Tra gli ebrei francesi consenso per Sarkozy una corrispondenza da Parigi
Testata: Bet Magazine Data: 16 aprile 2007 Pagina: 10 Autore: Masha Teitelbaum Titolo: «Appoggio a Sarkozy»
A poche settimane dal primo turno delle elezioni presidenziali francesi, previsto per il prossimo 22 aprile, i media transalpini, gli uomini politici e gli stessi ebrei s’interrogano sull’esistenza di “un voto ebraico”. Ufficialmente, la questione non può nemmeno essere posta. In Francia tutto ciò che riguarda le “comunità” o la religione è “politicamente scorretto”. Malgrado le difficoltà per misurare le preferenze elettorali della comunità ebraica, negli ultimi anni si è fatta largo l’idea che essa sostenga, nella sua grande maggioranza il candidato di destra e attuale ministro degli Interni Nicolas Sarkozy. Questa tesi ha trovato una conferma nei sondaggi realizzati da due istituti francesi i cui risultati sono stati rapportati dal settimanale parigino Marianne. Il potenziale elettorale di Sarkozy, che misura la probabilità dei voti al suo favore, sarebbe del 65 per cento tra le persone interrogate che si dichiarano ebrei contro il 47 per cento della totalità del campione. Il potenziale della candidata socialista sarebbe invece del 26 per cento tra gli ebrei contro il 45 per cento del campione generale. Questi dati farebbero dell’elettorato ebraico “l’elettorato confessionale più a destra” secondo alcuni analisti francesi. Tra i rappresentanti della comunità c’è chi spiega questa preferenza - vera o presunta che sia - degli ebrei francesi per Nicolas Sarkozy con il fatto che “Sarkozy non è soltanto un uomo politico, ma è qualcuno che sente le cose come noi”. Il diffondersi dell’idea che la comunità ebraica sarebbe in maggioranza favorevole al candidato dell’Ump, il partito di Nicolas Sarkozy, ha spinto un gruppo di intellettuali ebrei francesi a lanciare un appello per smentire l’abile propaganda che fa credere che gli ebrei francesi avrebbero scelto “all’unanimità Sarkozy come unico candidato”. Nella loro petizione, gli “ebrei di sinistra”, intellettuali, politici e responsabili religiosi denunciano “la presa in ostaggio della comunità ebraica” e mettono in causa proprio Sarkozy che “preferisce indirizzarsi successivamente e con un riguardo speciale agli ebrei, ai musulmani e ai cristiani al posto di parlare simultaneamente ai cittadini eguali tra di loro nei loro doveri e nei loro diritti”. Nell’appello c’è la rivendicazione del principio della libertà di voto e del suo esercizio individuale e non collettivo. La preoccupazione per il cosiddetto “comunitarismo”, cioè la possibilità che gli ebrei francesi - o almeno quella parte che si sente legata alla comunità, che è membro o partecipa alle sue istituzioni - ceda alla tentazione di rinchiudersi in se stessa e scelga il presidente soltanto in funzione di due interessi: la lotta all’antisemitismo e la posizione dei candidati nei riguardi del conflitto mediorientale, è condivisa da molti intellettuali e da uomini politici di destra e di sinistra. “Bisogna uscire dalla logica della lobby all’americana. Se si va verso uno scontro di lobby contro lobby, quella ebraica ne uscirà perdente” ha dichiarato recentemente Julien Dray, deputato ebreo socialista, vicino alla candidata socialista Ségolène Royal, di cui è portavoce nell’attuale campagna elettorale. “Per me non c’è un ‘voto ebraico’. I cittadini determinano le loro scelte in funzione della propria idea della società, dell’economia e così via. Tuttavia riconosco che esistono interessi speciali che possono avere una grande importanza al momento del voto”, ha detto il senatore ebreo socialista David Assouline in una serata organizzata dalla radio ebraica RCJ in vista delle prossime elezioni. Dello stesso avviso erano gli altri partecipanti, tra cui il filosofo Alain Finkielkraut e il deputato ebreo di destra, vicino a Nicolas Sarkozy, Pierre Lelouch. È probabile che, come hanno sottolineato uomini politici e intellettuali, il “voto ebraico” non esiste. In tutti i casi non si dovrebbe unificare i 600mila ebrei francesi in una sola e unica scelta sia perché questo non riflette la complessità della comunità, sia perché può essere controproducente e negativo per gli stesi ebrei. Tuttavia, se gli applausi e le grida di sostegno possono fungere come un criterio - non scientifico - delle scelte di una parte della comunità ebraica, quella che ha partecipato alla serata della radio RCJ, non lascia dubbi: Nicolas Sarkozy è il loro candidato preferito.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e.mail alla redazione del Bollettino della Comunità ebraica di Milano bollettino@tin.it