto il rumore dei cannoni», afferma Abu Mazen. La rottura della tregua da parte di Hamas, aggiunge il presidente dell’Anp, è una «eccezione che non durerà ed è avvenuta in risposta ad un attacco israeliano che ha ucciso nove palestinesi». Sui rapporti con il governo di unità nazionale palestinese (guidato da un esponente di Hamas, Ismail Haniyeh), Prodi precisa: «La nostra posizione è molto chiara, ed è sostanzialmente quella della Ue: noi dialoghiamo con i ministri che accettano i tre principi del Quartetto». Il premier ha quindi auspicato che «tutti i membri del governo (palestinese) accettino questi principi»: «Ho estrema fiducia - dice ancora Prodi - che questi principi diventino patrimonio di tutti».
«Mahmoud il moderato» guarda con fiducia all’Europa: la posizione dell’Ue, spiega, «è ricca di spunti positivi sui quali possiamo costruire molto nel prossimo futuro». Il dialogo con il premier israeliano Ehud Olmert è iniziato con incontri quindicinali e noi «li continueremo con il massimo impegno», ribadisce il raìs. Nell’incontro di Palazzo Chigi si è parlato anche, su sollecitazione italiana, della sorte del caporale israeliano Gilad Shalit, nelle mani dei gruppi armati palestinesi dal 25 giugno scorso. Shalit è «vivo ed è in ottima saluta», assicura Abu Mazen. «Sono in atto molti sforzi - prosegue - scambi di comunicazioni scritte tra le autorità israeliane e i rapitori. Speriamo di poter giungere presto a una soluzione positiva della vicenda. Dalle informazioni in nostro possesso - conclude - il soldato israeliano è vivo ed è in ottima salute». L’incontro con Prodi conclude il tour de force diplomatico del rais. Iniziato in mattinata con il colloquio al Quirinale con il capo dello Stato Giorgio Napolitano, proseguito con l’incontro in Vaticano (dodici minuti) con Papa Benedetto XVI, e con il faccia a faccia alla Farnesina con Massimo D’Alema. «L’azione del nuovo esecutivo di unità nazionale palestinese deve essere volta ad aderire pienamente ai tre principi del Quartetto, in particolare per quanto attiene alla richiesta del riconoscimento esplicito di Israele», sottolinea il vice premier, ricordando al contempo che «il nuovo governo palestinese viene considerato, anche in seno all’Ue, come un importante novità per favorire la ripresa del processo di pace in Medio Oriente».

Il discorso di Prodi al ricevimento per Israele è riferito in un articolo a parte, che esprime un totale consenso con le parole del premier.

«La vera e completa sicurezza di Israele giungerà solo quando nascerà anche uno Stato palestinese indipendente, sovrano e con continuità geografica, che viva accanto a Israele», che a sua volta deve essere «riconosciuto» da tutti i Paesi vicini. Un discorso franco, diretto, senza fronzoli. Romano Prodi si è presentato ieri alle celebrazioni per il 59/o anniversario dell’indipendenza dello Stato di Israele chiedendo «sacrifici» per arrivare finalmente alla pace. Una pace giusta, duratura, fondata sul principio dei due Stati. «È giunto il momento ora, dopo sessant’anni, che pace e sicurezza siano garantiti a tutti i popoli della Regione» e per arrivare a questo obiettivo «Israele dovrà fare dei sacrifici assieme ai Paesi arabi e garantire ai palestinesi uno Stato sovrano», afferma il premier nel discorso pronunciato nell’affollata sala di un grande albergo nel centro della capitale. La platea, oltre mille invitati tra i quali il ministro degli Esteri Massimo D’Alema e il leader di An Gianfranco Fini, ascolta con attenzione il discorso del premier. Attenzione che non si trasforma in applausi. Ma le considerazioni di Prodi non erano certo finalizzate a questo. «Posso dirvi questo senza problemi», si è rivolto Prodi all’ambasciatore e agli invitati, «perché sono stato tra i primi ad aver affermato il diritto all’esistenza dello Stato di Israele come Stato ebraico. E lo dico - sottolinea il presidente del Consiglio - per serietà e realismo politico». Insomma, è il ragionamento di Prodi, l’Italia, «Paese amico di Israele» indipendentemente dai governi in carica, riconosce la tragedia «unica nella storia dell’umanità» vissuta dal popolo ebraico, che anzi ha saputo reagire «con coraggio e determinazione, costruendo «uno Stato moderno, democratico e avanzato». Ma ora, proprio da Paese amico, chiede uno scatto in avanti, nel suo stesso interesse: «I leader israeliani sono soliti dire che quando si tratta di pace Israele può contare solo su se stesso. Non sono d’accordo - obietta Prodi - perché Israele ha molti amici e può contare su molti amici». «L’unico modo» per arrivare al traguardo della pace, scandisce il presidente del Consiglio, «è il dialogo incessante», soprattutto in questo momento, con gli spiragli aperti in Medio Oriente dalla formazione del governo di unità nazionale palestinese e dal rilancio del piano di pace saudita nel recente verice della Lega Araba a Riad. Un discorso di verità, quello di Prodi. Che per questo non chiama applausi ma sollecita l’impegno di tutti. Un impegno a cui l’Italia non intende sottrarsi.

Per Ugo Tramballi, che scrive sul SOLE 24 ORE "trattare con tutti", il motto della politica estera italiana sotto il governo Prodi, sarebbe una forma di realismo.
Ma trattare con chi in realtà non è disposto a nessun compromesso non è realismo, ma cecità.
E questo è precisamente il caso del "dialogo" con Hamas.


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