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La Stampa Rassegna Stampa
29.03.2007 Fabio Galvano cade dalle nuvole
e scrive cose che non stanno né in cielo né in terra

Testata: La Stampa
Data: 29 marzo 2007
Pagina: 44
Autore: un lettore - Fabio Galvano
Titolo: «Israele, una storia scomoda»

La STAMPA del 29 marzo 2007 pubblica una lettera di protesta sull'articolo din Fabio Galvano (vedi qui il testo dell'articolo e il nostro commento).Segue la risposta, per nulla convincente, del giornalista.
Ecco i testi:


Sono un vostro lettore che scrive questa lettera per criticare un articolo che riporta con molta scorrettezza alcune informazioni. L’articolo è del 27 marzo, l’autore è Fabio Galvano. Perché l’autore non ha scritto che il soldato è stato condannato in Israele per omicidio preterintenzionale? Perché l’articolo non ha scritto che era in corso una vera e propria battaglia quando il militante è stato ucciso?
Il vostro giornale non può raccontare così tante inesattezze: se non conoscevo la storia di questo sfortunato ragazzo, avrei creduto leggendo il pezzo che i militari israeliani uccidono deliberatamente bambini palestinesi e militanti inglesi. Questa a mio avviso è pura e semplice disinformazione. Una distorsione dei fatti che mai mi sarei aspettato di leggere da una testata che ho sempre considerato autorevole come La Stampa.
A. H.


Certo: è una storia «scomoda». Il lettore commette però l’errore di attribuire a me e al mio giornale accuse e critiche che sono invece state espresse da altri, in questo caso dalla signora Jocelyn Hurndall, madre del giovane ucciso, in un libro di recente pubblicazione. Da giornalista non ho fatto altro che riferire. Una seconda osservazione è che la signora in questione se la prende, forse più che con le autorità d'Israele, con quelle britanniche. Per rispondere alle due precise osservazioni di A. H., cado dalle nuvole: che fosse in corso una manifestazione è scritto nel quarto capoverso e tutti sappiamo a quanti gradi possa salire il termometro durante qualsiasi manifestazione in quelle terre; della condanna al soldato israeliano è scritto nell'ultimo capoverso.

L'articolo di Galvano era scritto e impaginato per ottenere il massimo effetto di partecipazione emotiva alla posizione di Jocelyn Hurndall sulla morte di suo figlio e per spingere a  condannare  Israele.
Negando la propria personale responsabilità e quella del suo giornale Galvano nega l'evidenza.
Per quanto riguarda i due punti specifici: Galvano ha scritto, è vero della condanna, ma non che era per omicidio preterintenzionale, cioè che secondo la giustizia israeliana il soldato non ha sparato per uccidere.
Nel suo articolo, invece, si avanza persino l'ipotesi che poco prima avesse deliberatamente preso di mira un gruppo di bambini che giocavano.
Per quanto riguarda il primo punto: Galvano conferma di non aver scritto di una sparatoria, ma di una manifestazione. Non c'era bisogno, secondo lui,  di essere più precisi, dato che "tutti sappiamo a quanti gradi possa salire il termometro durante qualsiasi manifestazione in quelle terre".
Una giustificazione che ha semplicemente dell'incredibile.
Un giornalista deve riferire i fatti, non presumere che i lettori siano in grado di ricostruirli da soli.

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lettere@lastampa.it

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