Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Repressione in Iran, elezioni farsa in Siria notizie da due stati canaglia
Testata: Corriere della Sera Data: 23 aprile 2007 Pagina: 15 Autore: Viviana Mazza - la redazione Titolo: «L'Iran lancia una campagna di polizia contro le ragazze in abiti «immorali» - Siriani alle urne (con poca voglia)»
Dal CORRIERE della SERA del 23 aprile 2007, un articolo sull'Iran:
«E giunse il 1980, l'anno in cui diventò obbligatorio indossare il velo a scuola». Nel fumetto Persepolis di Marjane Satrapi, una folla di bambine iraniane gioca nel cortile della scuola. «Fa troppo caldo», grida una di loro agitando l'hijab in aria. Un'altra in chador afferra al collo una compagna che rifiuta di indossarlo: «Ti condanno a morte nel nome della libertà». Primavera 2007. Il quotidiano Etemad pubblica una foto che ricorda quel fumetto: due donne poliziotto in chador nero fermano in strada una ragazza con un corto impermeabile bianco e un foulard colorato in testa. Le autorità iraniane hanno lanciato sabato una nuova campagna per prevenire la tentazione delle donne a scoprirsi anche un pochino con l'arrivo del caldo. Si tratta di una campagna ricorrente, puntuale ogni anno come le temperature estive. Nei 28 anni trascorsi dalla rivoluzione, ci sono stati periodi in cui il governo è stato meno duro nell'imporre l'abbigliamento islamico alle donne. Durante gli otto anni di presidenza del riformista Mohammed Khatami, a partire dal 1997, la repressione dei «comportamenti immorali» è stata trascurata (anche se non cessò mai del tutto). Ma il presidente Mahmoud Ahmadinejad dal 2005 predica un ritorno alla purezza e ai valori della rivoluzione, e gli ultraconservatori al suo fianco premono per controlli più stretti. Oggi molte iraniane, anche giovani, accettano di indossare in pubblico il chador (che le copre dalla testa alle caviglie, lasciando scoperti solo viso e mani). Anche nelle zone benestanti della capitale, molte si rassegnano a toglierlo solo a casa quando mettono i jeans e ascoltano musica americana. Ma in estate la polizia deve confrontare nelle zone più ricche della capitale la ribellione di molte lunghe chiome che emergono da foulard striminziti, la sfida di numerosi polpacci visibili dai pantaloni bermuda, l'affronto dei soprabiti attillati alla vita. «La situazione attuale è vergognosa per un governo islamico — ha esclamato Mohammad Taghi Rahbar, membro della commissione Cultura del parlamento, citato su Etemad —. Un uomo che vede queste "modelle" per strada, a casa non presterà più attenzione alla moglie, distruggendo il fondamento della famiglia». Da sabato, la polizia ha già fermato a Teheran 1.300 donne: rilasciate subito, per loro solo un'avvertimento. Alcune, le più ribelli, sono state arrestate e costrette a firmare un impegno a cambiare comportamento prima del rilascio su cauzione. Il problema dell'abbigliamento non è la questione più grave per le donne iraniane. Avere uguali diritti degli uomini a divorziare, a ottenere la custodia dei figli, all'eredità sono i problemi per cui oggi si battono. Le autorità hanno usato il pugno di ferro, arrestando tante attiviste, mentre nel reprimere la rivolta contro il chador sembrano puntare più sulla deterrenza. Ma non sono disposte a chiudere un occhio.
E uno sulla Siria:
DAMASCO — Scarsa affluenza (12%) nel primo giorno di elezioni per il rinnovo del Parlamento siriano (chiusura delle urne oggi alle 14). Dei 10.000 candidati annunciati, 7.500 si sono ritirati o sono stati esclusi per «irregolarità». Dei 250 seggi dell'assemblea, 167 sono riservati al partito Baath del presidente Assad.
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