A maggio conferenza internazionale sull'Iraq, in Egitto la cronaca di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 08 aprile 2007 Pagina: 9 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «I grandi in Egitto per salvare l’Iraq»
Dalla STAMPA dell'8 aprile 2007:
La comunità internazionale si dà appuntamento a Sharm el-Sheik per aiutare la giovane democrazia irachena, riunendosi in una conferenza ministeriale che vedrà per la prima volta Condoleezza Rice avere colloqui coi colleghi di Iran e Siria. È stato il ministro degli Esteri di Baghdad, Hoshyar Zebari, a far sapere che conferenza che si svolgerà il 3 e 4 maggio nella località egiziana sul Mar Rosso e quali saranno le modalità: attorno al tavolo vi saranno i ministri degli Esteri dei Paesi confinanti con l’Iraq (Siria, Turchia, Iran, Kuwait, Arabia Saudita e Giordania), dell’Egitto, del Bahrein, dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) e del G8, quindi anche Germania, Canada, Italia e Giappone. La conferenza di Sharm el-Sheik contiene tre importanti novità. Primo: la presenza dei ministri degli Esteri trasforma l’evento in un summit internazionale per la stabilizzazione dell’Iraq. Secondo: la presenza attorno al tavolo dei Paesi del G8 apre la strada a un possibile impegno dei Paesi più industrializzati a favore dello sviluppo del Medio Oriente e ciò ha un significato particolare per l’Italia, che torna ad occuparsi di Iraq dopo il ritiro dei soldati nel 2006. Terzo: saranno possibili «incontri bilaterali fra i ministri» come anticipato Zebari. Di grande interesse si annuncia nell’eventuale incontro fra il Segretario di Stato americano e Manuchehr Mottaki, ministro degli Esteri della Repubblica Islamica. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Sean McCormack, «non esclude» che possa avvenire e tanto basta per supporre che sul Mar Rosso potrebbe verificarsi l’incontro Usa-Iran a più alto livello dall’indomani della rivoluzione khomeinista del 1979. Molti indizi portano in questa direzione: nel 2005 fu la Rice ad autorizzare l’ambasciatore Usa a Baghdad Zalmay Khalizad ad avere contatti diretti con l’Iran ed alla fine del 2006 il rapporto Baker-Hamilton sull’Iraq incoraggiò l’amministrazione Bush a cercare un dialogo a livelli più alti proprio per porre fine alle violenze a Baghdad. Ma c’è dell’altro: il rilascio dei 15 soldati britannici da parte di Teheran è interpretato da Washington (e Londra) come un cedimento del presidente Mahmud Ahmadinejad alle pressioni dei leader più pragmatici della Repubblica Islamica - primo fra tutti Ali Larijani, capo del consiglio di sicurezza nazionale - con i quali ora si vuole provare a consolidare un dialogo partendo proprio dall’Iraq, la cui stabilizzazione è nell’interesse tanto dell’Occidente quanto dell’Iran. Non si può escludere che la Rice sfrutti il summit egiziano anche per incontrare il siriano Walid al-Moallem, che tre giorni fa ha accolto a Damasco la presidente della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi, augurandosi «più dialogo con gli Usa». A questi scenari Zebari si è riferito, sottolineando l’auspicio che il summit porti a «contatti fra le potenze regionali e internazionali, diventando un’opportunità per sbloccare la situazione di stallo». Sul Mar Rosso sarà presente anche il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che resterà poi in Egitto per una successiva riunione dell’International Compact with Iraq, il forum creato dalla Banca Mondiale per aiutare Baghdad a gettare le basi di una crescita economica duratura. Saranno ora le feluche delle potenze invitate da Zebari a Sharm el-Sheik a lavorare ad una bozza di documento che si propone da un lato di esprimere la solidarietà all’Iraq aggredito dalle violenze e dall’altro per esplicitare forme di aiuto economico. A conferma delle perduranti difficoltà sul terreno vi sono i duri scontri che si protraggono nella città meridionale di Diwaniyah dove l’esercito americano è stato obbligato a ricorrere all’aviazione contro postazioni di miliziani sciiti dotati di missili a spalla in grado di minacciare gli elicotteri
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