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Deborah Fait
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Libertà 29/03/2007
  Fra pochi giorni festeggeremo Pesach, solennita' ebraica che racconta la fine della schiavitu' degli ebrei presso il Faraone. Pesach parla di Liberta', liberta' per il Popolo di Dio. 
tutte le famiglie di Israele e degli ebrei del mondo, durante il primo seder, leggeranno la haggada' che racconta la storia della schiavitu' in Egitto e che si conclude ogni anno, da 2000 anni, da quando Gerusalemme e' stata distrutta e gli ebrei si sono sparsi per il mondo, con il grido :"Le Shana' Abbaa' be Jerushalaim".
L'anno prossimo a Gerusalemme.
Tre famiglie in Israele non festeggeranno, non potranno farlo, non ne avranno la forza, si sentiranno violentati, dilaniati dalla disperazione. Tre famiglie i cui figli sono nelle mani di belve immonde.
Due, Eldad e Ehud, rapiti da hezbolla'  9 mesi fa e uno, Gilad, il piu' piccolo, solo 19 anni, un cucciolo dal sorriso timido e felice, rapito da hamas quasi 10 mesi fa.
I loro rapitori e carcerieri, le belve assetate di sangue che li hanno catturati non hanno mai fatto sapere niente alle famiglie, non si sa se sono morti, se sono ancora vivi e come stanno, se sono stati torturati, se possono mangiare, dormire, parlare , sperare. Se hanno paura, se piangono, se hanno freddo e fame.
Niente, nulla, silenzio totale, nessuno sa dove li hanno portati, le belve immonde  non danno notizie, rifiutano persino di accettare dalle famiglie le lettere di affetto per i tre ragazzi. Godono, i maledetti godono al pensiero di poter fare tanto male, si sentono forti, vittoriosi perche' hanno tra le mani, artigli sporchi del sangue di tanti israeliani,  tre ragazzi, tre ebrei, tre odiati figli del Popolo che loro vogliono annientare.
Stanno parlando del nostro annientamento proprio in queste ore in Arabia Saudita, sono tutti la'  che pensano a  come fare con Israele una pace che possa distruggerlo piano piano, senza tanto rumore per non rischiare qualche debole protesta in Europa o in America, piano, con pazienza, mica hanno fretta loro. Fanno entrare un milioncino di arabi, dai 5 agli 11 figli per famiglia, poi un altro milioncino, poi un altro ancora finche' qualcuno esclamera' "To' siamo la maggioranza, che sorpresa!" e il giochetto e' fatto, prenderanno il Paese, le Istituzioni e gli ebrei rimasti, quelli vivi naturalmente,  se ne dovranno andare o restare sotto la legge della sharia in qualita' di dhimmi.
Lo hanno gia' dichiarato, lo ha fatto quella specie di pachiderma con barba, capo di hamas, capo del governo palestinese, Hanniye', ha detto in modo molto chiaro che non ci potra' essere nessuna rinuncia  per il "diritto al ritorno"  e  per  il ritiro di Israele entro i confini del 67, anzi del 48 che e' anche meglio.
Arafat, che il demonio lo abbia in gloria, voleva esattamente questo  quando , piagnucolando e sputacchiando,  diceva che lui voleva due popoli e due stati: uno per gli arabi al di la' del Giordano e l'altro, Israele, per i palestinesi.
Ahhh, ecco,  a Riyad stanno dicendo che se Israele non accettera' le loro condizioni significa che non vuole la pace. Messaggio per l'occidente che, c'e' da scommetterci, lo sbandierera' ai quattroventi, poche parole ma quelle giuste, quelle che scatenano gli animi "Israele non accetta le offerte degli arabi".
Zakkete! Israele che rifiuta la pace mentre loro, tanto buoni ce la offrono su un piatto d'argento. E che ci vuole ad accettare, mica chiedono la luna,  solo qualche piccolezza,  far entrare in Israele 5 milioni di arabi, ritirarsi dietro i confini del 67 e, udite udite,  dare il Golan alla Siria. Praticamente Israele si ridurra' e poche centinaia di metri quadrati. E finalmente avre-te la pace, voi vigliacchi di occidentali, finalmente Solana sara' contento  e andra' a pranzo, colla moglie intabarrata in un burka stile francese, a casa di Hanniye'. 
Gia' li vedo i titoli dei giornali, mi par di sentire le dichiarazioni dei dalema e dei tanti schiavetti,  i servi degli arabi, quelli che si ingrassano dicendo che Tel Aviv , non Gerusalemme, e' la capitale di Israele.
Quelli che falsificano la storia, quelli che raccoglievano nei loro lacrimatoi personali da tenere sul comodino le lacrimucce e le sputacchie del loro guru, Arafat.
 
Si, tutti noi festeggeremo Pesach, la liberta', tutti noi meno tre famiglie disperate.
Tutti noi alla fine della hagada' grideremo "Le Shana' abbaa' be Yerushalaim", l'anno prossimo a Gerusalemme. Lo abbiamo detto per 2000 anni e siamo tornati e non credo proprio che, dopo questo miracolo, riusciranno a mandarci via, potranno ammazzarci ma non mandarci via. 
Israele e' nostro, qui e' stato piantato ogni filo d'erba, ogni albero, ogni pozza piena di malaria e' stata prosciugata e risanata da mani ancora tremanti  e da cuori ancora sanguinanti risorti da Auschwitz.
Cuori disperati di uomini distrutti usciti dalle ceneri per dare un significato alle parole  di Theodor Herzel "Se lo volete non sara' un sogno".
Fantasmi di uomini e donne  arrivati qui su barche arrugginite inseguiti dagli inglesi e appena messo il piede sul suolo di Israele costretti a difendersi, senza armi, dagli sgozzatori arabi e dai predoni.
Israele e' nostro e non e' un sogno, e' una meravigliosa realta' che nessuno ci portera' via.
Israele e' la Liberta'.
 
Deborah Fait 

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