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Giorgia Greco
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Bat Ye'Or Eurabia 10/04/2007
Bat Ye'Or
Eurabia
Lindau (pp. 414, Euro 24)

I processi che determinano l'evoluzione e il mutamento delle società umane, facendole insensibilmente scivolare verso scenari insospettabili, sono difficili da cogliere nel breve periodo. Non avvertite dai contemporanei, queste sottili correnti agiscono (...) sul tessuto sociale, demografico, istituzionale e culturale per interi decenni, se non per secoli, e, poiché nulla traspare in superficie, l'apparente stabilità sociale e politica rassicura i popoli; ma intanto, dalle crepe che incrinano l'edificio, affiorano impercettibilmente le forme del futuro. Lo stesso vale per lo schema storico - oggi si direbbe il "software" - che ha trasformato le civiltà ebraico-cristiane del Sud del Mediterraneo in civiltà islamica. A produrre tale mutamento hanno contribuito due fattori essenziali: il jihad e la dhimmitudine. La guerra santa

Per oltre un millennio, il jihad ha costituito la forza militare e politica che ha sottomesso e, nella maggior parte dei casi, annientato le civiltà zoroastriana, cristiana, indù e buddista in Africa, Europa e Asia. Ma poiché a questi eserciti, numericamente inferiori, le conquiste militari non bastavano per islamizzare le immense popolazioni conquistate, il processo è stato integrato mediante la dhimmitudine, un sistema giuridico e religioso basato sulla discriminazione nei confronti dei non musulmani, che, salvo in alcune zone dell'Europa centrale, li ha ridotti allo status di minoranze fossili, quando non li ha del tutto eliminati. Il mondo islamico che oggi conosciamo è il risultato dell'azione combinata di queste due forze storiche. (...) Fin dagli anni '70, una sorta di tabù aveva circondato l'argomento in Europa, anzi, lo aveva addirittura estromesso dalla storia. È stato necessario attendere l'attacco jihadista agli Usa dell'11 settembre 2001 perché il muro di silenzio si rompesse. In- fatti la guerra dichiarata dal presidente Bush al terrorismo islamico ha sconvolto i leader politici europei, mentre al tempo stesso le inchieste giudiziarie rivelavano che la maggior parte degli attentati terroristici contro gli Stati Uniti e gli altri paesi era stata istigata da cellule islamiche sparse per l'Europa. Così, le onde d'urto dell'11 settembre hanno raggiunto l'Europa: nelle sue periferie, tra gli immigrati, si sono rivelate chiaramente la popolarità di Bin Laden e la fierezza per gli attacchi terroristici sferrati all'America, simbolo di un Occidente odiato. Stupefatti e costretti a uscire dal loro torpore, gli europei hanno iniziato allora a scoprire il nuovo volto di Eurabia: un continente in balìa della paura, del silenzio, della dissimulazione e della diffamazione, che non aveva ormai più niente a che vedere con l'Europa. I sintomi del crollo

Fin dal VII secolo, e per oltre un millennio, l'Europa aveva resistito alle armate jihadiste che, dai territori islamici, muovevano all'assalto delle sue isole e delle sue coste. Ma a partire dal 1968, sotto la pressione del terrorismo palestinese, dell'attrattiva esercitata dall'oro nero e di uno strisciante antisemitismo, la Cee ha inaugurato una linea del tutto diversa, optando deliberatamente per una politica di integrazione con il mondo arabo, secondo una dottrina che prevedeva l'unificazione delle due sponde del Mediterraneo. L'Europa doveva riconciliarsi con un mondo che avrebbe poi incorporato, e che l'avrebbe portata a espandersi in Africa e in Asia. I tre sintomi più evidenti di questa politica? L'antiamericanismo, l'antisemitismo / antisionismo e il culto per la causa palestinese, tre orientamenti imposti e diffusi dai vertici dell'Unione Europea in ogni stato membro, dagli strati più alti a quelli più bassi della scala sociale, tramite un potente apparato e una fitta rete organizzativa. Nella confusione generata dall'improvvisa comparsa del terrorismo islamico sul suolo americano, dalla guerra contro i talebani in Afghanistan e dalla politica del caos e delle bombe umane inaugurata da Arafat in Israele, i governi europei, legati a doppio filo ai paesi arabi, hanno adottato la politica dello struzzo, facendo a gara a dichiarare che il terrorismo islamico non esisteva. Quello che impropriamente veniva definito «terrorismo», altro non era che l'esito della follia, la stupidità e l'arroganza della politica americana, della sua "ingiustizia" nei confronti dei palestinesi, della sua strategia dei "due pesi e due misure". La vera fonte del terrorismo, la causa principale della guerra era Israele, genericamente designato come "l'ingiustizia" e responsabile, con la sua sola esistenza, della frustrazione e umiliazione del mondo islamico, della miseria, della disperazione e di tutti gli altri innumerevoli mali che affliggono 22 paesi arabi, nonché delle guerre che insanguinano il pianeta. Bastava eliminare "l'ingiustizia" per portare a compimento l'armoniosa intesa euroaraba, la purificazione del mondo e la pace. Ma chi si opponeva a tutto ciò? Gli Stati Uniti, che l'11 settembre avevano ricevuto una meritata lezione, e le comunità ebraiche della diaspora. Allora l'Unione Europea e la sua potente Commissione hanno dispiegato le loro batterie mediatiche contro l'America e Israele, bombardando tutti gli strati sociali con il linguaggio di Eurabia, di cui si è avuto un primo saggio al Forum internazionale di Stoccolma (gennaio-febbraio 2004). Qui ha fatto la sua comparsa una composizione "artistica" in onore di una kamikaze islamica che aveva massacrato 21 israeliani, uomini, donne e bambini per lo più cristiani, seduti tranquillamente a tavola in un ristorante di Haifa in una bella domenica di sole. Il suo ritratto è stato affisso alle pareti di 26 stazioni della metropolitana. Ma, su un piano più prosaico, la febbre antisemita ha portato al moltipli- carsi nel quotidiano delle aggressioni fisiche e verbali contro gli ebrei, nelle scuole, per le strade, nelle sinagoghe e nei cimiteri di Francia, Gran Bretagna, Svezia, Spagna e Norvegia. Il tutto in un clima di beffarda impunità, di autismo su scala europea, accompagnato dalla celebrazione della vittimologia palestinese. Gli stati dell'Unione Europea hanno iniziato a dare segni di turbamento solo quando questi eventi, per lo più scoperti dalla stampa americana, hanno iniziato a suscitare scandalo. Mediterraneo evaporato

Ma il vero volto di Eurabia si è visto anche nelle folle deliranti che, negli anni 2002-03, hanno percorso senza sosta le città europee bruciando bandiere americane e israeliane, gridando la loro solidarietà a Saddam Hussein e Arafat, schernendo Bush e Sharon, flagellandosi per il fatto stesso di essere europee e, quindi, colpevoli. Sembrava che il Mediterraneo fosse evaporato e l'Europa, sconvolta dal terrore e protetta da un apparato di polizia mai visto prima, si fosse trasformata in un'appendice del tumultuante mondo arabo. Ma di che cosa si aveva paura, dal momento che il terrorismo non esisteva? Secondo le dichiarazioni ufficiali di Eurabia, quelle misure servivano solo a proteg-gersi dall'arroganza di Bush e dall' "ingiustizia" di Israele, i pilastri del terrorismo islamico. Nel frattempo, la zampata americana al formicaio jihadista metteva in luce le filiere del terrorismo islamico e i suoi finanziamenti, accuratamente protetti e occultati all'interno degli stati dell'Unione Europea grazie alla politica della "santuarizzazione". (...) Oriana e gli altri

Ma c'è di più: le consuete diversioni sui temi dell' "ingiustizia" e dell' "occupazione" sono state per la prima volta contrastate dalle reazioni indignate di Oriana Fallaci, Pierre-André Taguieff, Shmuel Trigano, Alexandre Del Valle e moltissimi altri, che a fatica sono riusciti a superare gli sbarramenti eretti dagli euroarabi. Solo allora gli europei hanno osato parlare delle "sacche di illegalità", dei ripetuti episodi di intifada nelle periferie, della poligamia, della discriminazione nei confronti delle donne musulmane residenti in Europa, del rifiuto della promiscuità nelle scuole e di tutto un contesto sociale in cui si mescolavano miseria, droga, insicurezza e odio per l'Occidente. L'attentato di Madrid dell'11 marzo 2004, che ha provocato 191 morti e circa 2000 feriti ed è stato organizzato da islamici marocchini e di altre nazionalità residenti in Spagna, ha posto fine alle oscillazioni tra Europa ed Eurabia. Le elezioni spagnole, svoltesi tre giorni dopo, hanno sostituito il governo Aznar, alleato di Bush, con quello di Zapatero, che si è affrettato a ufficializzare il ritiro delle truppe spagnole dall'Iraq, la sua ostilità a Bush, il suo appoggio al mondo arabo, la regolarizzazione di 700.000 immigrati clandestini, per lo più originari del Maghreb, e l'Alleanza delle Civiltà. Mentre i giornali rivelavano il coinvolgimento di gruppi di musulmani europei, immigrati o convertiti, nelle file del jihad, e si facevano più frequenti le decapitazioni di ostaggi con sottofondo di declamazioni del Corano; mentre le dichiarazioni di Bin Laden riportavano in vita il Medio Evo, i ministri europei si sono affrettati a recarsi da Arafat per giurargli la loro fedeltà, accompagnata da bei miliardi sonanti. (...) Intanto, in Germania, da un sondaggio condotto tra i giovani immigrati turchi emergeva che per un terzo degli intervistati quella islamica avrebbe dovuto diventare dappertutto la religione di stato; il 56% di loro ha dichiarato che non vuole adattarsi ai costumi occidentali, e che ritiene più giusto vivere secondo l'islam. Oltre un terzo si è detto pronto a usare la violenza contro i non musulmani, se ciò può giovare alla comunità islamica, e almeno il 40% pensa che il sionismo, l'Unione Europea e gli Stati Uniti costituiscano una minaccia per il mondo islamico. (...) Nell'ottobre del 2004, l'assassinio ad Amsterdam del regista Theo van Gogh, grande critico dell'islam, che seguiva quello, avvenuto nel 2002, di Pym Fortuyn, politico noto per il suo orientamento antiimmigrazione, ha sollevato un'ondata di indignazione in Olanda. All'improvviso la paura si è insinuata nel paese e la polizia ha dovuto iniziare a proteggere gli intellettuali e i politici i cui discorsi suonavano blasfemi agli islamici. D'un tratto, gli olandesi hanno scoperto che il diritto alla sicurezza e alla libertà di espressione di cui, dandolo per scontato, avevano sempre goduto, era stato loro sottratto, sostituito da altre leggi, non ufficiali e straniere. In questo contesto di autocensura e timore il giornale danese "Jyllands-Posten", nel settembre del 2005, ha pubblicato 12 caricature del profeta Maometto. Lo scopo non era offendere i musulmani, ma testare l'effettivo grado di libertà di espressione e di stampa presente in Danimarca.

da LIBERO del 10 aprile 2007


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