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Informazione Corretta Rassegna Stampa
20.04.2007 Chi difende Pio XII e chi no
scambio di lettere fra Andrea Tornielli e Angelo Pezzana

Testata: Informazione Corretta
Data: 20 aprile 2007
Pagina: 1
Autore: Andrea Tornielli - Angelo Pezzana
Titolo: «Chi difende Pio XII e chi no»

Abbiamo ricevuto vaire lettere di Andrea Tornielli, vaticanista del Giornale, sul caso Pio XII.
Le pubblichiamo di seguito. Con la risposta di Angelo Pezzana.
Nella prima la risposta di Pezzana è inserita tra le righe della lettera di Tornielli ed è riportata in corsivo 

                                                                                                                 18 aprile 2007
 Leggo spesso Informazione Corretta. In merito al commento critico al mio articolo di oggi sulla vicenda Pio XII, mi permetto di aggiungere questo: nessuno nega che Pio XII abbia tenuto un atteggiamento prudente e diplomatico, e non abbia fatto una denuncia pubblica e plateale

forse l'aggettivo non è approppriato


delle deportazioni degli ebrei (il pronunciamento più forte, a questo riguardo, è quello del Natale 1942, quando parlò delle centinaia di migliaia di persone che a motivo della loro nazionalità o stirpe, sono fatte morire)

senza mai pronunciare la parola ebreo.

Il problema - che a mio avviso vizia non poco il dibattito - è relativo alle ragioni di questo atteggiamento. Non si può presupporre senza prove che esso sia stato tenuto sulla base di intenzioni indegne, di codardia o di collusione col nazismo.

Non abbiamo mai usato queste parole. Che il papa non avesse simpatie per gli ebrei era cosa nota, ed è questo che gli ha impedito di "capire" e quindi di agire. Il "silenzio" di Pio XII non è un'invenzione dei comunisti, è un fatto appurato, tanto che nemmeno il Vaticano ha mai potuto smentirlo ma solo interpretarlo.

Quanto alle testimonianze in favore di Papa Pacelli, espresse da molti sopravvissuti, a mio avviso andrebbero considerate con più attenzione. Sul Giornale di domenica scorsa ne ho pubblicate alcune, che allego qui di seguito, e che mi sono pervenute dall'archivio privato dello storico italo-israeliano Michael Tagliacozzo.

Ha ragione, ma sono tutte state scritte immediatamente dopo la fine della guerra. molti ebrei, che si sono salvati grazie all'aiuto dei "giusti" (fra i quali molti religiosi) hanno così espresso il loro ringraziamento. ma questa non è Storia, è una normale conseguenza davanti ad atti "singolarmente" coraggiosi. Seguo sul Giornale i suoi articoli (come i libri), capisco il suo impegno a rendere accettabile l'immagine di Papa Pacelli, lei è sicuramente un buon cattolico. ma penso anche che si debba avere il coraggio di guardare anche alle parti grige della propria parte e denunciarle. Non è autocritica di stile comunista, ma più semplicemente guardare in faccia la realtà. d'altronde l'ha fatto anche lei proprio in un pezzo non molti giorni fa, quando ha ricordato il contenuto antisemita del predecessore di Pio XII, papa Ratti. nessuno è infallibile, nemmeno un Papa. so che su questa affermazione non sarà d'accordo, ma intanto ci siamo scambiati alcune opinioni, il che è sempre utile. Cordiali saluti, Angelo Pezzana

Grazie per l'attenzione e per l'ospitalità. Andrea Tornielli

                                                                                                          18 aprile 2007
Grazie per la risposta.

E' vero che non usò mai la parola ebreo, ma usò più volte la parola "di stirpe semitica". Non andrebbe ricordato?
Non ho certo inteso dire che voi di Informazionecorretta abbiate usato questi argomenti: purtroppo sono però largamente utilizzati. Non sono d'accordo sul fatto che il papa "non avesse simpatia per gli ebrei" e che questo sia noto. Da ragazzo aveva avuto un compagno di scuola ebreo, era stato ospite alla sua tavola; da monsignore in Segreteria di Stato aveva espresso attenzione verso il sionismo, agevolando un'udienza in Vaticano di dirigenti del movimento sionista (c'è una testimonianza significativa al riguardo in un microfilm a Gerusalemme, pubblicato per la prima volta da Pinchas Lapide nel 1967), etc.
Inoltre, non è vero che tutte le manifestazioni pro Pio XII siano state scritte appena finita la guerra: ce ne sono moltissime della fine degli anni Cinquanta e degli inizi degli anni Sessanta, quando cominciò la campagna di accuse contro Pacelli dopo la reppresentazione del Vicario, dramma costruito con documenti forniti dalla Stasi (ad esempio quella di Elio Toaff, etc.)
Quanto alla didascalia di Yad Vashem, mi dispiace dirlo, ma è molto, molto discutibile proprio dal punto di vista delle risultanze storiche e documentali. Così come è offensivo (la penso così) aver messo Pio XII in compagnia dei capi di Stato razzisti.
 
saluti e auguri di buon lavoro
 
andrea tornielli
                                                                                  
                                                                          19 aprile 2007
mi dice quando usò " di stirpe semitica" ? frase peraltro indicativa, anche se l'avesse pronunciata, quasi una paura di dire " ebreo", non crede ? interessarsi a qualche questione non significa capirla e eventualmente condividerla. le sembra poi che compito di un Papa fosse quello di "agevolare" ? mi sembrano tutte arrampicature sugli specchi per trovare qualcosa "a favore". che poi di lettere ne siano anche arrivate in qualche anno successivo non mi stupisce. pensi alla vicenda di Perlasca, ignorato per decenni finchè a una signora americana, sopravvissuta fra i salvati da Perlasca, non  venne in mente di andare a cercare quel sant'uomo (quello si da beatificare...) che l'aveva salvata. che molti tra coloro che avevano trovato rifugio in luoghi religiosi abbiano ringraziato, come le ho scritto, mi sembra solo normale, si veda a proposito il libro sui Giusti della Picciotto Fargion. le consiglio anche, se non l'ha già letto, il pezzo di Arrigo Levi sulla Stampa di oggi. Levi, pur essendo solitamente lontano da qualunque polemica con il mondo cattolico, avanza anche lui dubbi e domande. lo fa con la moderazione che lo distingue, è un giornalista non un rabbino, che invece ha il dovere di parlare chiaro per essere capito da tutti. è quello che ha fatto il rabbino capo di Roma Di Segni.
in quanto alla brutta compagnia, se l'è cercata Pio XII, mi creda, gli ebrei avrebbero preferito metterlo in un Pantheon se solo avesse parlato contro il loro sterminio. ma non l'ha fatto. un didascalia si può sempre riscrivere,precisare, ma non la storia.
cordialmente,
Angelo Pezzana

                                                                          20 aprile 2007

Devo dire che la sua risposta mi sorprende un po': pensa davvero che le direi una cosa per un'altra? L'accusare il Papa di non aver mai usato la parola ebreo, quando si è servito di sinonimi ben evidenti a tutti, mi sembra davvero frutto di pregiudizio. Comunque ecco le citazioni. Mi piacerebbe, per correttezza e perché io così ho inteso questo contributo, che le nostre email fossero visibili sul sito di Informazionecorretta.
 
grazie
andrea tornielli

Il 24 dicembre 1940, incontrando i cardinali per gli auguri di Natale, il Papa pronuncia un radiomessaggio durante il quale, tra l’altro, dice: «Né minore conforto è per noi l’essere stati in grado di consolare, con l’assistenza morale e spirituale dei nostri rappresentanti e con l’obolo dei nostri sussidi, ingente numero di profughi, di espatriati, di emigrati, anche fra quelli di stirpe semitica: ai Polacchi ha potuto essere particolarmente largo il nostro soccorso, come a quelli per i quali il contributo della carità dei nostri figli degli Stati Uniti d’America ci rendeva più facile il nostro paterno interessamento». Nel radiomessaggio natalizio del 1942, che Pio XII pronuncia quando in Vaticano gli Alleati avevano già fatto arrivare le prime notizie sullo sterminio degli ebrei e avevano chiesto al Pontefice di pronunciarsi, il Papa condanna nuovamente le dottrine erronee citando quella razzistica che «rivendica» determinati diritti per «particolari stirpi» e deplora la situazione di quelle «migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità e di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento». «Questo voto l’umanità lo deve alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate a morte o ad un progressivo deperimento». «Questo voto l’umanità lo deve alle molte migliaia di non combattenti, donne, bambini, infermi e vecchi, a cui la guerra aerea - i cui orrori noi già fin dall’inizio più volte denunziammo - senza discernimento o con insufficiente esame, ha tolto vita, beni, salute, case, luoghi di carità e di preghiera». È da notare l’uso della parola «stirpe», già utilizzata da Pio XII in altri discorsi e messaggi, che secondo Lapide[1] richiama direttamente il popolo ebraico: «Stirps Judaeorum e stirpe dei giudei erano espressioni del Medio Evo» antichissime e molto note. Il 30 aprile 1943 Pio XII scrive una delle sue numerose lettere al vescovo di Berlino, Konrad von Preysing. La lettera è stata pubblicata dal vicario generale della diocesi tedesca, monsignor Walter Adolph[1]. «Per fare un esempio molto vicino», scrive Papa Pacelli, «ci ha recato grande consolazione il sentire che i cattolici, e proprio i cattolici berlinesi, hanno recato soccorso ai cosiddetti non-ariani nella loro afflizione. In questo senso noi esprimiamo un sentimento di paterno riconoscimento e di intima compassione per il prelato Lichtenberg, che attualmente è in prigionia...». Nel discorso al Sacro collegio in occasione della festa di Sant’Eugenio, il 2 giugno 1943, Pio XII dice a chiare lettere che ci sono persone che a causa della loro appartenenza a una determinata stirpe sono destinate a «costrizioni sterminatrici». «D’altra parte non vi meraviglierete, venerabili fratelli e diletti figli, se l’animo nostro risponde con sollecitudine particolarmente premurosa e commossa alle preghiere di coloro che a noi si rivolgono con occhio di implorazione ansiosa, travagliati come sono, per ragione della loro nazionalità o della loro stirpe, da maggiori sciagure e da più acuti dolori, e destinati talora, anche senza propria colpa, a costrizioni sterminatrici. Non dimentichino i reggitori dei popoli che colui il quale (per usare il linguaggio della S. Scrittura) “porta la spada” non può disporre della vita e della morte degli uomini che secondo la legge di Dio, da cui viene ogni potestà». Il 1° settembre 1943 Pio XII afferma: "Guai a coloro che in questo tremendo momento non assurgono alla piena coscienza della loro responsabilità per la sorte dei popoli, che alimentano odii e conflitti fra le genti, che edificano la loro potenza sull’ingiustizia, che opprimono e straziano gli “inermi e gli innocenti” (cfr. Geremia, 22, 13); ecco che l’ira di Dio verrà sopra di loro sino alla fine». Il 2 giugno 1944, giorno del suo onomastico, Pio XII torna a parlare delle attività caritative della Santa Sede. «Mossi dall’esempio dei nostri predecessori, anche noi, venerabili fratelli, consideriamo, in questo tempo di strettezze e di povertà senza esempio, come nostro sacro dovere di rivolgere la nostra sollecitudine pastorale, in un’ampiezza difficilmente superata o raggiunta, alla indigenza che da ogni parte ci circonda e reclama aiuto. Non già che la Chiesa, massime nell’ora presente, aspiri in qualsiasi modo a vantaggi terreni o di gloria umana; perché ad una sola meta sono tesi di giorno e di notte i nostri pensieri, come cioè ci sia possibile di ovviare a così acerba prova, soccorrendo tutti senza distinzione di nazionalità e di stirpe, e come ci sia dato di cooperare affinché alla umanità tormentata dalla guerra possa essere alfine ridonata la pace».
 [1] Il testo è quello pubblicato dall’agenzia di stampa cattolica tedesca Kna, n. 47, 9 marzo 1964. Cfr. Esposito, op. cit. p. 78
 [1] Pinchas E. Lapide, Roma e gli ebrei. L’azione del Vaticano in favore delle vittime del nazismo (Mondadori, 1967), p. 332

                                                                                   20 aprile 2007

 IC pubblica solo dopo il consenso del lettore, come è scritto nella rubrica. Lo farò volentieri con la sua corrispondenza.
In quanto all'uso dei sinonimi, in quei tragici momenti, lascio a lei valutarne l'irresponsabilità. Se poi i sei milioni di ebrei rientrassero nella categoria dei "ingente numero di profughi, di espatriati, di emigrati, anche fra quelli di stirpe semitica: "
direi che tra profughi,espatriati, emigrati  e sterminati c'è una enorme differenza. la giri come vuole, la storia di Pio XII è quella e non altra.
cordiali saluti,
a.p.

                                                                                  20/04/2007
Mi scusi l'insistenza: ma quella frase è pronunciata nel 1940: chi sapeva nel '40 che gli ebrei sterminati sarebbero stati 6 milioni?
 
grazie per la pubblicazione, spero che il nostro scambio di opinioni possa essere di qualche interesse per i lettori del sito.
 
andrea tornielli

                                                                                      20/04/2007

Dal 40 in poi ha avuto quasi cinque anni per parlare della situazione degli ebrei, magari anche con sinonimiQuella data peggiora ancora di più il comportamento di Pio XII
Angelo Pezzana

info@informazionecorretta.it

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