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La Stampa Rassegna Stampa
28.03.2007 L'esperto di antiterrorismo di D'Alema è Gheddafi
il ministro degli Esteri italiano accusa gli americani di aver "finanziato Al Qaeda"

Testata: La Stampa
Data: 28 marzo 2007
Pagina: 7
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Nuovo gelo Usa-D'Alema per le frasi di Al Qaeda»
Dalla STAMPA del 28 marzo 2007:

Il Dipartimento di Stato chiede spiegazioni alla Farnesina su alcune affermazioni di Massimo D’Alema sulla genesi di Al Qaeda nelle stesse ore nelle quali Dan Fried, responsabile dei rapporti con l’Europa, definisce «chiuso» il caso della liberazione di Mastrogiacomo.
La quasi simultaneità fra i due episodi lascia intendere che da un lato l’amministrazione Bush vuole rilanciare i rapporti con l’Italia ma dall’altro tiene sotto stretta osservazione non solo le esternazioni dei leader della sinistra radicale ma anche quelle del capo della Farnesina. La richiesta di chiarimenti di Washington, si apprende da fonti diplomatiche, è relativa a quanto D’Alema ha detto all’Università di Firenze durante una lezione di fronte a oltre un migliaio di studenti. In tale contesto il ministro degli Esteri ha affermato: «Tanti anni fa un signore mi disse “Gli americani stanno finanziando uno che rappresenta un pericolo per l’umanità”. Fu quella la prima volta che sentii parlare di Osama bin Laden e chi me lo disse fu Gheddafi». D’Alema ha aggiunto che nella stessa occasione il colonnello libico precisò: «Gli americani stanno finanziando un movimento che si chiama Al Qaeda, un movimento pericolosissimo guidato da un pazzo criminale». Le parole del ministro, riportate dalla agenzie di stampa, sono arrivate al Dipartimento di Stato, dove è stata presa la decisione di chiedere chiarimenti a Roma.
La replica al Dipartimento di Stato è arrivata in breve tempo, unita alla precisazione che D’Alema altro non aveva fatto che citare Gheddafi riferendosi ad eventi storici del passato. Al di là del botta e risposta fra Dipartimento di Stato e Farnesina, la novità sta nel fatto che la richiesta di spiegazioni Usa in questo caso non ha riguardato esternazioni pubbliche dai toni antiamericani di ministri, deputati, senatori o eurodeputati del centrosinistra - come avvenuto sovente negli ultimi mesi - ma parole pronunciate dallo stesso ministro degli Esteri. Si tratta di un episodo che conferma la fibrillazione con cui il Dipartimento di Stato continua a seguire gli sviluppi politici italiani, considerati imprevedibli.
La tensione bilaterale celata da tali richieste di chiarimenti si somma all’irritazione del Pentagono per il fatto che l’Italia in almeno due occasioni avrebbe negato ai comandi Nato in Afghanistan l’uso di truppe speciali in situazioni di emergenza, ma nulla toglie alla volontà di Washington di rilanciare in avanti la collaborazione con il governo Prodi, lasciandosi alle spalle le tensioni seguite alla liberazione di Daniele Mastrogiacomo. Proprio a tale volontà di consolidare i rapporti bilaterali sono da ricondurre le parole con le quali Fried, incontrando alcuni giornalisti a Washington durante una cerimonia per celebrare i 50 anni del Trattato di Roma, ha spiegato che «le incomprensioni sulla vicenda Mastrogiacomo sono state chiarite e per noi il caso è chiuso». «Apprezziamo la stretta relazione con l’Italia. E’ una grande potenza e non siamo mai stati delusi dal contributo dell’Italia per la causa comune», ha aggiunto il sottosegretario.

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