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La Repubblica Rassegna Stampa
02.04.2007 Olmert invita i leader arabi alla trattativa
ma l'iniziativa viene sminuita

Testata: La Repubblica
Data: 02 aprile 2007
Pagina: 24
Autore: Alberto Stabile
Titolo: «Olmert invita i leader arabi "Discutete con Israele"»

Da La REPUBBLICA del 2 aprile 2007, la cronaca di Alberto Stabile sull'invito alla trattativa rivolto da Olmert ai leader arabi.
Nell'articolorisulta è vidente la volontà di sminuire la disponibilità israeliana e trattare sulla proposta saudita. Il contrario di quanto avvenne con l'iniziativa saudita, esaltata acriticamente dalla stampa come imperdibile opportunità per la pace (vedi ad esempio su Repubblica gli articoli di Bernard Guetta  ,
Sandro Viola
 e dello stesso Stabile )
Olmert, secondo Stabile,  ha scelto "di replicare ad un´iniziativa diplomatica con una mossa teatrale". D'altro canto "è chiaro che Olmert punta a spaccare il fronte avversario, distinguendo tra paesi arabi moderati e non, non foss´altro per l´antica fedeltà alla formula secondo cui Israele, quando si tratta di avviare negoziati sulla soluzione del conflitto, è favorevole soltanto a trattative bilaterali e non accetta le conferenze che inevitabilmente compatterebbero il fronte avverso". Notoriamente, non esistono paesi arabi "non moderati", sono soltanto una macchiavellica invenzione israeliana per dividere il fronte avverso.
Allo stesso modo è un invenzione
"la pregiudiziale che vuole Damasco parte del cosiddetto Asse del male", è un invenzione che "gli Hezbollah libanesi e i gruppi intransigenti palestinesi" siano organizzazioni terroristiche.

Ecco il testo:

RIAD - Alla vigilia della Pasqua ebraica, Ehud Olmert ha deciso di abbandonare la trincea delle precondizioni e delle obiezioni di principio per rispondere positivamente al pressante invito a riprendere il dialogo di pace, lanciato dall´Arabia saudita e avallato nei giorni scorsi dal vertice dalla Lega araba. «Voglio cogliere quest´occasione festiva per invitare tutti i capi degli stati arabi, incluso il re saudita, che considero un leader molto importante, ad avere colloqui con noi», ha detto il premier israeliano, con accanto il cancelliere tedesco, e presidente di turno dell´Unione europea, Angela Merkel, inviata in Israele.
Avendo scelto di replicare ad un´iniziativa diplomatica con una mossa teatrale, qual è una conferenza stampa, Olmert s´è trovato subito nella necessità di precisare se il suo non fosse per caso un invito a tutti i leader arabi ad andare in Israele. Così non sembra. «Se il sovrano saudita - ha chiarito il premier - avvia un incontro di (leader arabi) moderati, e invita me e il presidente dell´Autorità palestinese (Abu Mazen) sarò felice di andare ed esprimere i nostri punti di vista».
La sostanza non cambia: l´iniziativa di pace saudita, riproposta con la forza, se così si può dire, dell´attualità, se non della disperazione, per la drammatica crisi in cui sprofonda il Medio Oriente, stavolta non sembra essere stata accantonata dal principale interlocutore. Il piano proposto da re Abdallah prevede il riconoscimento dello Stato ebraico in cambio del ritiro dei soldati israeliani dai territori occupati, la costituzione dello Stato palestinese con Gerusalemme est come capitale, e «una giusta e concordata soluzione» alla «questione dei rifugiati».
Sotto la pressione degli Usa, desiderosi di rimediare ai fallimenti accumulati nella regione favorendo almeno la ripresa del processo di pace tra israeliani e palestinesi, Olmert ha rivalutato la proposta saudita, che Israele aveva bocciato quando era stata avanzata per la prima volta, nel 2002, trovandovi «alcuni elementi d´interesse». Ma fermo restando il rifiuto a ogni concessione sul «diritto al ritorno».
Nei lavori del vertice arabo Olmert ha visto anche un ulteriore elemento positivo. Secondo il primo ministro dalla discussione di Riad è emersa «la prontezza ad accettare Israele come un fatto». E questo, agli occhi del premier, costituisce un «passo» che non ha potuto non apprezzare.
In diplomazia, tuttavia, nulla avviene a colpi d´ispirazione improvvisa. Il vertice di Riad ha fatto partire una serie di iniziative «coperte», tendenti a cogliere il momento favorevole.
Stati Uniti ed Egitto, secondo quanto hanno fatto sapere alcune fonti diplomatiche, hanno spinto sul ministro degli Esteri, Tzipi Livni, perché Israele accetti un incontro, «prima possibile», con il cosiddetto Piccolo Quartetto, composto da Arabia Saudita, Giordania, Egitto, ed Emirati, allo scopo di cominciare ad esplorare la possibilità di un futuro accordo.
E´ chiaro che Olmert punta a spaccare il fronte avversario, distinguendo tra paesi arabi moderati e non, non foss´altro per l´antica fedeltà alla formula secondo cui Israele, quando si tratta di avviare negoziati sulla soluzione del conflitto, è favorevole soltanto a trattative bilaterali e non accetta le conferenze che inevitabilmente compatterebbero il fronte avverso.
Quale posto occupa la Siria in questo quadro in piene evoluzione?
A riaccendere la questione siriana, spesso nascosta dietro la pregiudiziale che vuole Damasco parte del cosiddetto Asse del male, e dunque non eleggibile per un possibile negoziato, è stato l´imminente viaggio in Siria della la speaker della Camera dei Rappresentanti americana, la democratica Nancy Pelosi, viaggio condannato come una «cattiva idea» dalla Casa Bianca. Durante una sosta, doverosa, a Gerusalemme, Olmert ha ribadito di non essere contrario in linea di principio a colloqui con Assad, purché Damasco rinunci ad appoggiare «il terrorismo», vale a dire gli Hezbollah libanesi e i gruppi intransigenti palestinesi. Pelosi ha promesso che presenterà la posizione israeliana al presidente siriano.

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rubrica.lettere@repubblica.it

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