Dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/04/2007, a pag.10, riportiamo l'articolo di Magdi Allam che descrive con preicisione le tecniche di Santoro nella sua trasmissione Annozero: attaccare l'ospite senza lasciargli la possibilità di replicare. Vecchia tecnica, che Santoro non ha mai dimenticato.
Ecco il pezzo:
Che orrore vedermi raffigurato nei panni di un kamikaze nell'atto di farsi esplodere inneggiando «Allam Akbhar!», una personalizzazione blasfema dell'invocazione «Dio è grande!» pronunciata dai terroristi suicidi prima di compiere la strage. Proprio io che sono in prima linea nella guerra contro il terrorismo islamico.
Un aberrante stravolgimento della realtà che evidenzia il rischio che la nostra Italia non riesca più a districarsi tra il vero e il falso, obnubilata da una pesante cappa di mistificazione della realtà.
Sto parlando di una vignetta disegnata da Vauro ed esibita nel finale della trasmissione Annozero condotta da Michele Santoro e andata in onda giovedì scorso. «La dedico a Magdi Allam che lo vedo sempre difendere l'Occidente. Quindi integralisti domestici», ha sentenziato Vauro sventolando la vignetta della mia morte criminale negli ultimi fotogrammi della diretta televisiva. Senza alcuna possibilità di replica, con i titoli di coda che scorrevano e il rituale battimano di un pubblico che obbediva agli ordini. E poi il silenzio. Come se non fosse successo nulla di anomalo.
D'altro canto, perché meravigliarsi se l'aria che si respirava nel corso della trasmissione era satura di un deleterio ideologismo che mistifica e nega la realtà manifesta, relativizza e equipara i valori contrapposti? Qui i nomi non hanno importanza perché è un male ahimè diffuso in Italia. Conta la sconcertante realtà di chi confonde le vittime e i carnefici, chi legittima il terrorismo giustificandolo come un fenomeno reattivo e nega la sua natura aggressiva, chi decontestualizza il singolo evento per accreditare costi quel che costi la bontà della sua tesi ideologica.
Perfino dopo la riproposizione dell'atroce filmato della decapitazione di Sayed Agha e delle scene toccanti dei funerali di Adjmal Nashkbandi, rispettivamente l'autista e l'interprete di Daniele Mastrogiacomo, più di una voce ha ritenuto che i tagliagole non siano i talebani, bensì il governo Karzai. Si nega la realtà manifesta per poter affermare il pregiudizio ideologico. Così come in una fase in cui le nostre forze armate sono impegnate in Afghanistan, si è ripetutamente irriso e offeso la nostra missione qualificandola come un «atto di servilismo» e di sottomissione alla «guerra imposta dagli americani». Dimenticando che si tratta di un'iniziativa pienamente legittimata dall'Onu, che avviene nel contesto della Nato e d'intesa con le legittime autorità afghane. E, soprattutto, criminalizzando e condannando i nostri soldati, cioè i nostri figli e fratelli che rischiano la vita per l'interesse dell'Italia.
Quest'Italia che odia se stessa è destinata al suicidio. Chi non sa distinguere tra il vero e il falso, non è in grado di scegliere tra il bene e il male e non potrà realizzare il proprio autentico interesse.
Alla radice del male c'è la mistificazione della realtà. E la disinformazione è un male che concerne in modo prioritario la nostra categoria di giornalisti. Ebbene credo che sia arrivato il momento dell'autocritica per salvare noi stessi e gli italiani che ancora credono in noi.
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