Allah vuole la morte di tutti gli ebrei e la conquista del mondo da parte dell’Islam parola di Hamas e Hezbollah
Testata: Informazione Corretta Data: 19 aprile 2007 Pagina: 1 Autore: Federico Steinhaus Titolo: «Allah vuole la morte di tutti gli ebrei e la conquista del mondo da parte dell’Islam»
Hamas e l’Autorità Palestinese hanno celebrato a modo loro Yom ha Shoah, la giornata in cui gli ebrei ricordano i loro 6 milioni di morti. Non vi è nel mondo una sola famiglia ebraica che non abbia familiari ed amici assassinati dai nazisti e da chi diede loro volonterosamente una mano e pertanto questo ricordo fa parte del sentimento collettivo del popolo ebraico; proprio questa sua natura al contempo intima e nazionale ne fa un bersaglio privilegiato dell’irrisione e degli insulti da parte di chi odia gli ebrei.
Non è una novità che nel mondo arabo ( e non solo: gli iraniani non sono arabi) la Shoah venga negata o che, nella migliore delle ipotesi, gli ebrei siano accusati di averla sfruttata ai loro ignobili fini. Del resto è proprio da questa regione e da questa cultura che proviene il filone principale del nuovo antisemitismo, quello che lega gli stereotipi dell’omicidio rituale, dell’avvelenamento dei pozzi, del complotto mondiale alle finalità di una linea politica che si prefigge la distruzione dello stato d’Israele.
Lo scorso 30 marzo il portavoce di Hamas Ismail Radwan ha pronunciato un discorso alle televisione dell’Autorità Palestinese, dicendo tra l’altro:
“La resurrezione (islamica) non vi sarà fintanto che i musulmani non combattano e non uccidano gli ebrei, e la roccia e l’albero diranno: O musulmano, servo di Allah, dietro di me vi è un ebreo, uccidilo!”
“Noi dobbiamo ricordare alla nostra nazione araba e musulmana, ai suoi leaders ed al popolo, ai suoi dotti e studenti, che la Palestina e la moschea di Al Aqsa non saranno liberate per mezzo di riunioni di vertice né da risoluzioni internazionali, ma solo per mezzo dei fucili. Non saranno liberate per mezzo di negoziati, ma per mezzo dei fucili, perché questa occupazione non conosce altro linguaggio che quello della forza...O Allah, rafforza l’Islam ed i musulmani, e porta la vittoria ai tuoi fedeli che combattono la jihad, in Palestina ed ovunque...Allah si prenda gli oppressori ebrei ed americani e chi li sostiene!”.
Dunque per Hamas, ed è solo una conferma, la liberazione della Palestina (tutta) è direttamente legata all’uccisione degli ebrei (tutti), voluta da Allah.
Ma Hamas non si ferma qui,
la sola Palestina non basta ai suoi obiettivi strategici di dominazione religiosa e politica. Come viene riportato da Al-Ayyam del 25 marzo, alla commemorazione dello sceicco Ahmad Yassin l’ex ministro degli Esteri del governo palestinese e leader di Hamas Mahmoud Al-Zahar ha detto che Hamas si basa su due princìpi fondamentali, uno coranico e l’altro profetico. Quello coranico (cap.17, Sura Al-Israa) è la liberazione della moschea di Al Aqsa; quello profetico invece “è il messaggio del profeta Maometto che l’Islam entrerà in ogni casa e si spargerà nel mondo intero”. Ed ha aggiunto : “La nostra posizione è la liberazione della Palestina, di tutta
la Palestina. Questa è per noi la soluzione finale e strategica”.
Palestine Media Watch, che raccoglie e traduce dall’arabo in inglese queste notizie, ha anche verificato come l’esistenza stessa della Shoah continui ad essere cancellata dai libri di testo scolastici dell’Autorità Palestinese.
Così ad esempio la nuovissima edizione (del 2006) del libro di storia per il Livello 12 (“Storia degli arabi e del mondo nel ventesimo secolo”, pagg. 38, 40, 123) descrive per sommi capi l’ideologia razzista dei nazisti e ricorda che alcuni capi del regime nazista furono condannati come criminali di guerra, ma non cita mai gli ebrei, la Shoah, o le ragioni per le quali furono condannati. Il silenzio equivale in questo caso alla cancellazione dei fatti.
Il Middle East Media Research Institute si occupa invece di monitorare l’insieme delle tendenze culturali, sociali e politiche in atto nel mondo islamico; dall’ampio spettro delle documentazioni che produce raccogliamo alcuni spunti interessanti per proporli ai nostri lettori.
Parallelamente alle posizioni di Hamas anche Hezbollah esprime una linea strategica bellicosa. Il vice segretario generale Sheikh Naim Qassem ha affermato in una intervista trasmessa dalla televisione Al-Kawthar lo scorso 16 aprile che “il martirio è un valore sacro, rispettabile e grande...è un onore per noi essere accusati di credere nella cultura del martirio...Cos’è il martirio? E’ la morte per la gloria di Allah ed in difesa di ciò che è giusto” ed ha precisato che per diventare martiri è necessario avere il permesso giuridico ( nel senso del diritto teologico), che è stato concesso loro dall’Ayatollah Khomeini. Commentando queste dichiarazioni l’autorevole esponente di Hezbollah ha spiegato che “l’occidente materialistico, e gli atei in generale” cercano di convincere l’Islam ad abbandonare “la cultura del martirio” perché sanno che la fede dell’Islam è in grado di prevalere su di loro.
Se però qualcuno pensa che Hamas, Hezbollah, Al Qaeda ed i gruppi dei loro sostenitori vivano in un lontano passato fatto di sanguinose guerre contro gli infedeli si sbaglia. Essi conoscono l’uso dei più moderni mezzi messi a loro disposizione dal progresso informatico e ne fanno il loro primo strumento di comunicazione e suggestione.
Lo scorso primo aprile la Brigata della Jihad Mediatica – il nome è un programma! – ha inserito in alcuni siti islamisti un testo di 118 pagine dal titolo “La completa enciclopedia della sicurezza” che in 10 capitoli si occupa di protezione dei dati e delle informazioni, comunicazioni telefoniche sicure e distorsione della voce, ma anche di quali parole evitare nelle conversazioni perché potrebbero destare sospetti. Altre materie dell’enciclopedia sono l’acquisto sicuro di armi ed esplosivi, esercitazioni, tecniche di spionaggio, come ingannare le macchine della verità.
Il 10 aprile un sito islamista ha indicato come si possano inviare in sicurezza finanziamenti all’organizzazione qaedista irachena “Lo Stato Islamico dell’Iraq”, ad esempio per il tramite di negozi on-line
la cui URL sarebbe comunicata solo a persone fidate per e-mail, in modo da far sembrare gli invii di denaro come pagamenti di merci. E’ da notare che questa organizzazione si presenta ai media come governo legittimo del paese, con i suoi ministeri e con leggi che essa emana.
Ma i siti islamisti servono anche ad altro. Il 5 aprile Al-Jayish Al-Islami, un importante gruppo di jihad sunnita nell’Iraq, ha postato un comunicato articolato in cui accusa il gruppo qaedista Lo Stato Islamico dell’Iraq di violare le regole sacre della sharia colpendo i sunniti; il gruppo qaedista algerino, invece, lo scorso 11 aprile e sempre attraverso siti web islamisti ha rivendicato gli attacchi di Algeri ed ha concluso come segue: “Per Allah! Noi non rimetteremo le nostre spade nei foderi né gioiremo della vita finché non avremo liberato ogni angolo della terra islamica dai Crociati, dagli apostati e dai loro collaboratori, e fintanto che i nostri piedi ritualmente lavati non cammineranno sulla terra rubata dell’Andalusia e nella Gerusalemme sconsacrata”. Fortunatamente esistono anche arabi diversi da questi. La scrittrice egiziana Nonie Darwish, figlia di un comandante fedayin, in una intervista ad Al-Arabiya del 23 marzo ricorda che visitando Israele disse “Sono venuta per dirvi che vi perdono per aver ucciso mio padre e vi chiedo di perdonarci per il terrorismo e le uccisioni di cui ci siamo macchiati”. Nel corso dell’intervista ella ribadisce il suo amore per il popolo arabo, per i suoi concittadini egiziani, per i palestinesi, ma sottolinea anche la necessità di dare ad Israele giustizia e sicurezza mediante la pace.