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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.04.2007 Propaganda antisraeliana a reti unificate
ed Elisabetta Rosaspina riferisce acriticamente

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 aprile 2007
Pagina: 9
Autore: Elisabetta Rosaspina
Titolo: «Quattro colossi tv per il giornalista rapito a Gaza»

Oltre alle aperture diplomatiche di Londra al governo Hamas-Fatah, il prezzo pagato nella trattativa per la liberazione del giornalista britannico potrebbe includere una trasmissione  che verrà trasmessa da Bbbc, Cnn , Sky e Al Jazeera. In essa, scrive Elisabetta Rosaspina sul CORRIERE della SERA 
del 12 aprile 2007: "Si mostreranno le soffocanti condizioni di vita quotidiana nella Striscia, l'economia senza speranze dietro ai check-point israeliani e alla frontiera con l'Egitto, l'infinita, sanguinosa lotta per il potere tra Hamas e Al Fatah. Si discuterà dei rischi crescenti in cui lavorano i giornalisti locali e internazionali, inviati nell'area. Si cercherà di far sapere, anche ai suoi carcerieri, chi è Alan Johnston, 45 anni, da tre residente a Gaza: uno degli ultimi, se non l'ultimo tra i reporter occidentali a mantenere la postazione, nonostante le controindicazioni dettate dalla sicurezza e dai consigli delle ambasciate."
Il messaggio sembra essere: i gruppi terroristici palestinesi sono pregati di non toccare i giornalisti, che sono così utili alla loro propaganda.

Almeno la Rosapsina, che ha scritto una cronaca, non un appello per liberare  Johnston, poteva ricordare a cosa servono i check-point, il traffico d'armi tra Gaza e l'Egitto, i tentativi di compiere nuovi attentati suicidi.

Ecco il testo:

LONDRA — Per la prima volta a reti unificate, Bbc, Cnn, Al Jazeera
(inglese) e Sky, trasmetteranno oggi una co-produzione, nel nome di un reporter televisivo: Alan Johnston. Il trentesimo giorno di prigionia per il corrispondente della Bbc
rapito a Gaza il 12 marzo, sarà anche la data della storica, sebbene temporanea, alleanza fra i quattro giganti dell'era satellitare, impegnati nel tentativo di raggiungere ogni «padella» funzionante sul pianeta per difendere la causa dell'informazione. E di uno dei suoi ultimi ostaggi.
Alle 15.30 italiane, i quattro network più seguiti al mondo si sintonizzeranno sull'appello del direttore generale della Bbc, Mark Thompson, ai sequestratori di Alan Johnston e sul collegamento da Ramallah, sede dell'Autorità nazionale palestinese, con Jeremy Bowen, direttore dell'ufficio di corrispondenza della tv britannica in Medio Oriente. Per mezz'ora saranno diffusi i servizi realizzati dalle troupe delle quattro catene a Gaza e in Cisgiordania.
Si mostreranno le soffocanti condizioni di vita quotidiana nella Striscia, l'economia senza speranze dietro ai check-point israeliani e alla frontiera con l'Egitto, l'infinita, sanguinosa lotta per il potere tra Hamas e Al Fatah. Si discuterà dei rischi crescenti in cui lavorano i giornalisti locali e internazionali, inviati nell'area. Si cercherà di far sapere, anche ai suoi carcerieri, chi è Alan Johnston, 45 anni, da tre residente a Gaza: uno degli ultimi, se non l'ultimo tra i reporter occidentali a mantenere la postazione, nonostante le controindicazioni dettate dalla sicurezza e dai consigli delle ambasciate.
«Volevamo realizzare un programma di grande impatto in Medio Oriente e in tutto il mondo e siamo molto grati ai colleghi delle altre reti per la collaborazione mostrata — spiega Richard Porter, caporedattore di Bbc World —. Tutti hanno condiviso il nostro impegno nell'evidenziare il caso di Alan e ricordare ai telespettatori che cosa significhi per le nostre troupe operare in zone di conflitto».
A Doha, come a New York, redazioni e corrispondenti si sono messi a disposizione per quella mezz'ora che potrebbe valere al reporter inglese il ritorno a casa. Ma la giornata di mobilitazione organizzata dalla
Bbc non si ridurrà a 30 minuti di trasmissione. Oggi saranno scoperti grandi poster con l'immagine di Johnston nel centro di Londra, di Glasgow e di Edimburgo. Per tutto il giorno Bbc News 24 andrà in onda con, impresso sul video, un richiamo alla sorte del giornalista.
Johnston era giunto quasi alla fine del suo mandato e sarebbe dovuto rientrare da Gaza proprio alla fine del mese. Dopo lunghe settimane di attesa e di silenzio, anche i suoi genitori, Graham e Margareth hanno deciso di apparire oggi in tv per chiedere il suo rilascio. Nessuno dei 18 sequestri messi a segno nell' ultimo anno a Gaza è durato così a lungo. Giornalisti e operatori umanitari finiti in trappola sono stati liberati nel giro di poche ore.
Tranne Alan. I colleghi palestinesi hanno indetto scioperi e manifestazioni per la sua liberazione. Invano. Secondo l'Autorità palestinese, i responsabili apparterrebbero a un clan vicino ai Comitati di resistenza popolare: finalità criminali e non politiche. Gli stessi del sequestro degli inviati americani della Fox. Non è chiaro che cosa vogliano in cambio i rapitori, né quali siano le attuali condizioni fisiche del rapito: pochissime notizie trapelano su eventuali trattative in corso.
Ma è stata interpretata in chiave politica la recente decisione del console britannico a Gerusalemme, Richard Makepeace, di incontrare a Gaza City il capo del governo palestinese, Ismail Haniyeh, rompendo il boicottaggio diplomatico richiesto da Israele all'Europa e agli Usa nei confronti di qualunque esponente di Hamas. Anche se lo stesso ufficio di Haniyeh ha precisato che l'unico argomento di quel colloquio era stato il caso del giornalista.

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