domenica 22 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
28.03.2007 Israele-Vaticano si ferma la trattativa
su esenzioni fiscali e diritti di proprietà

Testata: La Stampa
Data: 28 marzo 2007
Pagina: 10
Autore: Gianni Galeazzi
Titolo: «E' di nuovo crisi nei rapporti tra Israele e Vaticano»
Dalla STAMPA del 28 marzo 2007 un articolo sulla battuta d'arresto sul negoziato tra Israele e Vaticano.
Negoziato che riguarda essenzialmente questioni fiscali e di proprietà su luoghi santi, ma che viene presentato, nell'articolo come pure in alcune dichiarazioni di esponenti della Curia, con un lingiaggio che appare esorbitante.
In Israele il "rispetto dei diritti fondamentali delle persone e delle comunità"  e la "libertà" non sono  davvero in questione.

Ecco il testo:

Tasse, luoghi di culto, proprietà, restituzione del Cenacolo: crisi diplomatica fra Israele e il Vaticano. La delegazione dello Stato di Israele, attesa giovedì al Palazzo Apostolico, ha deciso di disertare l’incontro che dopo 5 anni di rinvii avrebbe dovuto portare alla firma di un «trattato globale» su tutte le questioni ancora pendenti. Salta, quindi, il «tavolo» che avrebbe dovuto dare alla Chiesa in Israele sicurezza giuridica e fiscale. A quattordici anni dall’Accordo fondamentale che ha istituito rapporti diplomatici ufficiali tra Santa Sede e Israele, restano aperte questioni come l’esenzione delle istituzioni religiose dalle imposizioni fiscali e l’eventuale riconsegna (promessa a Giovanni Paolo II dal governo israeliano durante il suo viaggio in Terra Santa nel 2000) alla Custodia di Terra Santa, dell’edificio del Cenacolo, costruito in epoca bizantina sul luogo della casa in cui Cristo, nell’ultima cena, istituì l’eucarestia ed avvenne la pentecoste. Dal vertice di giovedì erano attesi passi importanti verso l’attesa restituzione.
L’accordo del ‘93 prevedeva, tra l’altro, che lo status della Chiesa cattolica nel Paese sarebbe stato esaminato e sistemato con successive intese da raggiungere attraverso il lavoro di una commissione mista. Tre lustri dopo, poco o nulla è stato fatto. «La Chiesa desidera veder riconfermate le storiche esenzioni fiscali, che aveva già acquisito nel 1948, al momento della creazione dello Stato di Israele e attende la restituzione di proprietà ecclesiastiche confiscate, come la chiesa-santuario di Cesarea, confiscata negli Anni 50 e successivamente rasa al suolo - spiega padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews, l’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere -. Nella Chiesa in Israele c’era molta attesa per l’esito di questo incontro».
L’annuncio della prima sessione «plenaria» dei negoziati dopo cinque anni aveva suscitato un cauto ottimismo, ora sostituito per l’ennesima volta dalla delusione. Uno dei principali sostenitori in Curia del dialogo è il segretario di Stato Tarcisio Bertone, che da tempo auspica un «rapporto nuovo tra Vaticano e Israele». La Santa Sede, osserva il cardinale Bertone, «ha avviato contatti per regolarizzare la situazione ecclesiastica nello Stato di Israele, per quanto riguarda il problema dei diritti di proprietà e tutti i delicati aspetti che sono sul tavolo delle trattative». Secondo Bertone, i problemi «devono essere risolti come si risolvono in uno Stato democratico, che tutela i diritti delle persone, delle istituzioni religiose».
In ballo c’è anche il documento con cui i patriarchi e i capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme hanno rinnovato la richiesta di uno statuto speciale per la città di Gerusalemme (il precedente testo di riferimento è un memorandum del 1994 su «Il significato di Gerusalemme per i cristiani»). Nel documento vengono posti alcuni punti fermi, che coincidono in sostanza con i nodi principali da risolvere a livello diplomatico tra Santa Sede e Israele. Si tratta per lo più di materie tecniche, per completare appunto l’attuazione dell’«Accordo fondamentale» del 1993. I responsabili delle Chiese cristiane di Gerusalemme chiedono tra l’altro «il rispetto dei diritti fondamentali delle persone e delle comunità che vi abitano» e «libertà per le comunità religiose di possedere e gestire le opere necessarie al loro ministero come chiese, scuole, ospedali, ostelli». E proprio quest’ultimo è uno dei punti più spinosi su cui trovare un accordo.

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione della Stampa

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT