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La Stampa Rassegna Stampa
21.04.2007 Antisemitismo a sinistra: Gadi Luzzatto Voghera risponde a Barbara Spinelli
IC l'aveva fatto ieri.

Testata: La Stampa
Data: 21 aprile 2007
Pagina: 34
Autore: Gadi Luzzatto Voghera
Titolo: «Ebrei, dentità plurale vo cercando»

Abbiamo commentato ieri (20/04/2007) l'articolo di Barbara Spinelli sulla STAMPA che recensiva il libro di Gadi Luzzatto Voghera sull'antisemitismo di sinistra. Sulla STAMPA di oggi, 21/04/2007, a pag.34, l'autore risponde alla Spinelli. Ci sarebbe da commentare titolo e sotto titolo: " Ebrei, identità plurale vo cercando" l'autore di Antisemitismo a sinistra risponde a Barbara Spinelli.E sottolinea il valore delle differenze religiose e politiche che arricchiscono il patrimonio comune". Chi l'ha scritto o non ha letto la risposta di Luzzatto Voghera o ha ciurlato nel manico. Propendiamo per la seconda ipotesi.

 Ecco il testo:

 Sono particolarmente onorato per l'attenzione che Barbara Spinelli, sulle pagine culturali della Stampa di ieri, ha voluto dedicare al mio testo sull'antisemitismo a sinistra. Ne apprezzo i toni pacati e non esito a far mie molte delle sue affermazioni. Devo tuttavia rilevare l'impressione che Spinelli abbia voluto prendere a pretesto il mio lavoro per affrontare altri temi, marginali rispetto alle questioni che pongo, ma molto più agevoli da maneggiare in ambito giornalistico.
In sintesi estrema: in un momento di discussione aperta sulle fondamenta programmatiche e le prospettive di un nuovo soggetto politico a sinistra, segnalo e pongo in discussione la questione troppo spesso negata (non è vero, come dice Spinelli, che «i più ormai sanno») che le strutture linguistiche e le degenerazioni politiche operative proprie dell'antisemitismo sono presenti anche a sinistra e vanno riconosciute per poterle isolare.
Nessuna chiusura

In questa prospettiva dedico una parte del libro a individuare storicamente queste radici, provo a isolare alcuni elementi che mi paiono decisivi nella sopravvivenza e rielaborazione contemporanea del linguaggio antisemita e presento alcuni esempi di utilizzo di queste categorie nella pubblicistica della sinistra contemporanea. Infine, dedico l'ultimo capitolo a una proposta teorica che - è mia speranza - dovrebbe suscitare la curiosità e un dibattito fra chi si colloca a sinistra ed è impegnato nel complesso e doloroso percorso di fondazione di una nuova cultura democratica.
Questi elementi non sono stati colti, ed è sembrato più interessante indicare la mia prosa come esempio di quella «atmosfera chiusa, fatta di sospetti, denigrazioni» che sarebbe propria delle comunità ebraiche italiane, impegnate sostanzialmente a dare dell'antisemita a chiunque critichi Israele. Non mi riconosco in questo ritratto. Sono anni che mi impegno nel mondo ebraico per affermare il valore dell'identità plurale, dell'appartenenza di differenti esperienze e interpretazioni religiose, culturali e politiche sorte negli ultimi due secoli a un comune patrimonio che più si articola e più si arricchisce di spunti e prospettive.
L’impegno civile

Sono così lontano dalla pratica di «guardare il mondo seduti in poltrona», che il mio coinvolgimento diretto nelle vicende mediorientali mi ha portato più volte a scontrarmi anche fisicamente con i gruppi più estremisti di coloni nel loro tentativo (riuscito mio malgrado) di installare insediamenti in zone illegali. Ma sono anche impegnato a spiegare ai miei sodali non ebrei, e alla Spinelli, che l'esistenza di una pluralità di identità ebraiche anche all'interno di una piccola e marginale realtà come quella italiana (dalla quale ho l'impressione che si pretenda un po' troppo in termini di presenza, impegno civile, assiduità di interventi politici) è un fatto. Un fatto che dovrebbe impedire di formulare affermazioni apodittiche come quella che vorrebbe «la comunità ebraica italiana impermeabile al nuovo». Capisco che la strada è ancora lunga.

Chi volesse commentare titolo e sottotitolo, può farlo inviando alla Stampa l' e-mail sottostante.


lettere@lastampa.it

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