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La Stampa Rassegna Stampa
17.04.2007 Israele ricorda la Shoah
nel mondo l'odio antisemita cresce, e fa nuove vittime

Testata: La Stampa
Data: 17 aprile 2007
Pagina: 17
Autore: Francesca Paci - la redazione
Titolo: «In Israele le sirene della Shoah - Daniel Pearl sul muro delle vittime dell'Olocausto - Antisemitismo in crescita Tel Aviv lancia l'allarme»

Dalla STAMPA del 17 aprile 2007, la cronaca di Francesca Paci:

Alle dieci del mattino, ora critica sulla trafficata Keren Hayesod, il loquace Noam innamorato dell’Italia inchioda come davanti a un ostacolo improvviso e tace. All’unisono con gli automobilisti incolonnati davanti e dietro, sui viali di Tel Aviv e a Jaffa, nelle città a nord e sud del Paese, Noam spegne il motore, scende dal taxi e si mette sull’attenti mentre per un minuto il suono della sirena sostituisce i clacson. Ogni anno, tra il 15 e il 30 aprile, una data che dipende dal calendario ebraico, Israele si ferma come ieri per ricordare l’Holocaust Remembrance Day, il giorno della memoria e del coraggio dedicato ai sei milioni di ebrei uccisi nei lager nazisti ma anche agli eroi degli episodi di resistenza tipo la rivolta nel ghetto di Varsavia.
Per avvertire la presenza della Shoah nella vita degli eredi, bisogna passare queste ventiquattr’ore qui, nella patria del Tempo, dove si fondono e si contraddicono memoria e oblio, passato e futuro, tradizione e postmodernità. Un gioco di luci e ombre che inizia già la sera precedente, quando ristoranti, locali, negozi, perfino i bar dei grandi hotel smorzano le luci.
Domenica Gerusalemme è entrata in ritiro. «Chiusi per lutto» sintetizza Ori, brillantino al naso e capelli a spazzola, uscendo all’enoteca Selina, nel quartiere-trendy German Colony. Secondo un sondaggio del quotidano online Ynet il 94 per cento degli israeliani apprezza il Remembrance Day, divertimenti in stand-by e sirena compresi. I più giovani, al massimo, partecipano a serate alternative tipo quella fusion dell’Hillel House organizzata da Lior Halperovitch, specializzando in storia dell’Olocausto. Lior è convinto che la Shoah debba uscire dai musei: «Quando nell’88 Yehuda Poliker lanciò Ashes and Dust fu uno scandalo, mescolare il rock e Auschwitz sembrava blasfemo. Oggi lo è un po’ meno».
Quest’anno tra gli appuntamenti del memoriale Yad Vashem c’era una novità, il videoclip «Adon Olam Ad Matai?» (Dio onnipotente quando finira?) dell’hip-hopper israeliano Subliminal e la violinista Miri Ben Ari, prodotto dall’etichetta di Puff Daddy. La maggior parte dei 17 mila visitatori registrati ieri a Yad Vashem sono adolescenti. Studenti soprattutto, eccezionalmente vestiti in bianco e blu, figli ideali dell’Olocausto meno sensibili dei genitori alla contaminazione postmoderna dei generi.
Mentre il premier Olmert ricorda il genocidio contemporaneo del Darfur, in strada un gruppo di sopravvissuti protesta per essere stato dimenticato da Israele, patria di un terzo dei 250 mila sfuggiti al nazismo. «In Germania quelli come noi ricevono un mensile di 800 euro, qui siamo alla fame», ripete Esther, 83 anni. L’ha già denunciato in tv: per ventiquattr’ore i canali pubblici hanno oscurato la popolare telenovelas «Alufa» trasmettendo documentari storici e tg.
Oggi si torna alla routine, quella che ieri trovavi solo in Me’a She’arim, il quartiere degli ebrei ortodossi, ostili alla spettacolarizzazione della Shoah.
La sirena, dicono, non è biblica: meglio pregare e digiunare

Un articolo sull'inserimento del nome di Daniel Pearl, giornalista ucciso da terroristi islamisti perché ebreo nell'elenco di trentamila vittime della Shoah al Memoriale dell'Olocausto di Miami:

MIAMI
Il giornalista Daniel Pearl è stato inserito nell’elenco delle trentamila vittime della Shoah al Memoriale dell’Olocausto di Miami: alla vigilia della Giornata del ricordo in Israele, è stata onorata così la memoria del giornalista americano di origine ebraica del «Wall Street Journal» rapito e decapitato in Pakistan nel gennaio del 2002.
Presente alla cerimonia a Miami Beach, il padre di Daniel, Judea, ha sottolineato come fosse comune l’odio che ha mosso gli assassini di suo figlio e quelli di milioni di ebrei vittime della Shoah, nonostante fossero di religione diversa e con differenti propositi. «Le forze del male e della barbarie - ha detto il padre del giornalista - sono ancora attive nel nostro mondo. L’Olocausto non è finito nel 1945».
Sulla storia di Daniel Pearl sono in corso le riprese di un film con Angelina Jolie e Brad Pitt basato sul libro scritto dalla vedova, Mariane. Il film sarà girato principalmente nel Nord dell’India. Nelle settimane scorse, il Pentagono aveva diffuso la trascrizione degli interrogatori di Khalid Sheikh Mohammed, considerato la mente degli attentati dell’11 settembre, che confessava di aver decapitato il giornalista con le proprie mani. \

E uno sulla crescita dell'antisemitismo:
GERUSALEMME
L’antisemitismo è in forte aumento. Il trend del 2006, esaminato da uno studio dell’Istituto Stephen Roth, affiliato all’università di Tel Aviv, è preoccupante. Il maggior incremento è stato rilevato in Europa occidentale, soprattutto in stati con forti minoranze musulmane. Qui la crescita è stata del 54 per cento.
Nel solo 2006, si sono registrati 590 casi di vandalismo e di violenze contro gli ebrei o contro istituzioni ebraiche. Al primo posto si piazza la Gran Bretagna con 136 «gravi incidenti violenti», un record negli ultimi 20 anni, seguita dalla Francia con 97 incidenti (+45%).
In Norvegia e Francia la situazione si è aggravata a tal punto, secondo la studiosa Dina Porat, che i rabbini capo hanno chiesto agli ebrei di non circolare in pubblico portando simboli ebraici. Forti aumenti negli incidenti antisemiti anche in Australia (47%) e nelle regioni francofone del Canada (45%). Una diminuzione si è invece registrata negli Stati Uniti (-12%).
Secondo il rapporto, i maggiori responsabili dell’intolleranza sempre più violenta, sarebbero alcuni immigranti musulmani e estremisti di destra.
Eppure, evidenzia il rapporto, a peggiorare la situazione hanno contribuito la guerra di Israele contro gli Hezbollah in Libano condotta la scorsa estate e le dichiarazioni del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad contro l’esistenza di Israele e i dubbi espressi sull’Olocausto.
La diffusione dei dati della ricerca ha coinciso in Israele col Giorno della Shoah, la commemorazione dei sei milioni di ebrei uccisi nei campi di sterminio nazisti.

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