Israele rispetta la risoluzione dell’Onu, Hezbollah si riarma e Unifil tace "una situazione esplosiva che nessuno tenta di disinnescare"
Testata: Il Foglio Data: 11 aprile 2007 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Il Libano dimenticato»
Dal FOGLIO delll'11 aprile 2007:
L’Onu decide una tregua. Ne fissa le regole. Israele si ritira. Al governo di Beirut si chiede in cambio che nel suo territorio “nessuna arma si trovi senza il suo consenso e che nessuna autorità vi sia esercitata al di fuori di quella del governo”, oltre alla “liberazione senza condizioni” dei due soldati israeliani che Hezbollah ha rapito, casus belli della guerra dell’estate scorsa. Invece Jacques Chirac è stato buon profeta e in Libano è successo quanto aveva detto in un fuorionda al vertice di Riga. L’Unifil, passati pochi mesi, si trova in un paese sul punto di esplodere. Con un’aggravante: la comunità internazionale – l’Ue, l’Italia e la Francia in testa – non se ne occupa minimamente. Con l’abituale solerzia burocratica europea, che ha già dato ampia e cinica prova di sé a Srebrenica e in Bosnia, il contingente Unifil applica solo protocollarmente la risoluzione 1.701. Il risultato è che l’unico contendente a rispettarla è Israele – costretto dal comando francese sotto minaccia delle armi a cessare anche i voli di ricognizione – mentre Hezbollah non solo si riarma sotto gli occhi dei soldati dell’Onu, non solo non consegna gli ostaggi, non solo impone un golpe strisciante al Libano, ma ormai riesce anche a condizionare l’ala militare di Fatah con armi, aiuti e istruttori, indebolendo la leadership di Abu Mazen. Rafforzato dall’opportunismo di Unifil, Nasrallah, leader di Hezbollah, grida dal pubblico pulpito – è successo domenica – che mai disarmerà e che anzi continuerà la sua battaglia per destabilizzare il Libano, prende apertamente in giro la comunità internazionale e annuncia che il tribunale dell’Onu che deve giudicare gli assassini di Rafiq Hariri non comincerà mai la sua attività (il Parlamento libanese è di fatto sciolto dal suo presidente, lo sciita Nabih Berri, che non lo convoca) e che il legittimo governo Siniora è di fatto decaduto (e quindi che l’esercito libanese che doveva disarmare Hezbollah è senza guida). Una situazione esplosiva che nessuno a Parigi, Roma e New York tenta di disinnescare.
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