"Quando io e le mie sorelle siamo arrivate ad Auschwitz, lavoraravano senza sosta cinque crematori. I nazisti erano stanchi e allora prendevano i bambini appena arrivati coi treni e li gettavano dentro i forni."
"Ma come , chiede il giornalista con un filo di voce, sotto schock, ma come...vivi?"
"Si, vivi" , la risposta secca. La voce tremava appena ma gli occhi erano spalancati sull'inferno.
Questa e' una delle testimonianze dei sei sopravvissuti che dovevano accendere le torce in memoria dei sei milioni di ebrei sterminati nella Shoa'.
Il pubblico presente alla cerimonia ascoltava, c'era chi piangeva, chi guardava davanti a se' come inebetito, chi guardava per terra. Ho visto un signore anziano mettersi le mani sulle orecchie per non sentire lo strazio di quelle parole.
Un altro sopravvissuto, deportato da Salonicco, con tutta la famiglia e' tornato da solo, tutti morti , i genitori, i fratelli, gli zii, le zie, i cugini, i nonni. Non e' rimasto vivo nessuno della sua famiglia come di tante altre famiglie spazzate via da quel diluvio di orrore e morte che e' stata l'Europa della Shoa'.
Un altro raccontava che lui e suo fratello piu' piccolo correvano per il campo chiamando mamma e papa' e un ebreo belga li ha fermati e gli ha detto "guardate lassu', guardate quel fumo, quelli sono i vostri genitori" Lui e il fratello gli si sono lanciati addosso con i pugni urlando che non era vero, non era vero, non era vero.
Dietro ai sei anziani sopravvissuti c'erano sei giovani ebrei di Israele che, dopo ogni storia, porgevano loro la fiaccola per accendere il braciere.
Sei bracieri , sei fuochi, sei persone morte tanto tempo fa, sei storie, sei milioni di storie tutte finite nel fumo dei camini o nelle fosse comuni. Storie che rotolano tra la cenere umana che ricopre l'Europa, storie che si leggono nelle targhe che si trovano a Berlino , targhe di metallo incastate nel cemento delle case,"qui abitava la famiglia..., deportata il....ad Auschwitz, a Birkenau, a Bergen Belsen...non tornata...."
Questa mattina sono suonate le sirene in Israele, due minuti di strazio in cui ogni israeliano si alza in piedi , esce dalle auto, scende dagli autobus, ferma ogni lavoro e sta.
Dritto, guardando davanti a se' verso il nulla, sta, e in due minuti rivive la storia , rivede i nonni, i genitori, i figli, montagne di cadaveri, montagne di occhiali , di denti, di capelli. Degli ebrei non si gettava niente, neanche la pelle, poteva servire per le abat jour di qualche nazista che apprezzava il genere.
E di fronte a questo orrore il Nunzio Apostolico si e' permesso di fare i capricci?
Di dire che lui non sarebbe andato alla cerimonia perche' a Yad va Shem c'e una foto di Papa Pio XII con una didascalia che non gli fa proprio onore?
L'ambiguita' del Papa dell'epoca e' nota a tutti, libri, documenti, articoli ne parlano da decenni.
Il Papa ha aiutato gli ebrei? NO, se lo avesse fatto non sarebbero morti tanti, se lo avesse fatto forse avrebbe potuto spegnere i crematori.
Non lo ha fatto, ha permesso che i treni partissero da Roma pieni di vite umane, di persone, famiglie con bambini, giovani pieni di sogni per finire nel buco nero dove li aspettava il demonio dagli occhi azzurri e i baffetti neri.
Pio XII non ha salvato gli ebrei. Poteva farlo? Doveva tentare. Aveva paura? Si. Normale, umano. Pero'....
Pero' avranno avuto paura anche le decine e decine di preti e suore che hanno rischiato la vita, senza pensarci su, per salvare gli ebrei. Decine e decine di persone semplici, dal cuore grande, con lo sdegno che gli rodeva l'anima, hanno rischiato la vita, tanti sono morti e ma non si sono tirati indietro, mai.
Bastava dare un pezzo di pane a un ebreo affamato per morire ammazzati dalle belve eppure qualcuno lo ha fatto, avra' avuto paura ma lo ha fatto ed e' morto.
Oggi queste persone sono tutte nel Libro dei Giusti tra le Nazioni, sono ricordati con un albero , un cespuglio, un fiore, nel Viale dei Giusti a Gerusalemme.
Lui, Pio XII no, lui ha una foto all'interno del memoriale, in mezzo ai carnefici.
Il Nunzio alla fine e' andato a presenziare la cerimonia, resta la speranza che quelle storie e quelle immagini gli abbiano toccato il cuore e fatto capire che di fronte alla tragedia piu' immensa della storia dell'umanita' la piccola vicenda di un Papa non conta molto.
Anzi conta niente. Robetta.
Contava il Kaddish recitato ieri davanti al bassorilievo di Yad vaShem.
Contava la Hatikva' cantata da tutti mentre ancora le lacrime tremavano in gola.
La Speranza di vivere liberi nel nostro Paese, orfani Sei Milioni di volte.