Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Rischio terrorismo tra i musulmani europei l'allarme di Michael Chertoff, il ministro della Sicurezza Usa, in un'intervista al Daily Telegraph
Testata: Corriere della Sera Data: 05 aprile 2007 Pagina: 9 Autore: Ennio Caretto Titolo: ««I terroristi del prossimo 11 settembre? Islamici dall'Europa»»
Dal CORRIERE della SERA del 5 aprile 2007:
WASHINGTON — Saranno probabilmente i musulmani in Europa, non quelli nei Paesi islamici, a compiere un altro attentato negli Stati Uniti come quello delle Torri gemelle del 2001, cioè «a fare un nuovo 11 settembre». Il motivo: i musulmani in Europa si sentono «cittadini di seconda classe» alienati dalla eredità coloniale europea, e il loro radicalismo può esplodere in ogni istante. Essi non sono integrati come i musulmani negli Stati Uniti, «solitamente più istruiti e prosperi dell'americano medio», che proprio perché tali non rappresentano un pericolo. Lo ha asserito Michael Chertoff, il ministro della Sicurezza Usa, in un'intervista al Daily Telegraph di Londra. Nell'intervista concessa al quotidiano alla vigilia del suo incontro con il ministro dell'Interno inglese John Reid, Chertoff ha sostenuto che il sistema americano è superiore a quello europeo. Senza dirlo esplicitamente, ha accusato l'Europa di allevare dei terroristi, anzi i più spietati, detti «pelle pulita» perché non hanno trascorsi e sono in possesso di documenti legittimi, quindi più difficili da identificare. «Noi non abbiamo emarginati — ha affermato Chertoff — perché siamo una nazione di immigrati e la nostra società è molto mobile, mentre da voi i musulmani tendono a vivere in comunità chiuse e in aree circoscritte, cose che fomentano l'odio». Il ministro ha concluso che gli Stati Uniti, non l'Europa, sono il principale bersaglio della nuova classe terrorista islamica, perché percepiti come il leader dell'Occidente e il nemico più forte. Le sue tesi non sono nuove: da mesi, i neocon e gli evangelici denunciano la radicalizzazione dei musulmani in Europa, mentre tra gli intellettuali divampano le polemiche sulla «islamizzazione» dell'Ue. Ma è la prima volta che l'amministrazione Bush critica pubblicamente gli alleati al riguardo, protestando soprattutto che trascuri il problema dei giovani musulmani. Chertoff, tuttavia, non ha toccato un tasto cruciale: in America le comunità islamiche sono spesso infiltrate e controllate dalla polizia locale o da quella federale. Chertoff non ha nascosto l'obiettivo dell'affondo: indurre l'Ue a fornirgli in anticipo dati più particolareggiati degli attuali sui visitatori negli Usa, dalle fedine penali alle carte di credito. «Noi — ha ammonito — non scenderemo a patti su chi entra nel nostro Paese, abbiamo il diritto di sapere chi è e che cosa fa». Il ministro ha ricordato che i cittadini di 27 nazioni non hanno bisogno del visto per soggiornare negli Usa fino a 90 giorni, e che nel 2001 ne approfittarono terroristi come Richard Reid e Zacharias Moussaoui. Reid, che aveva il passaporto britannico, tentò di far saltare un aereo di linea ma fu sopraffatto dai passeggeri; Mossaoui, che aveva quello francese, fu scoperto e arrestato. Sinora l'Ue ha resistito alle pressioni, lamentando che violerebbero le libertà civili dei suoi cittadini. Non è perciò escluso che Chertoff miri ad accordi bilaterali con gli alleati che più preoccupano l'amministrazione Bush, l'Olanda, l'Inghilterra, la Francia, la Germania e l'Italia, dove i musulmani sono più numerosi oppure su posizioni più estremiste. Tra le sue richieste: che la dogana americana possa prendere le impronte digitali di tutte le dieci dita dei visitatori. «In questa maniera — ha osservato il ministro — potremo confrontarle con le impronte digitali anonime da noi trovate in Iraq o Afghanistan, nei campi di addestramento di Al Qaeda». Il Daily Telegraph ha rilevato che la guerra dell'Iraq ha alimentato il terrorismo. Chertoff lo ha contestato: «Il terrorismo si alimenta da solo. Tra gli intellettuali e nei media c'è chi insinua che la colpa è nostra: ciò è sbagliato e conduce alla resa».
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera lettere@corriere.it