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27/03/2007
Perfino in un processo contro un boss mafioso, il pubblico ministero ha il dovere di cercare anche le prove a favore dell'accusato.
Nell'articolo del signor Galvano invece, tutti i fatti pro-Israele vengono accuratamente omessi, una disinformazione degna di Stalin (e in-degna della professione di giornalista).
Perchè il risultato finale che si vuole raggiungere è l'odio del lettore verso israele.
Ma naturalmente il giornalista non può essere accusato di antisemitismo.
Che colpa ne ha lui se il suo essere "progressista" ha come risultato quello di fomentare l'odio verso israele?
Però mi chiedo se questa è anche la linea editoriale del giornale in cui lavora.
lettera firmata
G.le redazione della Stampa, sono un vostro lettore che scrive questa lettera per criticare un articolo che riporta con molta scorrettezza alcune informazioni. L'articolo è del 27 marzo 2007, l'autore è Fabio Galvano e si trova a pag. 19. Perché l'autore non ha scritto che il soldato è stato condannato in Israele per omicidio preterintenzionale? Perché l'articolo non ha scritto che era in corso una vera e propria battaglia quando il militante è stato ucciso? Il vostro giornale non può raccontare cosi tante inesattezze: se non conoscevo la storia di questo sfortunato ragazzo avrei creduto leggendo il pezzo che i militari israeliani uccidono deliberatamente bambini palestinesi e militanti inglesi. Questa a mio avviso è pura e semplice disinformazione. Una distorsione dei fatti che mai mi sarei aspettato leggere da una testata che ho sempre considerato autorevole come "La Stampa". Cordiali saluti lettera firmata |
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