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La Stampa Rassegna Stampa
25.04.2007 Hamas rivendica una nuova offensiva contro Israele, nel Giorno dell'Indipendenza
la cronaca di Aldo Baquis

Testata: La Stampa
Data: 25 aprile 2007
Pagina: 19
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Missili contro Israele, Hamas rompe la tregua»
Da La STAMPA  del 25 aprile 2007.

Nel giorno in cui Israele festeggiava la Giornata dell’Indipendenza, il braccio armato di Hamas (Brigate Ezzedin al-Qassam) ha lanciato ieri da Gaza una violenta offensiva che ha rotto la tregua in vigore da novembre. «Abbiamo sparato contro obiettivi sionisti 30 razzi Qassam e oltre 60 colpi di mortaio da 80 millimetri», ha detto a Gaza Abu Obeida, un portavoce delle Brigate al-Qassam. La tregua, ha elaborato, di fatto da tempo non era comunque più in vigore.

Il presidente palestinese Abu Mazen, in visita a Roma, ha però replicato che la rottura della tregua da parte di Hamas è una «eccezione che non durerà»: «Non abbiamo altra scelta a parte quella della pace: abbiamo concordato la tregua, perché non possiamo negoziare sotto il rumore dei cannoni». L’apertura del fuoco aveva due ragioni: era una ritorsione per l’uccisione nei giorni scorsi di 9 palestinesi (7 miliziani e due adolescenti) da parte del fuoco israeliano; era anche una azione preventiva per dissuadere le forze armate israeliane dal tentare un’operazione terrestre a Gaza. «Se solo tentassero, gli invasori sarebbero sepolti», ha avvertito Abu Obeida, alludendo alla fitta rete di tunnel e bunker approntata ai bordi della Striscia e sotto gli agglomerati urbani, sulla base della esperienza degli Hezbollah.

La mattinata di fuoco è iniziata con un pesante bombardamento di un rione della città israeliana di Sderot (Neghev). Diverse case sono state danneggiate, ma non si sono avute vittime. Intanto i mortai palestinesi tempestavano diversi villaggi agricoli israeliani vicini. La sensazione in Israele è che il bombardamento fosse solo il preludio alla penetrazione di almeno un commando palestinese nel Neghev per prendere in ostaggio soldati israeliani. Ma elicotteri da combattimento sono subito entrati in azione, ostacolando i progetti di Hamas.

Il premier israeliano Ehud Olmert ha tenuto ieri consultazioni di sicurezza straordinarie. Poco dopo Ghazi Hamad, il portavoce del governo palestinese, ha cercato di ridimensionare le dichiarazioni di Abu Obeida. La tregua, secondo Hamad, resta in vigore, sta ad Israele mettere fine alle operazioni armate che nei giorni scorsi hanno provocato vittime palestinesi. Un segnale che un confronto armato sul terreno può ancora essere evitato.

Lo stesso Olmert, che oggi tornerà a consultarsi con il capo di stato maggiore generale Gaby Eschenazi, sembra voler procedere con cautela. Da un lato vi sono le allarmanti valutazioni di intelligence secondo cui a Gaza sono attivi anche esperti iraniani, i quali asseritamente si prendono cura degli addestramenti militari non solo di Hamas ma anche delle Brigate dei martiri di al-Aqsa (al Fatah). Diversi generali ritengono che Israele debba assolutamente ricostituire un cuneo fra Gaza e il Sinai egiziano, per bloccare il transito di armi, munizioni, e consiglieri militari. Ma Eschenazi ha assunto il proprio incarico da pochi mesi ed è ancora in fase di organizzazione Lo stesso Olmert attende in questi giorni la pubblicazione di un rapporto ufficiale sulle gestione della guerra in Libano, presumbilmente severo nei suoi confronti. Non è dunque il momento migliore per intraprendere operazioni di vasto respiro.

Anche a Gaza il premier Ismail Haniyeh opera con circospezione. Da tempo serpeggia infatti una tensione fra i dirigenti politici di Hamas e il braccio armato, che vorrebbe un attivismo maggiore. Ancora domenica Haniyeh ha dovuto superare una crisi apertasi con le dimissioni (per ora rientrate) del suo ministro degli Interni che afferma di non riuscire a sradicare l’anarchia. Ieri i familiari di un ragazzo ucciso da miliziani a Jabalya hanno fatto irruzione, con il cadavere, nella sede del parlamento a Gaza per mettere i deputati di fronte alle loro responsabilità. «Spada dell’Islam», organizzazione vicina a Hamas, ha ammesso di aver ucciso il ragazzo per errore e ha promesso che punirà i colpevoli.


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